Lú Lún 盧 綸 nacque nel 739 d.C. a Yŏngjì 永 濟 nello Shānxī 山 西 da una famiglia di funzionari originaria di Fanyáng 范 楊 , località situata nell’area che è oggi occupata dai quartieri sudoccidentali della città di Pechino. Il bisnonno era stato governatore della contea di Yŏngníng 永 寧 , il nonno aveva ricoperto la carica di comandante della guarnigione di Jìzhōu 濟 州 ,il padre fu nominato governatore della contea di Línhuáng 臨 黃.
Da giovane, fu spesso malato. Riuscì nondimeno a conseguire, nel 756 d.C., il diploma di “jìnshì” 進 士 , ma non potè prendere servizio nell’amministrazione a causa dei disordini provocati dalla rivolta di Ān Lùshān 安 祿 山 e dovette rifugiarsi a Jiāngxī 江 西 .
Ritornata la pace, sotto il regno dell’imperatore Dàizōng 唐 代 宗 , nell’era Dàlì 大曆 (766d.C-779 d.C.), si ripresentò agli esami, ma non ebbe successo. (1)
A partire dal 771 d.C., grazie all’appoggio dei ministri Yuán Zài 元 載 e Wáng Jìn 王 縉; fu nominato membro (學 士”xuéshì”) dell’Accademia di Jíxián 集 賢 書 院, “jíxián shūyuàn”), una delle più importanti biblioteche ed istituzioni culturali dell’epoca, successivamente revisore (校 書 郎 “xiàoshūláng”) presso la Biblioteca Imperiale (秘 書 省 “mìshūshĕng”) ed infine censore con compiti investigativi (監 察 御 史 “jiānchá yùshĭ”).
Più tardi fu nominato ispettore fiscale (戶曹 “hùcáo”) della prefettura di Shăn 陝 府 nel Hénán 河 南 ed, in seguito, governatore della contea di Mì 密 縣 nel Hénán 河 南.
Quando, nel 777 d.C., Yuán Zài e Wáng Jìn, che lo avevano protetto, furono destituiti – il primo fu giustiziato, il secondo fu mandato in esilio-, la carriera di Lú Lún subì una battuta d’arresto.
Nel 780 d.C., con l’ascesa al trono dell’imperatore Dézōng 唐 德 宗 , fu nominato governatore di Zhàoyìng 照 應 .
Nel 785 d.C.fece parte della segreteria di Hùn Zhèn 渾 瑊 , governatore militare (節 度 使 “jiédùshĭ”) del Hézhōng 河 中.
Terminò la carriera con il rango di direttore ministeriale (戶 部 郎 中 “húbùlángzhōng”).
Morì nel 799 d.C.
I “Quattro Canti di Frontiera (塞 下 曲 四 “ sài xià qū sì”) appartengono ad un genere coltivato da molti poeti dell’epoca Táng: la descrizione della dura vita dei soldati nelle regioni di frontiera, delle rigide condizioni climatiche, dei continui scontri con i nomadi della steppa.
Nota
(1) Gli esami furono annullati forse perché, a causa della guerra e dei relativi disordini, non si erano svolti regolarmente, forse, come talvolta accadeva, per ragioni politiche.
Quattro Canti di Frontiera
塞 下 曲 四 sài xià qū sì
Nel primo canto sembra quasi di assistere ad un film in costume. Vediamo, dall’alto, una distesa di tende, di fronte alle quali sono schierati uomini in armi. Il generale, in piedi su un palco eretto al centro dell’accampamento, tiene in mano una freccia piumata, simbolo del comando . Un orifiamma con le sue insegne garrisce al vento. L’uomo urla un ordine e le truppe rispondono con un immenso boato. L’esercito è pronto all’attacco.
Per mantenere la concisione dell’originale, ho rinunciato nella traduzione a qualche dettaglio. Ho omesso ad esempio di aggiungere al termine “freccia” l’aggettivo “dorata” e al termine “bandiera” l’aggettivo “ricamata”.
I
Penne d’aquila sulla freccia. (1)(2)
Bandiera a coda di rondine.(3)
In piedi, un uomo urla un comando.(4)
Da mille tende un solo grido.
首 之 一 shŏu zhī yī
鷲 翎 金 樸 姑 jiù líng jīn pú gū
燕 尾 繡 蝥 弧 yàn wĕi xiù máo hú
獨 立 楊 新 令 dú lì yáng xīn lìng
千 營 共 一 呼 qiān yíng góng yī hū
NOTE
1) Ho deciso di usare il singolare perché l’espressione 鷲 翎 金 樸 姑 (“jiù líng jīn pú gū”), vale a dire “la freccia d’oro ornata di penne d’aquila”, sembra riferirsi ad un particolare tipo di freccia, e precisamente alla “grande freccia piumata” ( 大 羽 箭 ”dà yŭ jiàn”) che i generali più illustri tenevano in mano come simbolo del comando ( l’equivalente del bastone da maresciallo al tempo di Napoleone).
