16
Thord il sacerdote alleva Olaf
Asgaut, ritornato a casa, vi fu bene accolto da Vigdis, che gli domandò se avessero ricevuto una buona accoglienza a Saudafell. Asgaut rispose di sì e le riferì le franche parole di Thorolf Nasorosso. Vigdis ne fu molto contenta.
Rivoltasi ad Asgaut gli disse: “Hai compiuto con efficienza e lealtà la missione che ti avevo affidato ed è quindi giusto che tu sappia subito quale ricompensa hai meritato. Ti dono fin da oggi la libertà ed inoltre ti regalo il denaro che Thord aveva preso per tradire il mio parente Thorolf. Starà meglio nelle tue mani che nelle sue.”
Asgaut la ringraziò con belle parole di questo dono. L’estate successiva Asgaut si procurò un passaggio su una nave che salpava dal Dögudarnes. Ebbero vento favorevole e giunsero rapidamente in Norvegia. Di qui Asgaut passò in Danimarca, dove si stabilì e fu considerato un uomo di valore. Per noi la sua storia finisce qui.
Vigdis però non perdonò a Thord il complotto da lui architettato con Ingjald per uccidere il suo parente Thorolf e, non celando più la sua insofferenza nei confronti di Thord, lo lasciò e ritornò dalla sua famiglia, alla quale raccontò tutto.
Thord Gellir di Hvamm, suo zio, non ne fu per nulla contento, ma la cosa non ebbe altro seguito.
Scappando da Goddastad Vigdis non aveva portato con sé altro che le cose di uso personale. La sua famiglia fece sapere che intendeve rivendicare la metà di tutti i beni di Thord. Sentito questo, Thord si inquietò molto e, montato a cavallo, corse subito da Höskuld al quale raccontò i suoi guai.
Höskuld osservò: “Sei già stato preso a pesci in faccia altre volte, ma questa volta te lo sei veramente meritato.”
Allora Thord gli offrì del denaro per il suo aiuto e promise che non sarebbe stato avaro.
Höskuld rimaneva dubbioso: “ Sappiamo tutti che tu non darai mai un soldo a nessuno finché sarai vivo.”
Thord gli rispose: “ Adesso non è più così ed io desidero che tu possa disporre di tutti i miei beni. Inoltre, mi offro di educare a mie spese tuo figlio Olaf e di lasciargli tutti i miei beni quando morirò perché non ho nessun erede qui in Islanda e preferisco che finiscano in mano sua piuttosto che nelle grinfie di Vigdis e dei suoi parenti"
Höskuld accettò la proposta e stipularono un patto a questo riguardo.
Melkorka ne fu però insoddisfatta, perché riteneva che si sarebbe potuto affidare Olaf ad un uomo di maggior prestigio. Höskuld le fece osservare che ella non riusciva a vedere i vantaggi della situazione:” Thord è vecchio e senza figli e ho motivo di credere che, quando morirà, lascerà ad Olaf tutti i suoi beni. Nel frattempo tu potrai andare a trovare Olaf tutte le volte che vorrai.”
Così Thord si prese cura di Olaf, che aveva allora sette anni, e gli si affezionò molto. Quando coloro che erano in causa con Thord vennero a saperlo, capirono che ora sarebbe stato più difficile mettere le mani sui beni che rivendicavano.
Höskuld inviò a Thord Gellir dei bei doni e lo invitò a non prendersela per quello che stava accadendo, visto che i parenti di Vigdis non potevano far valere alcuna pretesa legale sui beni di Thord il sacerdote . Vigdis non aveva addotto alcun valido motivo per giustificare l’abbandono del tetto coniugale. “Thord” sosteneva Hoskuld” non aveva fatto nulla di illegale quando aveva cercato di liberarsi di un uomo che campava alle sue spalle e che era così innocuo come un cespuglio di rovi.”
Quando il messaggio di Höskuld, accompagnato da ricchi doni, fu portato a Thord Gellir, quest’ultimo si ammorbidì e riconobbe che, tutto sommato, i beni di Thord il sacerdote sarebbero stati bene amministrati da Höskuld. Accettò quindi i doni e rinunciò alla causa, anche se i suoi rapporti con Höskuld si raffreddarono un po’ da allora in poi.
Olaf crebbe con Thord il sacerdote e diventò un giovane alto e robusto. Era il più simpatico e cordiale di tutti. Quando ebbe compiuto i dodici anni cominciò a partecipare all’assemblea annuale e la gente veniva dalle altre regioni ad ammirarlo. Inoltre egli era sempre splendidamente armato e indossava magnifici abiti, cosicché si distingueva da tutti gli altri. La reputazione di Thord migliorò molto dopo che Olaf fu andato ad abitare con lui. Höskuld diede ad Olaf il soprannome scherzoso di “pavone”, che gli rimase appiccicato anche in seguito.
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La morte di Hrapp
Si racconta che Hrapp divenne sempre più invadente con i suoi vicini e che li molestava in modo tale che essi facevano sempre più fatica a resistergli. Tuttavia, dopo che Thord ebbe preso con sé Olaf, Hrapp dovette guardarsi bene dal toccarlo. Il carattere di Hrapp rimase immutato anche quando la vecchiaia cominciò ad indebolirlo fisicamente finché un giorno si ammalò e dovette mettersi a letto.
Allora chiamò sua moglie Vigdis e le disse: “Non sono mai stato malato in vita mia e sono convinto che questa malattia sarà la prima e l’ultima. Quando sarò morto, voglio essere sepolto in piedi sotto la soglia della porta di casa, così che io possa vegliare ancor meglio su ciò che mi appartiene.”
Poco dopo morì.
Le sue istruzioni furono seguite alla lettera perché Vigdis non avrebbe osato fare altrimenti. E come era stato difficile da trattare in vita così lo fu ancor di più dopo morto perché il suo fantasma vagava nei dintorni. La gente racconta che nelle sue scorribande notturne uccise gran parte dei suoi servi e causò gravi danni ai vicini. Alla fine la fattoria di Hrapp dovette essere abbandonata.
Vigdis, la vedova di Hrapp, chiese ospitalità a suo fratello Thorstein il nero, il quale abitava più ad ovest, e Thorstein si occupò di lei e dei suoi beni.
Spesso i contadini si recavano in visita da Höskuld, gli raccontavano dei guai in cui si trovavano a causa del fantasma di Hrapp e gli chiedevano di fare qualcosa. Höskuld promise di darsi da fare, si recò con alcuni uomini a Hrappstad, fece riesumare il cadavere di Hrapp e lo fece riseppellire in un posto lontano da sentieri e da pascoli. Dopo di ciò le apparizioni notturne del fantasma si fecero meno frequenti.
Sumarlidi, figlio di Hrapp, ereditò i beni del padre che erano ingenti e liberi da qualsiasi onere. La primavera seguente Sumarlidi si stabilì a Hrappstad e cominciò a coltivare le terre ereditate, ma non era passato molto tempo che perse la ragione e in breve morì.
Tutta l’eredità sarebbe a questo punto spettata a sua madre Vigdis, ma questa non volle saperne di ritornare a Hrappstad. Thorstein il nero si preoccupò dunque di gestire anche la fattoria di Hrapp. Thorstein era allora già anziano, ma robusto ed in buona salute.
18
Le vicende della famiglia di Thorstein il nero
In quel periodo stavano acquistando autorità nella zona di Thorsnes due parenti di Thorstein, Börk il superbo e suo fratello Thorgrim ,e presto risultò chiaro che i due fratelli intendevano diventare i maggiorenti della regione. Poiché Thorstein non aveva voglia di entrare in conflitto con loro, dichiarò che intendeva traslocare e trasferirsi con tutti i suoi beni nella fattoria di Hrapp, nella Valle dei salmoni.
Thorstein il nero si preparò ad effettuare il trasloco dopo l’assemblea di primavera. Mentre il suo bestiame veniva fatto spostare lungo la costa, egli salì su una barca con dodici persone, fra cui il genero Thorarin, la figlia Osk e la nipote Hilda, che aveva appena tre anni.
Appena salpati, incontrarono un forte vento di sud-ovest e finirono in una zona di correnti, precisamente in quel gorgo chiamato Kolkistusstraum che è il più forte che esista nel Breidafjörd. Diventava difficile andare avanti, soprattutto perché la marea era in periodo di riflusso ed il vento era contrario; inoltre il tempo era pessimo, con forti raffiche di vento intervallate da momenti di assoluta bonaccia. Thorarin stava al timone, con le corde della vela avvolte intorno alle spalle perché c’era poco spazio sulla barca, che era piena di ceste, ammucchiate l’una sull’altra. La barca non era lontana dalla costa, ma non riusciva a muoversi perché veleggiava controcorrente. Ad un certo punto urtarono contro uno scoglio, ma senza subire falle. Thorstein ordinò di abbassare subito la vela e disse agli uomini di afferrare delle forche per cercare di allontanare la barca dallo scoglio. La manovra fu tentata ma fallì perché l’acqua sui due lati era così profonda che le forche non potevano fare leva sul fondo. Furono così costretti ad aspettare che arrivasse l’alta marea e nel frattempo l’acqua rifluiva di sotto la barca.
Durante il giorno videro un’enorme foca nuotare in cerchio intorno alla barca. Aveva grandi pinne e sembrò a tutti che avesse occhi quasi umani. Thorstein ordinò di arpionarla. Tentarono, ma non ci riuscirono.
Infine giunse l’alta marea, ma, proprio quando la barca stava per disincagliarsi, una violentissima raffica di vento la rovesciò e tutti coloro che vi erano sopra affogarono, tranne uno solo. Costui, che si chiamava Gudmund, aggrappatosi a un rottame di legno, fu trascinato dalla corrente fin sulla costa, dove ci sono alcune isole che da allora si chiamano le Isole di Gudmund.
Una figlia di Thorstein il nero che si chiamava Gudrid aveva sposato Thorkel, quello dalla frangia. Quando si sparse la notizia del naufragio di Thorstein e di coloro che erano con lui, Thorkel fece subito chiamare Gudmund, l’unico sopravvissuto, e lo pagò perché descrivesse i dettagli del naufragio in una certa maniera. Poi lo invitò a raccontare dinanzi a testimoni come si fosse svolto il naufragio. Gudmund disse allora che era annegato per primo Thorstein e subito dopo suo genero Thorarin. Secondo la legge l’eredità sarebbe passata a questo punto a Hilda, la figlia di Thorarin. Ma Gudmund aggiunse che Hilda era annegata la terza, cosicché tutti i beni passavano per legge alla madre Osk, la quale era morta per ultima. Poiché l’unica erede di Osk era sua sorella Gudrid, ne risultava che tutto il patrimonio di Thorstein sarebbe finito in mano a Thorkel.
