Tāng Xiănzŭ 湯 顯 祖 (1550 d.C.-1616 d.C.) , nativo di Línchuān 臨 川 nel Jiāngxī 江 西 , è un drammaturgo dell’epoca Míng 明 朝 .
Pur avendo superato brillantemente gli esami imperiali, non ottenne mai incarichi importanti nell’amministrazione.
Ritiratosi a vita privata nel 1598, ritornò al suo paese natale, dove si dedicò esclusivamente alla letteratura.
I suoi quattro drammi principali: “La Storia dello Spillone di Porpora” ( 紫 釵 記 “zĭchāi jì”), “Il Padiglione delle Peonie” (牡 丹 亭 “mŭdān tíng”), “La Leggenda di Hándān” (邯 鄲 記 “hándān jì”) e “La Storia della Branca Meridionale” (南 柯 記 “nánkē jì”) sono conosciuti come “I Quattro Sogni di Línchuān” (臨 川四 夢 “línchuān sì mèng”) o “I Quattro Sogni della Sala da Tè di Giada”(玉茗堂四 夢 “yùmíngtáng sì mèng”) a causa dell’importanza decisiva che un sogno ha in ciascuno di essi.
La forma in cui sono composti i drammi di Tāng Xiănzŭ è quella dell’opera “kúnqŭ” 崑 曲 , così chiamata perché la sua musica si ispira alle melodie di Kúnshān 崑 山 presso Sūzhōu 蘇 州 nel Jiāngsū 江 蘇, un tipo di opera che dominò le scene teatrali dal XVI° al XVIII°.secolo, per lasciare poi gradualmente il posto all’opera di Pechino. Essa è una sintesi di dramma, opera e balletto, sebbene non vi manchino neppure le scene mimate, la farsa e le danze acrobatiche. Sotto l’aspetto musicale, essa non comporta nuove creazioni, ma si appoggia ad antiche melodie dette “qŭpài” 曲牌 che vengono provviste di un nuovo testo dall’autore dell’opera ( secondo un procedimento analogo a quello che diede origine, già ai tempi dei Sòng, al genere letterario noto come 詞 “cí”, vale a dire “canzonetta” ).Nel libretto si distinguono le parti musicali, che sono cantate con l’accompagnamento degli strumenti e che corrispondono alle “arie” dell’opera europea, e le parti in prosa (monologhi e dialoghi), che sono declamate e che corrispondono, grosso modo, al nostro “recitativo”.
Il più celebre di questi drammi è “Il Padiglione delle Peonie”, ambientato negli ultimi anni della dinastia Sòng 宋 朝 , che narra la storia d’amore tra lo studente Liŭ Mèngméi 柳 夢 梅 e la fanciulla Dù Lìniáng 杜 麗 娘 , figlia del prefetto di Nán ‘Ān 南 安.
Addormentatasi nel giardino di casa, Dù Lìniáng sogna di incontrare un giovane studioso, Liŭ Mèngméi, del quale si innamora perdutamente. Un petalo che le cade sul volto la risveglia. Tormentata da questo amore appassionato per una persona che sembra esistere soltanto nei suoi sogni, la fanciulla deperisce a vista d’occhio e muore.
I due sono però predestinati ad amarsi.
Qualche anno più tardi, Liŭ Mèngméi, che esisteva veramente e che ora abita nella stessa casa in cui viveva la fanciulla, si sta riposando in giardino. Dù gli appare in sogno e lo esorta ad andarla a cercare. Quando Liŭ apre la tomba, Dù si risveglia e ritorna a vivere.
Recatosi dal padre di Dù per portargli la bella notizia, Liŭ non è creduto e viene arrestato come impostore e saccheggiatore di tombe.
Sfugge alla condanna a morte solo perché nel frattempo si viene a sapere che si è classificato primo agli esami imperiali.
L’Imperatore lo perdona e gli consente di vivere con la sua amata.
Il pezzo che segue costituisce la quarta scena dell’opera (1 ) ed è un intermezzo comico che vede come protagonisti due personaggi minori: il precettore e il portinaio.