Si ricordino in proposito i versi di Dù Fŭ nella poesia intitolata ”Presentazione di un dipinto” ( 丹 青 引 贈 曹 霸 將 軍 ”dān qīng yīn zèng Cáo Bà jiāng jūn”), dedicata al generale Cáo Bà, che fu anche un celebre pittore:
”Tu, o generale, col tuo pennello, hai ridato vita ai loro volti.
Su molte teste hai ricollocato le corone dei saggi,
rimesso sui petti dei fieri militari la grande freccia piumata”.
La “grande freccia piumata” era un’onorificenza istituita dall’imperatore Tàizōng 太 宗 per onorare i comandanti che si erano maggiormente distinti nella difesa dell’impero.
2) Troviamo qui uno di quegli sfoggi d’erudizione che tanto piacevano ai letterati dell’epoca Táng. Per indicare la “freccia”, il poeta non usa infatti il termine corrente (箭 ”jiàn”) ,bensì un’espressione ricercata ( 樸 姑 “púgū”), che figura in un testo risalente al periodo degli Stati combattenti (戰 國 時. 戰 國 時 代 “zhànguó shídài”).
Si tratta del nome con cui era chiamata , come risulta dalla “Cronaca di Zuŏ” (左 轉 zuŏ zhuàn”), ”Undicesimo anno del duca Zhuāng di Lŭ“ (莊 公 十 有 一 年 “zhuāng gōng shí yŏu yī nián”) , una “freccia d’oro” appartenente al duca Zhuāng di Lŭ. La etimologia del nome non è chiara. Il Legge interpreta il nome 金 樸 姑 (jīn púgū) come “la servitrice d’acciaio”, ma osserva che il termine è talora scritto con altri caratteri. Si può comunque notare che il carattere “pú” 樸 ( versione moderna: 朴 ) designa anche un albero, il Celtis Sinensis, da cui era forse stato ricavato il legno per la freccia.
3) Il termine燕 尾 蝥 弧 (“yàn wĕi máo hú”) designa gli stendardi a coda di rondine, detti anche orifiammi, perché la più celebre bandiera di questo tipo in Europa era lo stendardo del re di Francia, chiamato “oriflamme” ( dal latino “aurea flamma”). Il carattere 蝥 (“máo”), che indica la cantaride, un coleottero di un verde intenso , potrebbe forse riferirsi al colore della bandiera.
4) Ho tradotto con “un uomo, in piedi” l’espressione 獨 立 (“dú lì”) “solo, in piedi”, che si riferisce, manifestamente, al generale.
La seconda poesia comincia con una vivida descrizione dei paesaggi dell’Asia Centrale: dense foreste si alternano con la steppa battuta da venti impetuosi. Il generale, al pari dei suoi soldati, si esercita nel tiro con l’arco. Le sue eccezionali qualità emergono anche in questa disciplina: le frecce, scagliate con gran forza ed estrema precisione, penetrano nella roccia presa a bersaglio fino al ciuffo di penne che ne forma la coda.
II
Densi boschi. Erba agitata dal vento.
Di notte , il generale prova l’arco. (1)
All’alba cerca le sue bianche frecce, (2)
profondamente infisse nella roccia.(3)(4)
首 之 二 shŏu zhī èr
林 暗 草 驚 風 lín àn căo jīng fēng
將 軍 夜 引 弓 jiāng jūn yè yĭn gōng
平 明 尋 白 羽 píng míng xún bái yŭ
沒 在 石 稜 中 mò zài shí léng zhòng
NOTE
1) Non è chiaro perché il generale si eserciti di notte. Forse la guerra contro i nomadi del deserto era più che altro una guerriglia che non escludeva imboscate e assalti notturni, da entrambe le parti. In queste condizioni, poteva essere importante esercitarsi a combattere anche al buio.
2) Il testo cinese reca una sineddoche, indicando una parte per il tutto. Le “bianche piume” (白 羽“bái yŭ”) indicano infatti “le frecce”, che portano all’estremità un ciuffo di penne.
3) Il termine 稜 “léng” designa una “tavola quadrata di legno” e si riferisce quindi chiaramente ad un “bersaglio”.Qui il bersaglio non è tuttavia costituito da una tavola di legno, ma è stato disegnato sulla roccia.