Thorkel e i suoi provvidero a diffondere questo racconto, ma, malauguratamente, Gudmund aveva fornito subito dopo il naufragio una versione dei fatti leggermente diversa. I parenti di Thorarin non trovarono la storia molto convincente e fecero sapere che non l’avrebbero accettata senza prove; in mancanza di prove pretendevano la metà dell’eredità.
Thorkel però voleva avere tutto per sé e chiese che si procedesse all’ordalia, come era allora loro costume.
Il tipo di ordalia praticato a quei tempi consisteva nel passare sotto una striscia di torba. Si tagliava per lungo una strisciolina di torba senza tuttavia staccarla dal terreno alle due estremità e poi la si sollevava fino a formare una specie di arco dall’equilibrio assai precario sotto il quale doveva passare, senza farlo cadere, la persona che si assoggettava all’ordalia.
Thorkel da parte sua temeva un po’ il risultato dell’ordalia, perché non era proprio sicuro che i fatti fossero andati esattamente come lui e Gudmund avevano sostenuto. Anche i pagani prendevano sul serio l’ordalia come oggi la prendono sul serio i cristiani.
Perciò, visto che chi si sottoponeva all’ordalia vinceva la causa se la striscia di torba non cadeva, Thorkel si mise d’accordo con due uomini perché fingessero di litigare proprio mentre si svolgeva l’ordalia e, dimenandosi, si avvicinassero tanto all’arco di torba da farlo cadere in modo che tutti se ne accorgessero. Dopo di ciò, colui che doveva sottoporsi all’ordalia cominciò la prova e si era appena piegato sotto l’arco che i due finti litiganti si gettarono con le armi in pugno l’uno contro l’altro, come convenuto, e rotolarono sul terreno proprio accanto alla striscia di torba e questa cadde, come c’era da aspettarsi. I presenti si lanciarono su di loro per separarli e la cosa risultò abbastanza facile perché non lottavano in effetti con molta convinzione. Thorkel chiese in seguito ai presenti di pronunciarsi sull’esito dell’ordalia e i suoi sostenitori, che erano in maggioranza, affermarono che la prova sarebbe certamente stata superata con successo se nessuno avesse interferito. Così Thorkel prese possesso di tutti i beni mobili, ma la fattoria di Hrapp rimase abbandonata.
19
La comparsa di Hrut
Torniamo ora a parlare di Höskuld. Egli godeva di grande considerazione ed esercitava una notevole autorità.
Fra i beni che gestiva v’era però anche la quota dell’eredità materna che sarebbe spettata a suo fratello Hrut Herjolfsson. Molti stimavano che la ricchezza di Höskuld sarebbe molto diminuita se un giorno egli avesse dovuto cedere al fratello la quota che toccava a quest’ultimo.
Hrut militava nella guardia del re Harald, il figlio della regina Gunnhild, ed era da lui tenuto in gran pregio, soprattutto a causa del suo straordinario coraggio. La regina madre lo apprezzava fino al punto di pensare che nessuno gli fosse pari tra i membri della corte né per facondia né per alcuna altra qualità. Quando si facevano dei confronti e si parlava delle doti di ciascuno, appariva subito chiaro a tutti che agli occhi di Gunnhild qualsiasi paragone con Hrut poteva solo essere ispirato dalla stupidità o dall’invidia.
Poiché Hrut aveva grandi beni da rivendicare in Islanda ed una importante parentela cui rendere visita, egli desiderava ardentemente recarsi nell’isola. Come dono d’addio il re gli regalò una nave e dichiarò che Hrut s’era dimostrato un uomo di valore.
La regina Gunnhild lo accompagnò fino alla nave e così si accomiatò da lui: “ Non è il caso di nascondere che io ti ho sempre considerato un uomo di grandi qualità, perché non solo hai uguagliato per valore i migliori di questo paese, ma li hai anche largamente superati per intelligenza.” Poi gli donò un anello d’oro e, auguratogli buon viaggio, si ricoprì subito il volto con il velo e ritornò rapidamente alla sua residenza.
Hrut salì sulla nave e salpò per l’Islanda. Il viaggio si svolse senza problemi. Giunto al Breidafjörd, Hrut attraversò le isole, fece rotta per il Brejdasund ed arrivò alla Punta del pettine, dove attraccò.
Si seppe subito che era giunta una nave e che Hrut Herjolfsson ne era il capitano, ma Höskuld non si rallegrò molto della notizia e non si recò a dare il benvenuto al fratello.
Hrut tirò a terra la nave e cominciò a costruirsi una casa, che fu poi chiamata la fattoria di Kambsnes. Fatto questo, andò a trovare Höskuld e gli chiese di consegnarli la quota di eredità che gli spettava. Höskuld gli rispose che non gli doveva nulla, visto che la loro madre aveva portato con sé parecchi beni quando dall’Islanda si era recata in Norvegia, dove aveva incontrato Herjolf. Hrut ritornò a casa molto scontento della risposta ricevuta. Tutti gli altri parenti erano in ottimi rapporti con lui, salvo Höskuld.
Hrut rimase tre anni a Kambsnes e continuò a rivendicare la sua eredità, agendo in giudizio contro Höskuld nelle assemblee e in tutte le altre riunioni in cui erano discusse controversie legali. Egli sapeva esporre molto bene i propri argomenti e la maggioranza della gente tendeva a dargli ragione, ma Höskuld eccepiva che Thorgerd non aveva chiesto il suo consenso per sposarsi, sebbene egli fosse legalmente il tutore della madre. Di conseguenza il processo rimase bloccato, senza che si giungesse ad una conclusione.
Quell’autunno Höskuld si assentò da Höskuldsstöd per recarsi ad una festa da Thord il sacerdote. Hrut, non appena lo seppe, raccolse una dozzina di uomini e fece un’incursione nella fattoria di Höskuld, portando via venti bovini dei quaranta che componevano la mandria di Höskuld. Poi mandò un messaggio a Höskuld per informarlo di ciò che aveva fatto. I garzoni della fattoria di Höskuld si armarono e chiesero l’aiuto dei vicini. Formato un gruppo di una quindicina di uomini, cavalcarono all’inseguimento di Hrut. Hrut e i suoi non si accorsero di essere inseguiti finché non furono quasi giunti a Kambsnes . Allora smontarono, legarono i cavalli e si diressero verso uno spiazzo sassoso, dove Hrut disse che avrebbe atteso l’attacco, visto che, anche se il processo contro Höskuld non andava avanti, egli non desiderava che si dicesse che era fuggito dinanzi ai servi di suo fratello.
I compagni di Hrut osservarono che erano meno numerosi degli avversari, ma Hrut replicò seccamente che il numero e il valore non erano la stessa cosa.
Gli uomini della Valle dei salmoni smontarono a loro volta e attaccarono battaglia. Hrut incitò i suoi compagni a non aver paura e si gettò nella mischia. Aveva l’elmo in capo, la spada in una mano e lo scudo nell’altra. Poiché era espertissimo nell’ uso delle armi ed in quel momento era anche furibondo, pochi potevano tenergli testa.
Ci fu un momento di lotta selvaggia, ma presto quelli della Valle dei salmoni si trovarono in difficoltà, perché Hrut ne aveva uccisi due in un solo assalto. Allora chiesero una tregua, che Hrut concesse. Quattro degli uomini della Valle dei salmoni erano stati uccisi e tutti gli altri erano feriti in modo più o meno grave. Dei loro avversari lo stesso Hrut aveva riportato ferite, mentre i suoi compagni avevano solo qualche scalfittura o erano addirittura illesi, visto che Hrut aveva praticamente preso su di sé tutto il peso dello scontro. Il luogo dove avvenne questo scontro si chiama da allora la Valle della battaglia. Poi Hrut fece macellare le bestie.
Non appena Höskuld seppe dell’incursione di Hrut raccolse molti uomini intorno a sé e ritornò di corsa a casa, dove trovò i suoi garzoni che erano appena tornati dalla loro disastrosa spedizione e che gli raccontarono gli avvenimenti. Höskuld si adirò nel sentire il loro racconto e dichiarò che non intendeva più tollerare né scorrerie né uccisioni da parte di Hrut. Passò poi tutto il giorno a raccogliere armati.
Ad un certo momento sua moglie Jorunn gli si avvicinò e gli domandò che cosa stesse progettando.
Egli rispose: “Non sto progettando nulla di speciale, ma vorrei offrire alla gente qualche altro argomento di conversazione oltre all’uccisione dei miei servi.”
Jorunn replicò:” Che idea mostruosa quella di uccidere un uomo di valore come è tuo fratello. Alcuni sostengono che Hrut avrebbe addirittura avuto ragione di far già prima ciò che ha fatto ora. Egli ha infine dimostrato che non intende essere ulteriormente privato, come se fosse un figlio illegittimo, di quanto gli spetta per nascita. Ma non credo che abbia deciso di sfidarti senza essersi prima assicurato l’appoggio di qualche potente famiglia. Mi è stato detto che dei messaggi sono stati scambiati in segreto tra lui e Thord Gellir. Sarebbe imprudente non tenerne conto: Thord riterrà senz’altro giusto accordare il suo appoggio a Hrut in un caso che sembra così chiaro. Sai bene, Höskuld, che da quando ci fu quel litigio fra Thord il sacerdote e Vigdis i tuoi rapporti con Thord Gellir non sono più così buoni come prima, anche se, inviando doni, tu sei riuscito ad evitare l’aperta inimicizia dei parenti di Vigdis.” “Io credo anche, Höskuld,” proseguì Jorunn” che essi continuino a ritenersi defraudati delle loro spettanze a vantaggio tuo e di tuo figlio Olaf. Ci sembra dunque ragionevole che tu faccia un’ offerta equa a tuo fratello Hrut, perché un lupo affamato è sempre pericoloso. Ritengo che Hrut accetterà l’offerta perché mi è stato detto che è un uomo saggio. Capirà certamente che una soluzione di questo genere è la più onorevole per entrambi.”
Le considerazioni di Jorunn calmarono molto Höskuld, perché gli sembrarono razionali ed obiettive.
Allora alcuni amici comuni intervennero come pacieri e portarono a Hrut una proposta di Höskuld. Hrut li accolse cortesemente, si dichiarò disposto a giungere ad un accordo con il fratello e precisò che non aveva mai inteso rinnegare la loro parentela, purché Höskuld riconoscesse i suoi diritti. Aggiunse che era pronto a risarcire a Höskuld i danni che gli aveva arrecato da parte sua.
Si giunse così ad un accordo tra i due fratelli e da allora essi vissero in pace.
Hrut si occupò in seguito della sua fattoria e diventò un uomo importante. Non si immischiava di regola negli affari pubblici, ma quando interveniva riusciva sempre a far prevalere la propria opinione. Cambiò poi casa e visse fino alla vecchiaia nella fattoria che ora è chiamata Hrutsstöd. Nelle vicinanze aveva eretto un tempietto, di cui si vedono ancora le rovine. Il posto si chiama ora Tröllaskeid ed è proprio accanto a dove passa la pubblica via.