IL PADIGLIONE DELLE PEONIE
Scena IV
Il Lamento dell’Intellettuale Frustrato
(Entra un personaggio vestito da vecchio letterato)
Sull’aria di “Un Ripetuto Invito a Bere”
Quanto è amaro studiare notte e giorno (2)
dopo che son svanite le ambizioni!.
Come ho sofferto nelle aule d’esame (3)
dove ho soltanto sprecato il mio tempo!
Quale pena vedere che lo studio
ha deluso tutte le mie speranze
e che negli anni m’ha fatto un sol dono:
m’ha regalato un’asma con i fiocchi!.
Sempre più frequenti i colpi di tosse,
sempre più rari i bicchieri di vino.
Le lezioni che do ai bimbi del paese
bastano appena per farmi mangiare.(4)
Ci sarà mai qualcuno lassù in alto
ch’abbia pietà d’una triste canizie?. (5)
Io sono Chén Zuìliáng (6), dotto confuciano della prefettura di Nán’ Ān (7), diplomato del grado iniziale (8) Il mio nome di cortesia è Bócuì. Mio nonno era medico. (9) Fin da ragazzino ho studiato gli scritti di Confucio. Ho cominciato a dodici anni e ho sempre continuato a studiare. Ho partecipato quindici volte agli esami imperiali, ma sono sempre stato sfortunato, perciò non sono mai andato avanti nella carriera ed ora ho perso il posto e faccio fatica a nutrirmi e ad abbigliarmi in modo decente. I giovani mi deridono chiamandomi Chén Juéliáng. (10) Poiché mi occupo di medicina, di divinazione, di geomanzia e di tante altre cose, hanno anche trasformato il mio nome di cortesia da“Bócuì” in “Bózásuì”(11). L’anno prossimo compirò sessant’anni, ma non vedo prospettive di miglioramento della mia situazione. I miei facevano i farmacisti.(12) Forse potrei mettermi anch’io a vendere medicinali. Purtroppo, passare da letterato a farmacista è come passare dalle verdure coltivate alle erbe dei prati (13); è una cosa di cui non si può nemmeno parlare. Ieri ho sentito dire che Dù , il prefetto di Nán’Ān, sta cercando un precettore per sua figlia. Quanti si daranno da fare per avere questo incarico!. Che cosa li spinge? Punto uno: potranno vantarsene nel villaggio da cui provengono. Punto due: saliranno nella scala sociale. Punto tre: potranno frequentare i potenti (14). Punto quattro: potranno mettersi d’accordo con l’intendente per falsificare i conti di casa. Punto cinque: potranno ambire ad altri posti che offrano buone prospettive. Punto sei: incuteranno rispetto ai domestici, che abbasseranno la testa dinanzi a loro. Punto sette: potranno ingannare le loro mogli. Sette buone ragioni per farli accorrere senza pensare a null’altro.(15).Tutti costoro ignorano con quanta alterigia siano capaci di trattarti i funzionari pubblici! Per di più, insegnare ad una donna è un compito estremamente difficile: non ottieni risultati né se ti mostri accomodante, né se ti mostri severo. E per salvare la faccia, non ti serve a nulla né piangere, né sorridere. È un posto che andrebbe bene ad un vecchio come me.
(Entra il portinaio della prefettura)
Portinaio: Non c’è studioso al mondo che non sia un poveraccio
e non c’è portinaio che non sia un gran volpone.
(saluta Chén)
Le mie congratulazioni, Professor Chén Zuìliáng.
Chén: Per quale ragione vi congratulate con me.?
Portinaio: Il prefetto cerca un insegnante per la figlia
ed ha già respinto decine di candidati
che gli erano stati proposti dal rettore.
Dice che vorrebbe una persona competente.
Sono andato dal rettore a fare il vostro nome.
Ho qui in mano la convocazione del prefetto.
Chén : È il male dell’uomo voler insegnare agli altri.(16)
Portinaio: È il cibo dell’uomo. Così, almeno, mangerete.
Chén: Lasciamo perdere ed incamminiamoci pure.
(si avviano)
Sull’”Aria dell’Eremita della Grotta”) (17)
Chén: Un rattoppo per la sciarpa, divorata dalle tarme.
Una suola per le scarpe, ch’eran tutte scalcagnate.