4) La descrizione che figura nella poesia reca implicita un’altra citazione colta. Essa ricorda infatti l’episodio del generale Lĭ Guăng 李 廣 , vissuto sotto la dinastia dei Hàn Occidentali 西 漢 朝 , il quale, una notte, andando a caccia, scagliò una freccia contro una sagoma che gli parve quella di una tigre accovacciata e, il mattino seguente, la ritrovò conficcata profondamente in una roccia. L’episodio, narrato nella “Biografia del generale Lĭ” (李 將 軍 列 傳 ”lĭ jiāngjūn lièzhuàn), al capitolo 109 delle “Memorie Storiche”(史 記 “shĭjì”) di Sīmă Qiān 司 馬 遷 , è ricordato come esempio della forza prodigiosa di questo guerriero.
III
Lo scontro è stato vittorioso. Non sappiamo se si tratti di un’imboscata notturna o di un combattimento durato sino al calar della notte. Nell’oscurità i barbari si sbandano e cercano salvezza nella fuga. In mezzo ad una tempesta di neve, i soldati si lanciato in un inseguimento sfrenato.
Le oche selvatiche volano alte
nel tenue chiaror della luna.
I capi barbari fuggono (1)
cercando scampo nella notte.
In sella a veloci cavalli (2)
ci lanciamo all’inseguimento.
La neve cade pesante
sugli archi e sulle spade.
首 之 三 shŏu zhī sān
月 黑 雁 飛 高 yuè hēi yàn fēi gāo
產 于 夜 遁 桃 chán yú yè dùn táo
欲 將 輕 騎 逐 yú jiāng qīng qí zhú
大 雪 滿 弓 刀 dà xuè măn gōng dào
NOTE
1) Il termine “chányú” 產 于 è la trascrizione fonetica della parola “khan”, che indicava i capi delle tribù nomadi della steppa.
2) Il termine “qīng” 輕 (“leggero”) fa pensare che le truppe cinesi fossero montate su cavalli leggeri e veloci, particolarmente adatti alla guerriglia nella steppa. Potrebbe tuttavia anche esserci un riferimento a speciali reparti di “cavalleria leggera”, uno dei cui compiti consisteva appunto nell’inseguire il nemico in fuga.
Le truppe esultano per la fuga del nemico e festeggiano la vittoria con canti e danze. Il rullo dei tamburi si diffonde tra valli e montagne portando dappertutto la notizia del trionfo sui barbari.
IV
Facciamo festa nelle tende (1)
innalzate in mezzo alla steppa.
e suoniamo per celebrare (2)
le gesta delle nostre truppe!(3)
Danziamo nelle armi dorate!(4)
Inciucchiamoci tutti quanti,
mentre i tamburi rimbombano
come tuono tra monti e valli!.
首 之 四 shŏu zhī sì
野 暮 蔽 瓊 筵 yĕ mù bì qióng yán
羌 戎 賀 勞 旋 qiān róng hè láo xuán
醉 和 金 甲 舞 zuì hé jīn jiă wú
雷 故 動 山 川 léi gŭ dòng shān chuān
NOTE
1) Letteralmente: “Si stendano bei tappeti nelle tende innalzate in mezzo alla steppa”. Il termine “yán” 筵 indicava la stuoia di corteccia di bambù che si stendeva dinanzi ai tavolini quando si ricevevano ospiti. Più tardi esso assunse per estensione, anche il senso di “festa”,”banchetto”.
2) Witter Bynner traduce: “Let bugles cry our victory”, cioè: ”Che le trombe proclamino la nostra vittoria”, ma non ho trovato fonti da cui si possa dedurre chiaramente che il termine “qiāng róng” 羌 戎 indica le trombe o i corni di guerra. I dizionari on line danno per il termine Qiàng Róng la definizione di “barbari nomadi” o di “minoranze etniche che, nei tempi antichi, abitavano la parte nordoccidentale dell’attuale territorio cinese”. Si potrebbe tradurre il verso con “anche i barbari celebrino le nostre gesta”, ma è solo un’ipotesi di interpretazione.
3) L’espressione 勞 旋 (“láo xuán”) viene tradotta con “imprese” “gesta”. Il termine 勞(“láo”) sembra riferirsi ad un “lavoro”, una”realizzazione”,”un’impresa”. Il termine 旋 (“xuán”) ha, tra i suoi vari significati, anche quello di riuscire ad avere successo in un combattimento o in un confronto con un’altra persona.
4) Il termine 金 “jīn” va qui inteso nel senso generico di “metallo”. L’espressione 金 甲 (“jīn jiă”) significa dunque semplimente “corazze e maglie di ferro”.Ho tradotto "dorate" per esigenze metriche.