Hrut si sposò con una donna chiamata Unn, figlia di Mord il suonatore, che poi lo lasciò, e questa fu la causa del conflitto fra gli abitanti di Laxdal e quelli di Fljotshlid. In seconde nozze Hrut sposò Thorbjörg, figlia di Armod.
Della terza moglie non si ricorda il nome. Dalle due ultime mogli ebbe sedici figli e dieci figlie. Si racconta che un’estate partecipò ad un’assemblea con quattordici dei suoi figli. Ciò è qui menzionato perché fu considerato segno di grande splendore e potere. Tutti i suoi figli erano giovani capaci e perfettamente educati.
20
Il matrimonio di Melkorka
Höskuld invecchiava tranquillamente in casa sua. I figli, intanto, si erano fatti adulti. Thorleik andò ad abitare nella fattoria di Kambsnes e Höskuld gli assegnò la sua quota di bestiame. In seguito prese come moglie Gjaflaug, figlia di Arnbjörn ,figlio di Björn Sleitu, e di Thorlaug, figlia di Thord di Höfdi. Fu un matrimonio tra gente distinta: Gjaflaug era bella, ma arrogante, e Thorleik era di carattere orgoglioso e impetuoso. Non aveva molta simpatia per suo zio Hrut.
Bard rimase invece con il padre e si occupava sempre di più della fattoria paterna. Delle figlie di Hoskuld, delle quali questa storia non si interessa, basti dire che si sposarono ed ebbero molti figli.
Olaf intanto si era fatto uomo ed era il più bel ragazzo che si fosse mai visto, sempre ben armato e riccamente vestito. Come s’è già detto Melkorka, sua madre, viveva nella fattoria che le era stata assegnata. Höskuld si curava ora di questa fattoria molto meno di prima e andava dicendo che gli sembrava che spettasse ormai ad Olaf di occuparsene. Olaf rispose che avrebbe fatto tutto ciò che gli fosse possibile. Ma Melkorka si convinse che Höskuld si era comportato male nei suoi confronti e decise di vendicarsi.
Chi forniva il maggiore aiuto a Melkorka per gestire i suoi beni era Thorbjörn il debole. Le aveva anche fatto una proposta di matrimonio poco tempo dopo che Melkorka s’era installata nella fattoria, ma lei lo aveva respinto.
Una nave approdò nell’isola di Bord nel fiordo di Hrut. La comandava Örn, che era un membro della guardia del re di Norvegia, Harald, figlio di Gunnhild.
Melkorka parlò con suo figlio Olaf perché voleva che lasciasse l’isola per andare a conoscere i suoi importanti parenti.
“Perché è vero” gli diceva “ciò che ti ho già raccontato di Myrkjartan, che è mio padre ed è re d’Irlanda. Puoi ottenere un passaggio sulla nave attraccata all’isola di Bord.”
Olaf rispose:” Ne ho parlato con mio padre e l’idea non gli è piaciuta molto. E, quanto ai soldi, la ricchezza del mio padrino Thord consiste piuttosto in terre e bestiame e non già in prodotti che io possa vendere all’estero per finanziare il viaggio.”
Melkorka riprese:” Non posso più tollerare che ti chiamino il figlio della serva e, se l’unico ostacolo è la mancanza di denaro, allora, per averlo, sono disposta a sposare Thorbjörn, perché sono sicura che ti fornirà i soldi e le merci di cui hai bisogno se potrà ottenere la mia mano. Ed in questo modo farò ad Höskuld due dispetti in una sola volta: ti farò viaggiare contro la sua volontà e troverò marito..”
Olaf disse a sua madre di fare ciò che credeva più opportuno. Poi comunicò a Thorbjörn che intendeva chiedergli in prestito una somma rilevante. Thorbjörn replicò : “Potrai avere il prestito solo se Melkorka accetterà di sposarmi. In tal caso, ti darò tutti i soldi che vorrai.”
Olaf rispose che accettava questo patto. Poi ne discussero i dettagli e decisero che tutto doveva rimanere segreto.
Nel frattempo Höskuld aveva invitato Olaf ad accompagnarlo all’assemblea, ma Olaf rispose che non gli era possibile a causa dei lavori della fattoria, in quanto intendeva costruire un ovile presso il Fiume dei salmoni. Höskuld fu molto contento che Olaf si interessasse alla fattoria. Così Höskuld si recò all’assemblea e, intanto, a Lambastad si preparava il matrimonio e Olaf redigeva le clausole del contratto matrimoniale. Olaf prelevò dal capitale di Thorbjörn il 30% in merci, che gli furono prestate senza interessi. Bard fu invitato al matrimonio ed era al corrente del patto. Appena celebrato il matrimonio, Olaf si diresse verso la nave e discusse con il capitano Örn le condizioni del trasporto.
Prima che partisse,Melkorka gli mise in mano un grande anello e gli disse:” Questo anello me lo ha regalato mio padre quando ho messo i denti e sono sicura che, se lo vede, lo riconoscerà.”
Poi gli diede anche un coltellino e una cintura e gli disse di mostrarli alla sua nutrice:"Vedrai che riconoscerà questi oggetti.”
Infine Melkorka gli disse:” Ti ho preparato meglio che ho potuto per questo viaggio e ti ho anche insegnato a parlare irlandese, afinché tu non abbia problemi in qualsiasi angolo d’Irlanda ti capiti di sbarcare.”
Ciò detto si separarono. Olaf giunse alla nave proprio mentre si levava un vento favorevole e salparono subito verso il mare aperto.
21
Olaf si reca in Irlanda
Quando Höskuld, tornando dall’assemblea, fu informato dell’accaduto se ne irritò molto, ma poi, visto che questo scherzo gli era stato giocato dai suoi familiari, si calmò e lasciò correre.
Olaf fece un buon viaggio e approdò in Norvegia. Örn gli consigliò di presentarsi al re Harald. Olaf sarebbe stato accolto con grandi onori, visto che il re teneva in alta stima persone che non valevano certo quanto lui. Olaf si dichiarò d’accordo. Così Olaf e Örn si presentarono a corte, dove furono bene accolti. Il re, vista la nobile parentela di Olaf, gli accordò subito la sua benevolenza e lo invitò a far parte della sua guardia. Anche Gunnhild divenne subito amica di Olaf, quando seppe che era il nipote di Hrut. Ma alcuni sostengono che ella avrebbe gradito la presenza di Olaf indipendentemente da qualsiasi parentela.
Trascorso l’inverno Olaf si fece pensoso e Örn gli domandò che cosa lo turbasse.
Olaf rispose:” Ho in progetto di fare un viaggio nelle Isole Britanniche e ti sarei molto grato se mi aiutassi a realizzarlo quest’estate.”
Örn gli rispose di non pensarci, perché non c’era nessuna nave che si preparasse a percorrere quella rotta. Gunnhild, che era vicina, si intromise:” È la prima volta da quando vi conosco che vi vedo discutere in modo così animato. Non era mai successo prima.”
Olaf salutò cortesemente la regina, ma non lasciò cadere il discorso. Poi Örn andò via e Olaf continuò a parlare con Gunnhild. Le espose le sue intenzioni e le spiegò come avesse appreso che il re Myrkjartan era suo nonno.
Allora Gunnhild gli promise:” Ti fornirò i mezzi di cui hai bisogno per compiere questo viaggio con tutta la dignità che desideri.”
Olaf la ringraziò per la sua promessa. In seguito Gunnhild fece costruire una nave e reclutò un equipaggio, ma chiese ad Olaf quanti uomini volesse avere con sé nel viaggio verso l’ Irlanda. Olaf rispose che desiderava un equipaggio di sessanta uomini, aggiungendo che era importante che fossero più guerrieri che commercianti. Gunnhild lo assicurò che avrebbe provveduto. Il solo membro dell’equipaggio di cui conosciamo il nome è Örn. Tutti erano bene provvisti di armi e di viveri.
Il re Harald e Gunnhild accompagnarono Olaf sino alla nave e, ribadendogli tutta l’amicizia che già gli avevano dimostrato, gli fecero i loro migliori auguri di buona fortuna. Harald aggiunse che meritava ogni successo perché, a suo parere, era certamente la persona più dotata che fosse giunta dall’Islanda in quel periodo. Poi gli domandò che età avesse.
“Diciott’anni” rispose Olaf.
“Sei appena uscito dall’adolescenza” osservò il re “ e già hai l’autorità e la sicurezza di un uomo importante. Ritorna a farci visita, quando ripasserai di qui.”
Poi il re e Gunnhild si congedarono, augurandogli buon viaggio.
Olaf salì sulla nave e levò le ancore. Quel periodo estivo non si dimostrò tuttavia propizio alla navigazione: incapparono in folti banchi di nebbia e non c’era vento, o quando c’era non soffiava nella buona direzione. Vagarono così a lungo in pieno oceano e la maggior parte dei marinai non erano assolutamente più in grado di orizzontarsi Poi un giorno la nebbia si alzò e il vento ricominciò a soffiare. Issarono subito la vela, ma sorse allora una discussione sulla rotta da seguire per giungere in Irlanda e gli uomini non riuscivano a mettersi d’accordo. Örn sosteneva un’opinione, ma i più erano di parere contrario e, affermando che Örn aveva perso l’orientamento, volevano che prevalesse il punto di vista della maggioranza.
Infine si rivolsero a Olaf e Olaf rispose : “Mi sembra necessario che decida chi se ne intende. Quanto maggiore è il numero degli incompetenti, tanto più gravi sono i guai che provocano.”
La risposta di Olaf decise la questione e da quel momento in poi Örn stabilì la rotta della nave. Veleggiarono alcune notti e alcuni giorni, sempre con poco vento.
Una notte, l’uomo di guardia fece un balzo e urlò a tutti di tirarsi subito su perché erano così vicini alla terra che la nave si era quasi incagliata. La vela era issata e spirava una leggera brezza. Tutti balzarono in piedi e Örn disse che avrebbero dovuto allontanarsi un po’ dalla riva, se ci fossero riusciti.
Olaf osservò:” Non c’è nessuna possibilità di allontanarci dalla riva, perché vedo che siamo finiti in mezzo alla risacca. Ammainiamo la vela e attendiamo l’alba. Poi vedremo in che paese siamo capitati.”
Gettarono le ancore, che toccarono subito il fondo. Durante la notte discussero molto su quale fosse il paese in cui erano giunti e all’alba videro che era l’ Irlanda.