Portinaio: Or che in cattedra sedete, ecco in giro non andrete
con la tunica sdrucita, con le pezze sul sedere.
I due, insieme: Per poter gustare il cibo guadagnato col lavoro
s’ha da sciaquar la bocca con l’acqua dell’inchiostro, (18)
s’ha da levar dai denti l’odor dei cetrioli.
Commiato (19)
Portinaio: Se il portinaio non si fosse arrabattato,
il professore avrebbe trovato questa pacchia?
Chén: Capisco! Volete ringraziamenti e ricompense,
ma aspettiamo almeno che la cosa vada in porto.
I due, insieme: Allora d’accordo: il doppio cinque e il doppio nove.(20)
quando vi vedremo uscire (uscirò) dalla prefettura (21)
tenendo stretto ciò ch’avrete (avrò) nelle maniche .(22)
Portinaio: Siamo arrivati alla porta della prefettura.
Portinaio Quanto deludono, se guardi a fondo,
tutta la gloria e i piaceri del mondo. (23)
Chén Chi presterà attenzione a barba e baffi
che sono ormai candidi come argento? (24)
Portinaio Splendido nei paramenti sontuosi,
siede calmo e compassato il prefetto. (25)
Chén Infiniti son quelli che invocano
dal suo favore benefici e fortuna. (26)
NOTE
1) Caratteristica del “kūnqŭ”崑 曲 è l’eccezionale lunghezza delle opere che comportano spesso parecchie decine di scene.”Il Padiglione delle Peonie” è composto , ad esempio, di ben 55 scene. Poiché una rappresentazione completa richiederebbe almeno un paio di giorni, è invalso l’uso di rappresentarne solamente una parte o una selezione delle scene più significative. Gli spettatori sono d’altronde interessati più alla qualità degli attori, che devono essere al tempo stesso anche cantanti e danzatori, che alla trama della storia.
2) Letteralmente 燈 窗 苦 吟 (“dēng chuān kŭ yín”) ,vale a dire “è amaro borbottare alla luce della candela o accanto alla finestra”. Il termine 吟 (“cantare”, “recitare”,”mormorare”) è qui usato perché il metodo più comune per memorizzare bene i testi da portare all’esame era quello di leggerli più volte ad alta voce.
3) Per ragioni di semplicità ho tradotto con “aule d’esame” l’espressione 科 場 (“kē cháng”), cioè “campo degli esami”. In realtà, l’organizzazione logistica degli esami imperiali era totalmente diversa da quella dei nostri esami di Stato. I candidati non venivano infatti riuniti in aule d’esame, bensì rinchiusi in minuscole celle individuali, dotate di un letto, di una sedia e di una scrivania, dove rimanevano, senza alcun contatto con il mondo esterno, per tutto il tempo necessario allo svolgimento delle prove, che era fissato in tre giorni. Le celle erano installate in un’area recintata e strettamente sorvegliata.
4) L’espressione originale 減 廚 煙 (“ jiăn chú yān”), vale a dire “sempre più raro il fumo in cucina”, mette in evidenza quanto sia dura la vita dell’intellettuale disoccupato che si guadagna il pane con qualche misera lezione privata.
5) I termini 春 愁 (“chūn chóu”) e 鶴 髮 (“hèfà”) sono due espressioni idiomatiche. La prima, letteralmente “tristezza di primavera”, indica la melanconia; la seconda, “letteralmente “capelli (bianchi come le piume) di una gru”, indica la vecchiaia.
6) L’ironia compare già nel nome del personaggio. Chiamandolo 最良(“zuìliáng), vale a dire “il migliore”, i genitori intendevano augurargli una vita piena di successi, ma la realtà li ha amaramente delusi.
7) Nán’Ān 南安 è una città della provincia del Fújiàn 福 建 , che fece parte dell’antico Regno di Wú 吳 國.