Örn cominciò a riflettere:” Non mi sembra che abbiamo trovato un buon approdo, perché siamo finiti lontani dai porti e dalle città commerciali dove i mercanti stranieri possono recarsi liberamente e siamo bloccati qui come un pesciolino che si sia arenato sulla spiaggia. E, se mi ricordo bene le leggi irlandesi, rischiamo la confisca di tutte le merci che abbiamo con noi, perché gli Irlandesi considerano relitto di un naufragio tutto ciò che la marea ha portato in prossimità della costa anche dove l’acqua è più alta di come è qui.”
Olaf disse che non si sarebbe giunti a questo punto, ma fece notare che la gente cominciava a raccogliersi sulla riva e che gli Irlandesi sembravano molto interessati alla sorte della nave. Aggiunse che, durante la bassa marea, aveva notato che presso il promontorio c’era il bacino di un estuario che non si svuotava completamente nemmeno durante la bassa marea. “ Se la nave non è danneggiata” continuò” metteremo giù la nostra scialuppa e rimorchieremo la nave fino a quell’estuario.”
Dove la nave si era appoggiata il fondo era argilloso e lo scafo non aveva subito danni. Olaf ed i suoi rimorchiarono la nave nell’acqua più profonda e gettarono l’ancora.
Coll’avanzare del giorno la folla sulla riva si faceva sempre più fitta. Poi due uomini, saliti su una barca, remarono sino alla nave e chiesero a chi essa appartenesse. Olaf, parlando in irlandese come loro, rispose di essere lui il proprietario della nave. Quando gli uomini capirono che avevano a che fare con gente del nord, li invitarono a consegnare le loro merci in conformità delle leggi locali. Se lo avessero fatto, le loro persone non avrebbero corso alcun rischio, finché il re non si fosse pronunciato sul loro caso.
Olaf obiettò che tali leggi si applicavano solo se i mercanti non erano accompagnati da un interprete e precisò “ posso assicurarvi che siamo gente pacifica, ma non cederemo senza combattere.”
Allora gli Irlandesi levarono il loro grido di guerra e, avanzando nell’acqua, volevano avvicinarsi alla nave e trascinarla a terra. È vero che l’acqua giungeva appena alle ascelle, o al petto dei più alti, ma nel bacino dove galleggiava la nave l’acqua era così profonda che nessuno poté avventurarvisi. Olaf diede ordine ai suoi di armarsi e di schierarsi sul bordo della nave da prora a poppa. Lo schieramento era così fitto che la fiancata della nave sembrava sormontata da una muraglia di scudi, al di sopra di ciascuno dei quali emergeva la punta di una lancia.
Olaf prese posizione a prua, armato di una cotta di maglia e di un elmo d’oro brunito. Era cinto di una spada dalla impugnatura lavorata in oro e teneva in mano un’alabarda, anch’essa finemente cesellata. Si proteggeva con uno scudo su cui era dipinto un leone d’oro in campo rosso.
Quando gli Irlandesi videro questo schieramento ne rimasero turbati e capirono che la cattura della nave non sarebbe stata facile come avevano pensato. Perciò ritornarono indietro e si raggrupparono di nuovo sulla riva. Si diffuse tra di loro un grande sconcerto, perché ormai pareva loro chiaro che quella era una nave da guerra e c’era il rischio che fosse l’avanguardia di un’intera flotta. Decisero quindi di informarne in gran fretta il loro re, che fortunatamente stava assistendo ad una festa nelle vicinanze. Il re cavalcò subito con il suo seguito verso il luogo in cui si trovava la nave.Tra la riva e il punto in cui era ferma la nave la distanza non era superiore alla portata della voce. Gli Irlandesi avevano nel frattempo lanciato qualche raffica di frecce, ma né Olaf né alcuno dei suoi uomini erano rimasti feriti.
Olaf stava ritto a prua con l’armatura che abbiamo descritto e molti marinai commentavano la prestanza del loro capitano. Ma quando videro una schiera di cavalieri avvicinarsi alla nave, si fece silenzio perché anche i più chiacchieroni capirono che stava per succedere qualcosa di importante. Accortosi dell’improvviso silenzio, Olaf esortò i marinai ad aver coraggio ed aggiunse: “ Adesso le cose si stanno mettendo meglio per noi. La persona che gli Irlandesi stanno salutando è infatti il loro re Myrkjartan.”
I cavalieri si avvicinarono alla nave fino ad un tiro di voce. Il re domandò chi fosse il capitano della nave. Olaf disse il proprio nome e chiese a sua volta chi fosse il nobile cavaliere con cui stava parlando.
Il cavaliere rispose: “ Sono Myrkiartan.”
"Il re degli Irlandesi?” chiese Olaf.
Myrkiartan rispose affermativamente e poi rivolse ad Olaf una serie di altre domande, alle quali Olaf rispose in modo adeguato. Il re domandò allora da dove venissero e chi fossero e poi interrogò più dettagliatamente Olaf sulla sua famiglia perché aveva capito che era un uomo orgoglioso e laconico.
Olaf spiegò: “ Devo informarti che veniamo dalla Norvegia e che i marinai della nave fanno parte della guardia del re Harald Gunnhildarson. Per quanto riguarda la mia famiglia, devo dirti, signore, che mio padre si chiama Höskuld e abita in Islanda. È uomo di nobile stirpe. Ma credo che tu possa conoscere meglio la mia famiglia dal lato materno poiché mia madre si chiama Melkorka e mi ha confidato che è tua figlia. Ciò mi ha indotto a intraprendere questo lungo viaggio ed ora sono molto ansioso di sentire che cosa tu risponderai a ciò che ti ho raccontato.”
Il re tacque e si consultò con i suoi cortigiani. Il più saggio chiese al re che cosa ci potesse essere di vero nella storia che quell’uomo aveva appena raccontato.
Il re osservò: “È evidente che questo Olaf è un uomo di nobile famiglia, indipendentemente dal fatto che sia o non sia nostro parente, ed è anche chiaro che parla perfettamente l’irlandese.”
Dopo di ciò il re si alzò e disse:” Ecco la mia risposta: vi informo che concedo a voi tutti il salvacondotto previsto per i marinai, ma, per quanto riguarda la parentela che tu asserisci esserci fra di noi, ritengo necessario raccogliere ulteriori informazioni prima di pronunciarmi in proposito.”
Fu quindi gettata la passerella e Olaf e i suoi scesero a terra. Gli Irlandesi rimasero assai impressionati dalla fierezza e dalla prestanza di quegli uomini. Olaf salutò con rispetto il re, togliendosi l’elmo e inchinandosi, ed il re lo accolse con grande cortesia. Cominciarono a conversare e Olaf espose di nuovo il suo caso, parlando a lungo e con eloquenza. Terminò il discorso dicendo che portava al dito un anello d’oro che Melkorka gli aveva dato al momento della sua partenza dall’Islanda e che era l’anello che il re le aveva regalato quando aveva messo i denti.
Il re prese l’anello, lo guardò e arrossì in volto per la commozione. Poi esclamò:” Riconosco quest’oggetto. Del resto è tale la tua somiglianza con tua madre che basterebbe già da sola a farti riconoscere. Perciò, Olaf, voglio dichiarare ufficialmente la nostra parentela di fronte a coloro che sono qui presenti e che ci ascoltano. Di conseguenza, ti invito alla mia corte con tutti i tuoi compagni. Ti onorerò poi in base ai tuoi meriti, quando avrò avuto modo di valutare le tue capacità.”
Ciò detto il re fece portare loro dei cavalli e lasciò dei soldati a vegliare sulla nave e sulle merci.
Il re si diresse a Dublino dove la notizia che c’era con lui il nipote - figlio di quella figlia che era stata rapita molto tempo prima quando aveva quindici anni - fece grande impressione. Chi fu più colpita dalla notizia fu la nutrice di Melkorka, ormai costretta a tenere il letto dalle malattie legate all’amarezza ed all’età. Eppure si tirò su e corse subito incontro ad Olaf.
Il re la indicò ad Olaf: “Ecco la nutrice di Melkorka, che vorrà sapere da te tutto ciò che puoi raccontarle su di lei.”
Olaf abbracciò la vecchietta, la fece sedere sulle sue ginocchia e le raccontò che la sua bambina si era felicemente stabilita in Islanda. Poi le mostrò il coltellino e la cintura. La vecchietta li riconobbe e scoppiò in pianto e andava dicendo che il figlio di Melkorka era una persona eccezionale “ e non c’è da stupirsene, perché è di ottima famiglia.”
E per tutto l’inverno la vecchietta fu di nuovo vispa e allegra come non era più stata da lungo tempo.
In quel periodo le Isole Britanniche erano in continua ebollizione ed il re non ebbe un momento di pace durante tutto l’inverno tra una scorreria di Vichinghi ed un’ incursione dei vicini. Olaf ed i suoi combattevano sulla nave del re e chiunque ebbe la sventura di affrontarli trovò che erano un osso particolarmente duro. Il re prese l’abitudine di consultare Olaf e i suoi compagni per ogni decisione perché gli sembrava che Olaf fosse al tempo stesso saggio e risoluto anche nelle imprese più rischiose.
Verso la fine dell’inverno, il re convocò una grande assemblea, in cui prese la parola.
"Vi è noto” esordì “ che l’autunno scorso è giunto qui un uomo che è mio nipote e che è di nobile stirpe anche dal lato paterno. Olaf ha dimostrato di non avere uguali in questo paese per coraggio e preparazione. Voglio offrirgli il trono dopo la mia morte perché lo giudico più idoneo a regnare dei miei stessi figli.”
Olaf lo ringraziò dell’ offerta con tatto e con eloquenza, ma la declinò, spiegando che non voleva rischiare l’inimicizia dei figli di Myrkiartan quando questi fosse morto e che un onore di breve durata era meglio di una lunga vergogna. Disse di voler tornare in Norvegia non appena si potesse rimettere in mare la nave ed aggiunse che sua madre avrebbe sofferto molto se non fosse ritornato in Islanda.
Il re disse a Olaf di decidere come meglio credeva e sciolse l’assemblea.
Quando tutto fu pronto, il re accompagnò Olaf alla nave e gli diede in dono una lancia dalla punta dorata, una spada sbalzata e molti altri regali. Olaf chiese di poter portare con sé la nutrice di Melkorka, ma il re non diede il suo consenso. Olaf ed i suoi salirono sulla nave e si congedarono dal re con grandi manifestazioni di amicizia.
La navigazione si svolse senza contrattempi. Giunsero in Norvegia, dove il viaggio di Olaf gli portò grande fama, e tirarono in secco la nave. Olaf si procurò dei cavalli e, con i suoi compagni, si recò a rendere omaggio al re Harald.
22
Il ritorno di Olaf
Olaf, figlio di Höskuld, si recò allora alla corte del re Harald, dove fu bene accolto dal re e ancor meglio dalla regina madre Gunnhild. Essi lo invitarono insistentemente a rimanere con loro. Olaf accettò l’invito e lui e Örn entrarono a far parte della corte del re. Il re e la regina Gunnhild tenevano Olaf in così grande stima che nessuno straniero fu da loro maggiormente onorato. Olaf fece omaggio al re e a Gunnhild di molti oggetti preziosi che aveva acquistato in Irlanda. Il re Harald a sua volta regalò ad Olaf, in occasione delle feste del solstizio d’inverno, alcuni abiti di colore scarlatto. Olaf trascorse tranquillamente l’inverno alla corte del re.
Giunta la primavera, Olaf ebbe un colloquio con il re, al quale chiese il permesso di recarsi in Islanda durante l’estate “per rivedere i suoi parenti.”
Il re rispose: “Preferirei che tu rimanessi qui con me e sarei disposto a conferirti qualsiasi incarico tu volessi.”
Olaf ringraziò il re dell’onore che gli faceva, ma aggiunse che, salvo esplicito divieto, avrebbe desiderato recarsi in Islanda.
“Non litigheremo certo per questo, Olaf” replicò il re “Recati pure in Islanda quest’estate, perché vedo che ciò ti sta molto a cuore. E non avrai bisogno di temere o di preoccuparti per i preparativi: me ne farò carico io.”
Ciò detto si separarono.
In primavera il re fece costruire una bella e grossa nave mercantile, la fece armare e provvedere della velatura. Quando la nave fu pronta, il re fece chiamare Olaf e gli disse: “ Ti regalo questa nave, Olaf, perché non voglio che per lasciare la Norvegia quando giungerà l’estate tu debba chiedere un passaggio a qualcun altro.”
Olaf ringraziò con nobili parole il re per la sua generosità. Poi si preparò al viaggio,e quando tutto fu pronto ed il vento fu favorevole si congedò dal re con grandi manifestazioni di amicizia. La navigazione estiva si svolse senza contrattempi e la nave approdò all’isola di Bord nel fiordo di Hrut.
La voce dell’arrivo della nave e dell’identità del suo capitano si diffuse subito. Höskuld si rallegrò molto del ritorno del figlio e montato a cavallo con alcuni uomini si diresse al fiordo di Hrut, dove padre e figlio si incontrarono con gran gioia. Höskuld propose a Olaf di essere suo ospite e Olaf accettò volentieri. Fece tirare in secco la nave ed avviare verso nord le merci che aveva portato con sé. Dopo aver preso queste disposizioni, Olaf montò a cavallo e si diresse a settentrione, verso Hoskuldsstöd, con undici compagni. Höskuld lo accolse con affetto. Anche i fratelli e gli altri parenti lo accolsero affettuosamente, più di tutti Bard.
Olaf trasse grande reputazione da quel viaggio, giacché ne risultò chiaramente comprovata la sua parentela, da parte materna, con Myrkjartan, re d’Irlanda. Questa parentela e gli onori che erano stati resi a Olaf dalle persone importanti che egli aveva visitato durante il suo viaggio si riseppero in tutta l’isola. Olaf aveva inoltre portato con sé grandi ricchezze.
Trascorse l’inverno a casa di suo padre.
Anche Melkorka venne a trovarlo e Olaf l’accolse con grande affetto.
La madre gli chiese una quantità di notizie, innanzitutto di suo padre e poi degli altri parenti, ed Olaf rispose a tutte le domande. Ad un certo punto, ella gli domandò se la sua nutrice fosse ancora viva ed egli rispose di sì. Allora ella gli chiese perché non le avesse fatto il piacere di riportare con sé la vecchia nutrice in Islanda.
Olaf rispose:” Madre, gli Irlandesi non volevano che io portassi via la tua nutrice dall’Irlanda.”
"Sarà così“ borbottò Melkorka, ma si capiva che era molto scontenta.
Melkorka e Thorbjörn il debole ebbero un figlio, a cui dettero il nome di Lambi. Lambi divenne un uomo alto e robusto, simile al padre tanto d’aspetto quanto di temperamento.
Trascorso l’inverno, Olaf cominciò a parlare con il padre dei suoi progetti per il futuro.
"Dovresti sposarti, Olaf” disse Höskuld “ e stabilirti a Goddastad, nella fattoria del tuo padrino, dove ci sono abbondanti provviste. Potresti cominciare a gestire la fattoria, col mio aiuto e la mia supervisione.”
"Non ci ho ancora riflettuto molto” rispose Olaf “ e non so veramente dove potrei trovare una donna che vada bene per me. Devi tener presente che non posso accontentarmi di una donna qualunque. Credo tuttavia che tu non avresti sollevato questo problema se non avessi già anche pensato alla soluzione.”
“Hai ragione” replico’ Höskuld “ Conosci Egil, il figlio di Grim il calvo, che abita a Borg nel fiordo di Borg? Egil ha una figlia che si chiama Thorgerd. Penso di chiedere per te la sua mano perché è il miglior partito che ci sia non solo nel fiordo di Borg, ma in tutti i dintorni. Inoltre un legame matrimoniale con la famiglia di Myrar sarebbe per te molto prestigioso.”
Olaf dichiarò:” Affido questo affare alla tua abilità di negoziatore e sarò molto lieto se sarà portato a termine in modo favorevole. Non dimenticare però che mi farebbe un gran dispiacere se la tua richiesta ufficiale dovesse essere respinta.”
Höskuld concluse: “Dobbiamo correre questo rischio e presentare una richiesta formale.”
Olaf dichiarò che avrebbe accettato ciò che suo padre avesse deciso di fare.
Giunse il tempo dell’ assemblea annuale e Höskuld vi si recò, accompagnato da Olaf e da molti dei suoi uomini. Montarono la loro tenda in mezzo alla folla. Anche Egil, figlio di Grim il calvo, partecipava all’assemblea. Tutti coloro che vedevano Olaf rimanevano colpiti dalla sua bellezza e dalla sua distinzione. Era vestito con eleganza e portava armi riccamente lavorate.
23
Il matrimonio di Olaf
Un giorno - si racconta - Höskuld e Olaf uscirono dalla loro tenda e si recarono da Egil. Egil li accolse bene perché lui e Höskuld si conoscevano da lungo tempo. Höskuld chiese allora formalmente, per conto di Olaf, la mano di Thorgerd, che era anch’ella presente all’assemblea.
Egil accolse con favore la richiesta, dicendo che conosceva la buona reputazione tanto del padre quanto del figlio:” So bene, Höskuld, che tu sei un uomo di nobile famiglia e di grande valore e che tuo figlio Olaf ha tratto grande fama dal viaggio che ha compiuto. E non mi stupisce che un uomo come lui, distinto per nascita e di bella presenza, abbia pensato ad un buon matrimonio. Ma devo ancora parlarne con Thorgerd, perché non ritengo giusto maritarla senza il suo consenso.”
Höskuld rispose: “ È giusto che tu ne parli con tua figlia, Egil.”
Egil promise che lo avrebbe fatto. Andò poi a trovare Thorgerd e, una volta che ebbero avviata la conversazione, così le parlò: “ Höskuld è venuto a chiedermi la tua mano per conto di suo figlio Olaf, che è, in questo momento, l’ uomo più famoso di tutta l’ Islanda. Gli ho risposto che dovevo parlartene e vorrei conoscere la tua decisione, anche se mi sembra che non ci siano dubbi sulla convenienza di un tale matrimonio.”
Thorgerd rispose:” Ti ho sempre sentito dire che ero la prediletta fra tutti i tuoi figli, ma ora non ci credo più visto che vuoi farmi sposare uno che, per quanto sia bello e ben vestito, rimane comunque il figlio di una concubina.”
Egil obiettò:” A questo proposito non mi sembri così ben informata come lo sei su altre cose. Non sai che è il nipote di Myrkjartan, re d’Irlanda? Perciò la sua famiglia, dal lato materno, è ancor più nobile che dal lato paterno e le tue riserve dovrebbero cadere.”
Ma Thorgerd non si lasciò convincere e si separarono rimanendo ciascuno della propria idea.
Il giorno dopo Egil si presentò alla tenda di Höskuld, che lo fece entrare e gli domandò come fosse stata accolta la proposta di matrimonio. Egil, molto dispiaciuto, gli raccontò tutto ciò che era successo. Höskuld osservò che le prospettive non erano buone, ma riconobbe che Egil aveva fatto tutto il possibile.
Quando Egil se ne fu andato, Olaf, che non aveva assistito al colloquio, domandò che accoglienza avesse ricevuto la proposta di matrimonio e Höskuld gli raccontò che non c’era molto da sperare.
Olaf osservò: “Ti avevo avvertito, padre, che mi sarebbe dispiaciuto ricevere un’umiliazione, ma tu mi hai detto che occorreva prendere l’iniziativa. Ora, dovrò darmi da fare io stesso perché la faccenda non finisca in malo modo. È proprio vero il proverbio che dice: “Affida le tue pecore ad un altro e il lupo se le mangerà”. Andrò subito alla tenda di Egil.”
Höskuld gli rispose di far pure ciò che credesse meglio.
Olaf indossò l’abito scarlatto che gli era stato regalato dal re Harald, si mise in testa l’elmo d’oro brunito e prese in mano la spada che gli aveva donato il re Myrkjartan.
Poi Höskuld e Olaf si recarono alla tenda di Egil. Höskuld entrò per primo, seguito da Olaf. Egil li accolse cortesemente e fece sedere Höskuld accanto a lui, mentre Olaf rimaneva in piedi e si guardava intorno. Vide che sul palchetto era seduta una donna bella, distinta ed elegante e pensò che doveva trattarsi di Thorgerd, la figlia di Egil. Olaf salì sul palchetto e si sedette accanto a lei. Thorgerd lo salutò e gli chiese chi fosse. Olaf le disse il proprio nome e quello di suo padre ed aggiunse: “Certo ti sembrerà audace che il figlio della serva osi sedersi accanto a te e pensi addirittura di parlarti.”
Thorgerd rispose: “Mi sembra che tu sia convinto di aver compiuto imprese ancor più audaci che parlare ad una donna.”
Poi cominciarono a conversare e parlarono per tutta la giornata, senza che alcun altro ascoltasse i loro discorsi. Prima di lasciarsi fecero chiamare Egil e Höskuld e quest’ultimo ripresentò la proposta di matrimonio. Questa volta Thorgerd si rimise alla volontà di suo padre. Ci si mise rapidamente d’accordo e fu subito celebrato il fidanzamento. In omaggio alla gente della Valle dei salmoni, fu stabilito che le nozze si sarebbero svolte a Höskuldsstad nella settima settimana d’estate. Ciò deciso, Egil e Höskuld si separarono. Höskuld tornò con suo figlio a Höskuldsstad dove trascorse l’estate senza che accadesse alcun fatto degno di nota.