8) Il termine 生員 (“shēng yuán”, “membro del corpo studentesco”), o più frequentemente 秀 才 (“xiùcái”, “talento segnalato”), designava coloro che avevano avevano superato il terzo degli esami che si svolgevano a livello locale, chiamato 院 試 (“yuànshì”, “esame accademico”). Lo “yuànshì” era l’ultimo degli “háizi kăoshì” (孩 子 考 試 ), vale a dire gli “esami per i ragazzi”, così chiamati perché potevano essere sostenuti a partire dall’adolescenza (gli altri due erano lo “xiàn kăoshì”( 縣 考 試 “esame della contea”) e il “fŭshì” (府 試 “esame prefettorale). Il relativo diploma garantiva alcuni privilegi come l’esenzione dalle corvées, l’accesso a piccole funzioni locali o una limitata immunità dalle pene corporali, ma la carriera nella pubblica amministrazione era aperta soltanto a chi avesse sostenuto con successo ulteriori esami.
9) Il termine 祖 父 (“zŭfù”) indica abitualmente il nonno paterno. Sarebbe però anche possibile leggere i due caratteri separatamente. In questo caso la frase significherebbe “mio nonno e mio padre erano medici”.
10) Chén Juéliáng equivale a “Chén l’affamato”. Il termine 絕 (“jué”) significa infatti “mancare”, mentre il termine 糧 (“liáng”) significa “grano”,”cibo”, “provviste”. Si tratta di un calembour che rimanda all’inizio di un passo dei dialoghi di Confucio (Cap.XV, par.2):” Mentre Confucio si trovava a Chén, vennero a mancare le provviste...(在 陳 絕 糧 “zài chén jué liáng”)”.
11) Troviamo qui un altro gioco di parole. Il nome 伯 粹(“bócuì”) significa pressappoco “distinto fratello maggiore”, mentre l’espressione 百 雜 碎 (“bózásuì”) vale “ miscuglio di cento cose varie”, indica cioè una persona che non ha un lavoro e che si arrangia per sopravvivere facendo mille cose diverse.
12) Il testo usa indistintamente i termini “medico”(醫 “yī”) e “farmacista”(藥 居 “yàojū”). Occorre ricordare che, all’epoca di Táng Xiănzŭ, le due professioni non erano nettamente separate e che i medici preparavano e vendevano essi stessi le erbe medicinali.
13) Lo status sociale di un letterato era molto superiore a quello di un medico. In questo senso va interpretato, a mio parere, il secondo termine di paragone “trasformarsi da verdure coltivate in erbe dei prati “(菜 變 虀 “cài biàn luò”).
14) Il termine 太 歲 (“tài suì”) è qui usato in senso metaforico per indicare i potenti. In senso letterale esso designava le dodici stelle che si opponevano al pianeta Giove nel corso del suo ciclo orbitale. Ciascuna di tali stelle era considerata come una divinità dal taoismo e svolgeva un ruolo importante nell’astrologia e nella geomanzia.
15) Fra tutte queste ragioni manca ovviamente l’unica che dovrebbe motivare un buon precettore: sviluppare lo spirito del suo allievo educandolo alla saggezza.
16) Chén cita qui dal “Méngzĭ” 孟 子 , capitolo intitolato “Lílóu” 離 婁 , parte prima, paragrafo 23: “Mencio disse: ‘È il male dell’uomo voler insegnare agli altri’” ( 孟子曰:人之患在好為人師).
17) Il recitativo è seguito da un duetto canzato sull’aria della “Canzone dell’Eremita della Grotta”(洞 仙 歌 “dòng xiān gē”).
18) L’effetto comico è qui ottenuto facendoci credere che il povero Chén Zuìliáng debba addirittura ricorrere all’inchiostro per sciaquarsi la bocca. Il termine (硯水 “yàn shuĭ”) indica infatti l’acqua che viene versata nell’incavo della pietra da inchiostro. Sfregando il bastoncino d’inchiostro sulla pietra, una piccola quantità di inchiostro si diluisce nell’acqua formando così l’inchiostro liquido.
19) Il termine 前 腔 (“qián qiāng”) indica, nel linguaggio musicale, una variazione della melodia. L’ho tradotto con “commiato” perché è il duetto con cui i personaggi escono di scena.