A Höskuldsstad fervevano i preparativi delle nozze e non si badava a spese, perché c’erano abbondanti provviste. Alla data fissata giunsero gli invitati, fra cui erano numerosissimi gli uomini del fiordo di Borg: c’erano Egil e suo figlio Thorstein, c’era la sposa ed un folto seguito di notabili del distretto. Anche gli invitati dalla parte di Höskuld erano molto numerosi. La festa fu splendida. Al momento del congedo, gli invitati ricevettero molti doni. Olaf regalò ad Egil la spada che gli aveva donato Myrkjartan ed Egil ne fu assai contento. Tutto si svolse senza problemi e, celebrate le nozze, gli invitati tornarono alle loro case.
24
La costruzione di Hjardarholt
Olaf e Thorgerd vissero dapprima a Höskuldsstad e si amavano molto. Fu subito chiaro a tutti che Thorgerd era una donna estremamente dotata, abitualmente riservata, ma capace di imporre la propria volontà se lo riteneva necessario.
Durante l’inverno la coppia passò un po’ di tempo a Hoskuldsstad e un po’ di tempo a Goddastad, con Thord. Giunta la primavera, Olaf si trasferì con la moglie a Goddastad. Durante l’estate Thord si ammalò e morì. Olaf gli fece erigere un tumulo su una lingua di terra che sporge in mezzo al Fiume dei salmoni e che si chiama Drafnarnes. Il tumulo è circondato da un recinto che è detto il “Muro del tumulo.”
In seguito la gente cominciò a rivolgersi a Olaf per aiuto e consiglio ed egli divenne una persona di rilievo. Höskuld non ne fu invidioso perché aveva sempre voluto che Olaf fosse sentito quando c’erano cose importanti da discutere.
La fattoria di Olaf divenne la più considerevole in tutta la Valle dei salmoni. C’erano due fratelli che lavoravano nella fattoria, entrambi di nome An, soprannominati l’uno An il bianco e l’altro An il nero. Il terzo lavorante era Beinir detto il forte. Tutti questi garzoni erano uomini di grande robustezza.
Olaf e Thorgerd ebbero una figlia che chiamarono Thurid.
Come si è già detto la fattoria di Hrapp era rimasta abbandonata. Olaf osservò che le terre della fattoria potevano essere facilmente coltivate ed un giorno disse a suo padre che avrebbero dovuto mandare qualcuno da Thorkel dalla frangia con una proposta d’acquisto. Olaf intendeva infatti comprare le terre di Hrappsstad e le altre pertinenze della fattoria. Le trattative furono facili e si giunse rapidamente ad un accordo perché Thorkel si rese conto che era meglio un uovo oggi che una gallina domani. Il prezzo d’acquisto fu fissato a tre marchi d’argento, il che rappresentò per Olaf un ottimo affare, perché la superficie coltivabile era assai estesa ed il suolo era ricco e molto produttivo. C’erano inoltre diritti di pesca dei salmoni e delle foche. C’era infine una grande estensione di bosco oltre Hoskuldsstöd, a nord del Fiume dei salmoni.
Qui era stata creata una radura in mezzo agli alberi e si poteva essere sicuri di trovarci sempre riunito il bestiame di Olaf, che facesse bel tempo o cattivo tempo.
Un autunno Olaf fece costruire in questa stessa radura una fattoria, utilizzando sia legname ricavato dalla foresta sia legna che aveva raccolto sulla spiaggia. Ne risultò una magnifica costruzione, che rimase vuota durante l’inverno.
La primavera seguente Olaf vi si trasferì, ma prima di traslocare raccolse tutto il suo bestiame, che si era moltiplicato nel frattempo, cosicché nessuno nel Brejdafjörd era così ricco di bestiame come lui. Olaf pregò allora suo padre di attenderlo sulla soglia della nuova casa per veder arrivare il bestiame ed invocare su di esso le benedizioni del cielo.
Höskuld si dichiarò felice di farlo.
Olaf così dispose il bestiame: per primi venivano gli agnelli, poi le pecore da latte e le vacche, dopo di queste i buoi e da ultimi i cavalli da soma. Gli uomini erano disposti lungo la colonna in modo che questa non deviasse dalla giusta direzione. La testa della colonna arrivava alla nuova fattoria proprio quando Olaf, che era in coda, usciva da Goddastad ed in mezzo non c’erano vuoti.
Höskuld, che stava sulla soglia con i suoi uomini, augurò al figlio salute e benessere nella nuova dimora ed aggiunse: “Credo che il suo nome sarà ricordato a lungo.”
Sua moglie Jorunn osservò allora con acredine:” Il figlio della concubina ha certo le ricchezze necessarie per far ricordare il suo nome.”
I garzoni avevano appena terminato di scaricare i cavalli, quando Olaf giunse a cavallo alla fattoria e disse loro: “Ora posso rivelarvi ciò che è stato oggetto di tante congetture durante l’inverno, cioè il nome della fattoria: si chiamerà Hjardarholt.”
Essi ritennero che questo nome, che significa “il recinto”, fosse stato ben trovato, vista la funzione che la radura aveva avuto in precedenza.
Olaf si sistemò dunque a Hjardarholt, che divenne presto una splendida fattoria, in cui non mancava nulla.
La fama di Olaf crebbe molto e per molte valide ragioni: Olaf era una persona molto benvoluta perché quando interveniva in qualche problema o controversia trovava sempre soluzioni soddisfacenti per tutti. Suo padre gli era di molto aiuto nell’acquistare prestigio ed egli trovava un valido appoggio anche nella famiglia di Egil, i Myramenn.
Olaf era considerato il migliore dei figli di Höskuld.
Il primo inverno che Olaf passò a Hjardarholt aveva con sé molti garzoni e braccianti, a ciascuno dei quali era affidato un compito specifico: chi si occupava dei buoi, chi delle vacche da latte. Le stalle erano situate nel bosco a qualche distanza dall’abitazione.
Una sera il guardiano dei vitelli si recò da Olaf e lo pregò di mandare un altro ad occuparsi dei vitelli e “di trovargli un altro lavoro.”
"Non vedo la ragione per cui tu non possa continuare a fare il lavoro che hai fatto finora” rispose Olaf.
"Allora preferisco andarmene” ribattè l’uomo.
"Capisco che c’è veramente qualcosa che ti turba” osservò allora Olaf” Stasera verrò con te quando riporterai i vitelli nella stalla. Se constaterò che hai qualche valida ragione per essere preoccupato non ti rimprovererò; altrimenti saranno guai.”
Olaf afferrò poi la lancia dalla punta dorata che gli aveva regalato il re e si avviò verso la stalla con il guardiano dei vitelli. C’era un po’ di neve per terra. Quando giunsero alla stalla, videro che la porta era aperta. Olaf disse al garzone di entrare per primo; egli avrebbe spinto dentro gli animali, che il garzone avrebbe poi legato alle poste.
Il garzone entrò e, un attimo dopo, Olaf se lo vide ricadere tremante fra le braccia. Gli domandò allora perché fosse così terrorizzato.
Il garzone balbettò:” Il fantasma di Hrapp stava in mezzo alla porta e voleva saltarmi addosso, ma io non ce la faccio più a lottare con lui.”
Olaf allora entrò e colpì Hrapp con l’asta della lancia, ma il fantasma afferrò con entrambe le mani il collo della punta e lo piegò con tanta forza che la punta saltò via. Olaf tentò allora di gettarsi addosso a Hrapp, ma il fantasma sparì improvvisamente nel punto stesso in cui era apparso. Così terminò lo scontro: Olaf rimase con l’asta della lancia e Hrapp si portò via la punta. Dopo di ciò Olaf e il garzone legarono i vitelli e in seguito tornarono a casa. Olaf però disse al garzone che considerava giustificate le sue lagnanze.
Il mattino seguente Olaf si recò alla tomba di Hrapp e lo fece disseppellire. Il cadavere era ancora intatto ed aveva accanto a sé la punta della lancia. Allora Olaf fece preparare un rogo, vi fece bruciare il cadavere di Hrapp e ne fece disperdere in mare le ceneri. Da quel momento in poi nessuno fu più disturbato dalle apparizioni del fantasma.
25
I figli di Höskuld
Ora si deve parlare degli altri figli di Höskuld.
Thorleik aveva viaggiato molto ed aveva conosciuto persone importanti quando faceva il mercante, prima di stabilirsi in una fattoria. Era considerato una persona di riguardo. Aveva partecipato anche a scorrerie di Vichinghi nelle quali aveva dato prova del suo coraggio.
Anche Bard aveva viaggiato molto e godeva di grande stima dovunque andasse perché era un ‘ottima persona ed era molto equilibrato in tutte le sue azioni. Bard aveva sposato una donna del Breidafjörd che si chiamava Astrid e proveniva da una buona famiglia. Ebbe un figlio chiamato Thorarin ed una figlia chiamata Gudny, che sposò Hall figlio di Styr l’uccisore ed ebbe molti discendenti.
Hrut, figlio di Herjolf, concesse la libertà ad un suo servo di nome Hrolf, al quale regalò una casetta ed un po’ di terra proprio al confine della sua proprietà con quella di Höskuld. Il confine era così vicino che Hrut e i suoi calcolarono male le distanze e assegnarono al colono delle terre che in realtà appartenevano a Höskuld. Il servo liberato coltivò quelle terre e si arricchì rapidamente.
Höskuld fu estremamente irritato dal fatto che Hrut gli avesse insediato qualcuno proprio sotto il naso e chiese a Hrolf di pagargli l’affitto per le terre che coltivava “perché sono mie.”
L’ex-servo corse allora da Hrut e gli riferì ciò che Höskuld gli aveva detto. Hrut gli rispose di non preoccuparsi e di non pagare nulla ad Höskuld “visto che quelle terre non si sa esattamente di chi siano.”
L’ex-servo ritornò a casa e tutto rimase come prima.
Ma poco tempo dopo, Thorleik Höskuldson, col consenso del padre, raccolse alcuni uomini e ,recatosi alla fattoria di Hrolf, lo prese e lo uccise, impadronendosi dei suoi beni e dividendoli poi con Höskuld.
Quando Hrut e i suoi figli lo seppero ne furono sdegnati. Molti dei figli di Hrut erano ormai cresciuti e questo gruppo familiare era temibile come nemico.
Hrut consultò la legge per vedere come dovesse procedere in questo caso, ma i giuristi espressero un parere sfavorevole a Hrut soprattutto per il fatto che egli aveva sistemato il suo ex-servo su delle terre che appartenevano effettivamente a Höskuld e che i guadagni realizzati dall’ex-servo lo erano stati sulle terre di Höskuld. Di conseguenza, Thorleik aveva ucciso l’ex-servo mentre questi occupava un terreno che apparteneva allo stesso Thorleik e a suo padre Höskuld.
Hrut fu scontento di questa pronuncia, ma la cosa si fermò lì.
In seguito Thorleik fece costruire, in prossimità del confine fra le terre di Höskuld e quelle di Hrut, una fattoria, che si chiama la “Fattoria di Kambsnes” e coltivò le relative terre, come s’è già detto.
Thorleik e la moglie ebbero un figlio che fu spruzzato d’acqua e chiamato Bolli. Si vide ben presto che era un ragazzo di ottime qualità.
26
La fine di Höskuld
Höskuld, il figlio di Koll, giunto a tarda età, si ammalò gravemente.
Mandò allora chiamare i suoi figli, gli altri parenti e gli amici.
Quando essi giunsero, Höskuld si rivolse ai due fratelli Thorleik e Bard:” Mi sono ammalato e, siccome in tutta la mia vita ho sempre goduto di ottima salute, penso che questa volta si tratti di una malattia grave che mi porterà alla tomba.
Voi sapete bene che siete i miei figli legittimi e che sarete quindi, secondo la legge, i miei eredi universali. Io ho però anche un terzo figlio, illegittimo, al quale vorrei lasciare, se voi siete d’accordo, un terzo dei miei beni.”
Bard rispose per primo dichiarando di essere disposto ad accettare la volontà del padre perché riteneva che “quanto più Olaf fosse stato ricco tanto più avrebbe reso onore alla famiglia.”
Thorleik invece si oppose:” Non voglio che Olaf riceva una parte della tua eredità. È abbastanza ricco fin da ora, visto che tu, padre, gli hai già regalato molti beni e lo hai costantemente favorito rispetto a noi. Non sono perciò disposto a cedere volontariamente i diritti ereditari che mi derivano dalla mia nascita.”
Höskuld allora esclamò:” Non vorrai impedirmi ,spero, di lasciare in legato a Olaf, come è consentito dalla legge, dodici once di metallo prezioso? Ricordati che, per quanto illegittimo, Olaf è di nobilissima famiglia dal lato materno.”
Thorleik acconsentì a denti stretti.
Allora Höskuld fece portare il braccialetto d’oro che aveva avuto in regalo dal re Hakon, braccialetto che pesava un marco, e la spada dall’elsa dorata, che conteneva mezzo marco d’oro, e li diede a suo figlio Olaf, trasferendo così simbolicamente a quest’ultimo il ruolo di capofamiglia, ma aggiunse che quest’atto consacrava semplicemente una situazione già esistente da lungo tempo.
Olaf accettò il legato, per quanto Thorleik se ne mostrasse piuttosto scontento.
Thorleik cominciò infatti a borbottare che Höskuld l’aveva raggirato.
Allora Olaf gli ribatté a muso duro:” Io mi terrò questi oggetti, Thorleik, perché tu hai consentito al legato in presenza di testimoni. E sono disposto a rischiare un processo per tenermi questi beni.”
Bard affermò da parte sua che intendeva rispettare le ultime volontà del genitore.
Poco dopo Höskuld morì La sua scomparsa fu un grave lutto per i figli, i familiari, i parenti e gli amici. I figli gli fecero erigere un gran tumulo, ma pochi oggetti preziosi furono inumati accanto a lui.
Dopo il funerale, i figli cominciarono a discutere della festa da organizzare in ricordo del padre, secondo il costume di quei tempi.
Olaf osservò: “ Non mi sembra opportuno organizzare in gran fretta questa commemorazione, se vogliamo fare qualcosa di dignitoso e che ci renda onore. L’autunno è ormai molto avanzato e le provviste sono diventate scarse. Molta gente troverà difficile spostarsi in autunno, specialmente coloro che hanno un lungo cammino da percorrere, e sarà probabile che non vengano proprio molti di quelli di cui noi gradiremmo maggiormente la presenza. Propongo che mi si lasci il compito di invitare la gente alla festa commemorativa in occasione dell’assemblea annuale che si terrà l’estate prossima e mi impegno a sostenere un terzo delle spese.”
I fratelli diedero il loro consenso e Olaf ritornò a casa sua.
Thorleik e Bard si divisero i beni del defunto. Bard tenne per sé le terre, ciò che corrispondeva al desiderio dei più, perché era una persona socievole e benvoluta. Thorleik prese invece piuttosto denaro e beni mobili.
Olaf e Bard si intendevano molto bene tra di loro, mentre invece i rapporti tra Olaf e Thorleik erano piuttosto freddi.
Trascorse l’inverno, giunse l’estate e la gente si recò all’assemblea annuale. Vi si recarono anche i figli di Höskuld e fu subito evidente che Olaf era di gran lunga il più autorevole dei tre fratelli. Giunti alla spianata dell’assemblea, piantarono il loro padiglione e lo equipaggiarono con gusto ed eleganza
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La festa in memoria di Höskuld
Si racconta che un giorno, mentre gli uomini erano riuniti presso la Roccia della legge, Olaf si alzò e chiese la parola.
Ottenutala, informò in primo luogo i presenti della scomparsa del padre: “ Vi sono qui fra voi molti suoi parenti ed amici. I miei fratelli mi hanno incaricato di invitare tutti i notabili alle cerimonie commemorative che si svolgeranno in onore di nostro padre Höskuld, perché la grande maggioranza dei notabili qui presenti sono in qualche modo legati alla nostra famiglia. Nessuno degli ospiti di riguardo se ne ritornerà a casa a mani vuote. Estendiamo inoltre l’invito a tutti i proprietari di fattorie e a chiunque altro, ricco o povero, desideri partecipare alla festa. Le cerimonie dureranno quindici giorni e avranno luogo dieci settimane prima dell’inverno.”
Il discorso di Olaf fu accolto con grandi manifestazioni di consenso e tutti ritennero che fosse veramente una nobile iniziativa. Tornato al suo padiglione Olaf raccontò ai fratelli ciò che si proponeva di fare. Essi non ne furono molto contenti perché parve loro che il progetto di Olaf fosse troppo ambizioso.
Terminata l’assemblea, i fratelli tornarono a casa e, trascorsa l’estate, cominciarono a preparare la festa. Olaf versò il suo terzo delle spese senza batter ciglio e furono raccolte le migliori provviste. Furono ammassate grandi scorte perché si prevedeva che giungesse un gran numero di invitati.
Quando la festa cominciò erano presenti - a quanto si racconta - quasi tutti i notabili che erano stati invitati. C’era una tal folla che si tramanda che i partecipanti alla festa non fossero meno di mille. Fu la festa più grande che si fosse mai svolta in Islanda, se si eccettua quella organizzata dai figli di Hjalte in onore del loro defunto padre, alla quale assistettero oltre millequattrocento persone. La festa in ricordo di Höskuld fu magnifica sotto tutti gli aspetti ed i fratelli ne ricavarono molto onore, anche se chi ne trasse maggior fama fu come sempre Olaf . Egli divise con i fratelli le spese dei doni che furono fatti a ciascuno degli ospiti di riguardo.
Quando la maggioranza degli ospiti se ne erano ormai andati, Olaf si rivolse a suo fratello Thorleik e gli disse:” Tu sai bene, fratello, che i nostri rapporti non sono stati finora molto calorosi, ma io vorrei che d’ora in poi fossero caratterizzati da un maggior amore fraterno. Mi rendo conto che tu non mi hai perdonato di aver accettato i doni che nostro padre mi ha fatto sul letto di morte. Se tu ti senti ancora offeso da questo fatto, io mi riprometto di riguadagnare la tua amicizia allevando tuo figlio: si ritiene infatti che chi alleva il figlio di un altro riconosca la supremazia di quest’ ultimo.”
Thorleik accolse favorevolmente quest’offerta e la trovò in effetti molto onorevole. Così Olaf prese con sé Bolli, figlio di Thorleik, che aveva allora tre anni. I due fratelli si separarono quindi con grandi manifestazioni d’affetto e Bolli accompagnò Olaf a Hjardarholt. Thorgerd lo ricevette amorevolmente ed il bambino crebbe con i suoi figli e fu amato allo stesso modo.
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Kjartan e Bolli
Olaf e Thorgerd ebbero un figlio che fu spruzzato d’acqua e chiamato Kjartan, in onore del nonno Myrkjartan. Bolli e Kjartan erano della stessa età. Olaf ebbe anche altri figli: Steinthor, Halldor, Helgi . Il figlio più giovane fu chiamato Höskuld. Le figlie furono chiamate Bergthora e Thorbjörg. Erano tutti ragazzi dotati e che crescevano bene.
A quei tempi Bersi il duellante abitava a Saurby, in una fattoria chiamata la “fattoria del promontorio.” Venne in visita da Olaf e si offrì di prendere con sé suo figlio Halldor. Olaf fu d’accordo e Bersi portò con sé Halldor che aveva allora un anno.
Quell’ anno Bersi si ammalò e dovette stare a letto per tutta l’estate.
Si racconta che un giorno i garzoni della fattoria erano andati a tagliare il fieno lasciando soli in casa Bersi, che era a letto, e Halldor, che stava nella culla. A causa di un movimento del bambino, la culla si rovesciò e Halldor cadde sul pavimento, senza che Bersi potesse muoversi.
Allora Bersi rimò:
"Entrambi distesi, immobili entrambi,
per vecchiaia l’uno,l’altro per infanzia.
Migliore per te, non per me il futuro.”
Quando i garzoni tornarono, tirarono su Halldor dal pavimento. In seguito Bersi guarì. Halldor crebbe e divenne alto e robusto.
Kjartan crebbe a Hjardarholt ed era il più bell’ uomo che si fosse mai visto in Islanda. Aveva un viso dai tratti ampi e regolari, bellissimi occhi e corporatura snella. Aveva capelli folti e ricciuti, morbidi come seta. Era alto e robusto come lo erano stati suo nonno Egil e il fratello di questo, Thorolf. Kjartan aveva un corpo particolarmente armonioso e proporzionato, così che tutti coloro che lo vedevano erano presi di ammirazione. Era anche il migliore nel maneggio delle armi, nella lotta e nel nuoto. Eccelleva sugli altri in tutti i tipi di attività. Tuttavia non era presuntuoso, anzi era così alla mano che tutti gli volevano un gran bene. Era di carattere aperto e generoso. Olaf lo amava più di tutti gli altri suoi figli.
Bolli, suo fratello di latte, era anch’egli un giovane alto e robusto, che era secondo solo a Kjartan per capacità e prestanza fisica. Era vigoroso e di bell’ aspetto, di belle maniere ed addestratissimo al maneggio delle armi.
Gli piacevano gli ornamenti eleganti.
I due si volevano molto bene.
Così passarono tranquillamente gli anni nella fattoria di Olaf, senza che accadesse nulla di straordinario.