20) Il termine “Festa del Massimo di Energia Positiva” (端 陽 節 “duān yáng jié”) designa la festa tradizionale conosciuta anche come Festa delle Barche dei Draghi (龍 舟 節 “lóngzhōujié) o “Festa del Doppio Cinque”(重 五 節 “chóngwŭjie ).perché si svolge il quinto giorno del quinto mese lunare. Il carattere 九 (“jiŭ”, “nove”) ricorda la “Festa del Doppio Yáng”( 重 陽 節 “chóngyángjié”) detta anche la“Festa del Doppio Nove”( 重 九 節 “chóngjiŭjié”), perché si svolge il nono giorno del nono mese lunare. Queste feste costituivano anche le date alle quali venivano pagati i servizi prestati nel corso dell’anno.
21) Nell’opera cinese il duetto è facilitato dal fatto che, quando cantano insieme, i personaggi possono usare le stesse parole. L’invariabilità delle forme verbali consente infatti di attribuire ad ogni personaggio le sfumature di significato che gli sono proprie senza modificare la frase.
22) Fino ai tempi moderni gli abiti dei Cinesi non avevano tasche. La funzione delle tasche era svolta dalle larghe maniche della tunica che formavano, tra il polso ed il gomito, una specie di sacca in cui si potevano infilare pacchetti, lettere, monete ed altre cose. I Giapponesi tenevano invece questi oggetti in piccoli astucci chiamati 印籠 (“inrō”)che fissavano alla cintura con una cordicella attaccata ad un bottone detto 根付 (“netsuke”).
23) Il verso è una citazione da Lĭ Shāngyĭn 李商隱
24) Il verso è una citazione da Cáo Táng 曹 唐
25) Il verso è una citazione da Zhū Qìngyú 朱 慶 餘
26) Il verso è una citazione da Hànyú 韓 愈
牡丹亭
第四齣 腐歎
(雙勸酒)(末扮老儒上)燈窗苦吟,寒酸撒吞。科場苦禁,蹉跎
直恁!可憐辜負看書心。吼兒病年來迸侵。「咳嗽病多疏酒盞,村童俸薄減廚煙。爭知天上無人住,弔下春愁鶴髮仙。」自家南安府儒學生員陳最良,表字伯粹。祖父行醫。小子自幼習儒。十二歲進學,超增補廩。觀場一十五次。不幸前任宗師,考居劣等
停廩。兼且兩年失館,衣食單薄。這些後生都順口叫我「陳絕糧」。因我醫、卜、地理,所事皆知,又改我表字伯粹做「百雜碎」。明年是第六箇旬頭,也不想甚的了。有箇祖父藥店,依然
開張在此。「儒變醫,菜變虀」,這都不在話下。昨日聽見本府杜太守,有箇小姐,要請先生。好些奔競的鑽去。他可為甚的?鄉邦好說話,一也;通關節,二也;撞太 歲 ,三也;穿他門子管家,改竄文卷,四也;別處吹噓進身,五也;下頭官兒怕他,六也;家裏騙人,七也。為此七事,沒了頭要去。他們都不知官衙可是好踏的!況且女學生一發難教,輕不得,重不得。儻然間體面有些不臻,嗁不得,笑不得。似我老人家罷了。「正是有書遮老眼,不妨無藥散閒愁。」(丑扮府學門子上)「天下秀才窮到底,學中門子老成精。」(見介)陳齋長報喜。(末)何喜?(丑)杜太爺要請箇先生教小姐,掌教老爺開了十數名去都不中,說要老成的。我去掌教老爺處稟上了你,太爺有請帖在此。(末)「人之患在好為人師」。(丑)人之飯,有得你喫哩。(末)這等便行。(行介)
(洞仙歌)(末)咱頭巾破了修,靴頭綻了兜。(丑)你坐老齋頭,衫襟沒了後頭。(合)硯水漱淨口,去承官飯溲,剔牙杖敢黃虀臭。
(前腔)(丑)咱門兒尋事頭,你齋長干罷休?(末)要我謝酬,知那裏留不留?(合)不論端陽九,但逢出府遊,則捻著衫兒袖。(丑)望見府門了。
(丑)世間榮樂本逡巡,李商隱(末)誰睬髭鬚白似銀?曹唐
(丑)風流太守容閒坐,朱慶餘(合)便有無邊求福人。韓愈