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Il viaggio di Olaf in Norvegia
Si racconta che una volta, in primavera, Olaf disse a Thorgerd che aveva intenzione di intraprendere un viaggio fuori dell’isola. “Tu “aggiunse” ti occuperai della fattoria e dei bambini.”
Thorgerd non apprezzò molto l’idea, ma Olaf rimase irremovibile. Comprò una nave, che stava alla fonda nella regione occidentale, a Vadil, e, salpato durante l’estate, approdò in Norvegia, nella Hördaland. Viveva lì, vicino alla costa ,un uomo chiamato Geirmund lo spaccone, ricco, influente e amante dell’avventura. Ne aveva in gioventù combinate di cotte e di crude, ma si era poi tranquillizzato e si era sistemato come vassallo del conte Hakon il ricco.
Geirmund si recò a salutare il capitano della nave appena approdata e si rese subito conto che era Olaf, del quale aveva sentito parlare molto. Lo invitò allora a casa sua e si offrì anche di ospitare i membri dell’equipaggio che egli volesse portare con sé. Olaf accettò e portò con sé sette uomini, mentre i rimanenti trovarono alloggio in altre fattorie della regione. Geirmund trattò Olaf con tutte le possibili attenzioni; aveva una casa spaziosa, numerosi servitori e si divertirono molto durante l’inverno.
Verso la fine dell’inverno Olaf confidò a Geirmund le ragioni del suo viaggio: voleva procurarsi legname da costruzione per la propria casa, ma desiderava che fosse di ottima qualità.
Geirmund gli rispose: “ Il miglior legname in Norvegia è in possesso del conte Hakon e sono sicuro che sarà subito a tua disposizione se andrai a visitare il conte, perché Hakon è molto generoso anche nei confronti di visitatori che sono assai meno degni di quanto lo sei tu.”
Giunta la primavera, Olaf si recò in visita dal conte Hakon, che lo accolse con cordialità e lo invitò a restare con lui quanto a lungo volesse.
Olaf spiegò al conte i motivi del suo viaggio:” Vorrei chiedervi, eccellenza, il permesso di tagliare alberi nelle vostre foreste per procurarmi legname da costruzione.”
Rispose il conte:” Ti concediamo di riempire la tua nave di tronchi senza pagarci alcun corrispettivo perché ci sembra che non vengano ogni giorno a renderci visita dall’Islanda uomini del tuo stampo.”
Alla partenza, il conte regalò ad Olaf un’ascia intarsiata d’oro ,di gran pregio, e poi si separarono con grandi manifestazioni di stima e d’affetto.
Nel frattempo Geirmund aveva venduto di nascosto le sue terre, perché voleva recarsi in Islanda con Olaf. Lo stesso Olaf venne a conoscenza di questa intenzione solo quando Geirmund fece caricare sulla nave i suoi ingenti beni mobili.
Olaf obiettò:” Se lo avessi saputo prima, non ti avrei lasciato venire con me, perché temo che ci sia gente in Islanda a cui la tua conoscenza non porterà fortuna. Ma adesso che hai già caricato tutti i tuoi beni sulla mia nave, non ho l’animo di cacciarti via come un cane rognoso.”
Geirmund rispose:” Intendo pagarti il prezzo del trasporto e non mi lascerò mettere a terra, nonostante le tue minacce.”
Alla fine salparono e dopo una buona traversata giunsero al Brejdafjörd e attraccarono presso la foce del Fiume dei salmoni. Olaf fece scaricare i tronchi e fece tirare in secco la nave nella darsena che era stata costruita da suo padre.
Poi invitò Geirmund a casa sua.
Durante l’estate fece costruire a Hjardarholt una sala dei banchetti più grande e più bella di qualunque altra si fosse vista sino a quel momento. Sul legno delle pareti e del soffitto erano scolpiti bassorilievi che illustravano le antiche leggende nordiche. I bassorilievi erano scolpiti con così grande arte che la sala sembrava ancor più grandiosa quando non erano appese tende alle pareti.
Geirmund era di regola brusco e taciturno con la maggior parte della gente. Era sempre acconciato nel modo seguente: una pelliccia grigia su una tunica scarlatta, un berretto d’orso in testa ed una spada al fianco. Era un’arma magnifica: l’elsa non era di metallo, ma d’osso di balena e non correva quindi alcun rischio di arrugginirsi. Egli la chiamava “Tagliagambe” e la portava sempre con sé.
Geirmund si innamorò subito di Thurid, una delle figlie di Olaf, e andò a chiederla al padre, ma ne ebbe un netto rifiuto. Allora Geirmund offrì del denaro a Thorgerd perché lo aiutasse a raggiungere il suo scopo. Thorgerd lo accettò perché si trattava di una bella sommetta.
Poi Thorgerd andò a discuterne con Olaf e gli diceva che la loro figlia non avrebbe potuto fare un miglior matrimonio perché il pretendente era “un uomo coraggioso, ricco e generoso.”
Olaf rispose:” Non mi opporrò a questo matrimonio, così come non mi oppongo mai ad alcun tuo desiderio, ma avrei preferito che Thurid sposasse qualcun altro.”
Thorgerd se ne andò via, contenta di aver ottenuto ciò che desiderava, e riferì a Geirmund come erano andate le cose.
Egli la ringraziò per il suo aiuto e per il suo risoluto intervento. Poi ripresentò la sua domanda di matrimonio ad Olaf, che questa volta diede il suo consenso. In seguito Geirmund si fidanzò con Thurid e le nozze furono fissate a Hjardarholt per la fine dell’inverno. Un gran numero di ospiti assistettero alle nozze perché nel frattempo era già stata terminata la grande sala dei banchetti.
Ulf Uggason, uno degli ospiti, aveva composto un poema su Olaf Höskuldsson e sulle leggende scolpite sulle pareti e lo recitò durante la festa nuziale. Questo poema è chiamato il “Canto della casa” ed è di eccellente fattura. Esso fu molto apprezzato da Olaf. Quest’ultimo offrì’ ricchi doni a tutti i notabili presenti e si convinse che queste nozze avessero contribuito ad accrescere la sua fama.
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Geirmund e Thurid
Il matrimonio fra Geirmund e Thurid non fu felice, per colpa di entrambi. Dopo aver trascorso tre anni nella fattoria di Olaf Geirmund annunciò che aveva intenzione di andarsene, con i suoi soldi, senza portare con sé né la moglie né la figlia Groa, che aveva un anno d’età. Thurid e sua madre furono assai scontente di questi propositi ed andarono a lamentarsene da Olaf.
Olaf domandò allora con ironia: “Che cosa succede, Thorgerd? Forse il Norvegese non è più così generoso come lo era quell’autunno che voleva diventare tuo genero?.”
Le donne non riuscirono a far intervenire Olaf perché egli era un uomo assai pacifico.Disse che la bambina sarebbe rimasta con loro finché non fosse in grado di badare a sé stessa. Quando Geirmund se ne andò Olaf gli diede una nave mercantile perfettamente equipaggiata. Geirmund lo ringraziò e riconobbe che era stato molto generoso.
Poi, alzate le vele, salpò scendendo l’estuario del Fiume dei salmoni grazie ad una leggera brezza settentrionale che spirava da terra, ma il vento cadde quando la nave giunse alle isole che stavano all’imboccatura dell’estuario. Geirmund gettò l’ancora presso l’Isola del bue e, a causa della bonaccia, dovette stare ormeggiato per una quindicina di giorni
Era il.periodo in cui Olaf si assentava per sorvegliare il recupero del legno che si arenava sulla spiaggia. Thurid allora chiamò alcuni garzoni e li pregò di accompagnarla: aveva con sé anche la bambina. Erano dieci in tutto. Thurid fece mettere in acqua la barca di Olaf ed ordinò agli uomini di remare o di veleggiare in direzione dell’uscita dello Hvammsfjörd. Quando giunsero alle isole, ordinò loro di mettere in mare la scialuppa e vi salì su con due uomini, dicendo agli altri di non muoversi fino al suo ritorno.Prese in braccio la piccola e comandò ai suoi compagni di attraversare il canale con la scialuppa remando fino alla nave di Geirmund. Tirò fuori un succhiello dalla cassetta degli attrezzi che stava a prua e lo diede ad uno dei suoi compagni perché forasse la chiglia della scialuppa della nave in modo da renderla inutilizzabile per un po’ di tempo.
Poi si fece posare a terra, sempre tenendo in braccio la piccola. Era l’alba. Montò sulla passerella e salì sulla nave. Tutti erano ancora addormentati. Si avvicinò alla cuccetta in cui dormiva Geirmund. La spada “Tagliagambe” era appesa ad un picchetto. Thurid posò la piccola Groa nella cuccetta accanto al padre e portò via la spada. Poi scese dalla nave e ritornò dai suoi compagni. La piccola cominciò a piangere, Geirmund si svegliò, si tirò su e, riconosciuta la bambina, capì che cosa era successo. Balzò in piedi e volle afferrare la spada, ma non la trovò, come era prevedibile.
Allora corse alla fiancata della nave e vide la scialuppa di Thurid che si allontanava a forza di remi. Svegliò i marinai e ordinò loro di saltare nella scialuppa della nave e di inseguire i fuggitivi. Tuttavia, si erano appena staccati dalla nave che la scialuppa cominciò a imbarcare acqua e furono costretti a ritornare subito indietro. Allora Geirmund gridò a Thurid di ritornare indietro e di restiturgli “Tagliagambe” ed aggiungeva “Riprenditi tua figlia e ti darò tanto denaro quanto ne vorrai.” Thurid gli chiese: “ Ci tieni veramente tanto alla tua spada?” Rispose Geirmund:” Preferirei perdere un mucchio di soldi piuttosto che la mia spada.” “Allora non la vedrai mai più” replicò Thurid “ Ti sei comportato molto male verso di me e, adesso che te ne vai, posso ben prendermi qualcosa a titolo di risarcimento.”
"La spada che mi hai rubato ti porterà disgrazia” urlò Geirmund. Thurid rispose che intendeva correre il rischio.
"Allora io invoco una maledizione sopra la spada” urlò Geirmund” Che questa spada possa uccidere l’uomo cui tenete di più nella vostra famiglia ,e nelle circostanze più atroci!.”
In seguito, Thurid ritornò a Hjardarholt. Olaf, che nel frattempo era tornato a casa anche lui, disapprovò fortemente il suo comportamento, ma la cosa non ebbe altro seguito. Thurid regalò la spada “Tagliagambe” a suo cugino Bolli al quale voleva bene come ad un fratello e Bolli tenne con sé per lungo tempo questa spada.
Geirmund ed il suo equipaggio proseguirono il viaggio e nell’autunno giunsero in Norvegia. Una notte, mentre navigavano davanti a Stad, la nave urtò uno scoglio sommerso e fece naufragio.Tutti coloro che erano a bordo annegarono e qui finisce la storia di Geirmund.