31
Il sogno di Olaf
Olaf Höskuldsson viveva nella sua fattoria, circondato da grande stima, come si è già detto.
Un uomo agiato, che abitava ad Asbjarnnes, nella parte settentrionale della Vididal, Gudmund, figlio di Sölmund, chiese in moglie Thurid ed offrì per lei una ricca dote. Thurid era una ragazza intelligente, sveglia e capace.
Da Gudmund e Thurid nacquero Hall, Bardi, Stein, Steingrim, e due ragazze Gudrun e Olöf.
Thorbjörg, la seconda figlia di Olaf, era una ragazza piacente e di belle forme. Era chiamata Thorbjörg la superba e fu data in moglie ad Asgeir ,figlio di Snört, che abitava ad ovest, nel Vatnsfjörd. ed era un uomo eccellente. Fu loro figlio Kjartan, padre di Thor, da cui nacque Snorri, che generò Thorvald, da cui trae origine la famiglia dei Vatnsfirdingar.
Thorbjörg sposò in seconde nozze Vermund, figlio di Thorgrim, da cui ebbe una figlia Thorfinna, che andò in moglie a Thorstein Kuggason.
La terza figlia di Olaf, Bergthora, andò in sposa ad ovest, nel Djupafjörd, a Thorall il sacerdote, figlio di Odd Yrarson.
Da loro nacque Kjartan, padre di Sturla il fabbro, quello che allevò Thord Gilsson, che fu padre di Sturla .
Olaf possedeva molti begli esemplari tra i suoi capi di bestiame. Tra questi un bel toro chiamato Harri, di color grigio pomellato, più grosso di tutti gli altri bovini. Aveva quattro corna: due erano grandi e normalmente piazzate, il terzo corno era piantato di traverso, il quarto ,ricurvo, nasceva in mezzo alla fronte e scendeva fra gli occhi. Questo corno gli serviva per rompere il ghiaccio. Il toro batteva la terra con gli zoccoli come un cavallo.Durante un inverno molto rigido Harri si allontanò da Hjardarholt risalendo la valle del Brejdafjörd e si fermò in un punto che oggi si chiama Harrastöd. Lì rimase tutto l’inverno con altri sedici bovini e trovò cibo per tutti. Giunta la primavera ritornò ai suoi pascoli abituali nella zona chiamata Harrabol, che faceva parte della fattoria di Hjardarholt.
Quando Harri ebbe diciott’anni il corno ricurvo gli cadde dalla fronte e, quello stesso autunno, Olaf lo fece macellare.
La notte successiva Olaf vide in sogno una donna di alta statura che gli si rivolse in tono iroso: “ Sei sveglio?.”
Olaf rispose che era sveglio. “Tu stai dormendo” ribattè la donna “ma non ha importanza. Tu hai fatto uccidere mio figlio e me lo hai restituito mutilato. Per questa colpa vedrai uno dei tuoi figli affogare nel sangue ad opera mia, e sceglierò proprio quello che tu ami di più.”
Ciò detto, svanì. Olaf si svegliò di botto e gli parve .di intravedere una donna che fuggiva. Olaf fu molto turbato da questo sogno e lo raccontò ai suoi amici, ma nessuno riuscì a interpretarlo in senso favorevole. Egli preferì dar credito a coloro che gli dissero che quel sogno non aveva alcun significato.
32
Gudrun, la figlia di Osvif
Osvif, figlio di Helgi, discendeva, dal lato paterno, da Björn lo scalzo, giacché suo nonno Ottar era figlio di Björn lo svedese, uno dei figli di Ketil dal naso piatto. Sua madre era Njödbörg, figlia di Kadlin, figlia di Rolf il camminatore, che fu figlio di Thor, il padrone dei buoi. Questo Thor fu un agiato signorotto che risiedeva nella parte orientale della Norvegia, nel golfo di Oslo, e che aveva ricevuto questo soprannome perché era padrone di tre isole su ciascuna delle quali allevava una mandria di ottanta bovini. Regalò una di queste isole con la relativa mandria al re Hakon e questo dono lo rese molto famoso.
Osvif, che abitava a Laugar nella Saelingdal, era un uomo molto saggio. Aveva sposato Thordis, figlia di Thiodolf il corto, da cui aveva avuto cinque figli maschi: Ospak, Helgi, Vandrad, Torrad ,Thorolf ed una femmina:Gudrun.
Gudrun era, a quell’epoca, la migliore fanciulla d’Islanda tanto per bellezza quanto per intelligenza. Era così raffinata ed elegante che le altre donne sembravano vestite di stracci di fronte a lei anche quando erano abbigliate con i loro abiti migliori e con i loro gioielli più preziosi. Inoltre era più sveglia e pronta. di lingua di tutte le altre donne ed era anche di animo generoso.
Nella fattoria di Osvif viveva una donna chiamata Thoralla la pettegola, che era una sua lontana parente. Questa donna aveva due figli: Odd e Stein. Erano uomini robusti e facevano gran parte del lavoro pesante nella fattoria di Osvif, ma avevano la lingua lunga come la loro madre e perciò non erano molto benvoluti dai vicini, anche se i figli di Osvif li tenevano in grande stima.
La fattoria di Tunga era gestita da un abile contadino, Thorarin, figlio di Thor Saeling, uomo forte e robusto. Egli coltivava terreni fertili, ma non aveva molto bestiame. Osvif voleva comprare un po’ di terra da Thorarin perché, diversamente da quest’ultimo, aveva poca terra e molto bestiame. Andò a finire che Osvif comprò da Thorarin tutti i terreni che quest’ultimo possedeva sui due lati della valle da Gnupuskard a Stakkagill. Era terra ricca e fertile.Osvif vi fece costruire un recinto per il suo bestiame. Osvif aveva sempre un largo seguito e viveva in modo molto brillante.
Ad est, presso Saurby, c’era una fattoria chiamata Hol, in cui vivevano tre persone: i fratelli Thorkel Hvelp e Knut, di nobile famiglia, ed il loro cognato Thord, che era comproprietario della fattoria. Thord aveva preso il cognome dalla madre e veniva chiamato Ingunnarson. Suo padre era Glum Geirason. Thord era un uomo di bell’aspetto e vigoroso, molto capace e grande esperto di questioni legali. Aveva sposato Aud, sorella di Thorkel e di Knut, che però non era particolarmente graziosa né brillante e della quale non era molto innamorato. Thord l’aveva sposata soprattutto per i soldi, perché era una ragazza molto ricca. La fattoria era fiorita da quando Thord aveva cominciato a collaborare alla sua gestione.
32
I sogni di Gudrun
Gest, figlio di Oddleif, abitava ad ovest, presso Bardastrand, nella zona di Hagi. Era un uomo potente e saggio ed aveva spesso il dono della preveggenza. Aveva molti amici tra i notabili e molti si recavano da lui a chiedere consiglio. Ogni anno, quando si recava all’assemblea, faceva sosta a Hol.
Una volta, dopo aver trascorso la notte a Hol, Gest si alzò presto la mattina perché intendeva compiere un lungo percorso e giungere verso sera a Thykkvaskog, dove abitava suo cognato Armod con la moglie Thorunn ed i figli Örnolf e Halldor.
Durante il giorno Gest cavalcò da Saurby verso occidente e giunse ai bagni di Saelingsdal, dove si riposò un momento. Gudrun che andava al bagno lo salutò cordialmente perché era suo parente. Gest rispose con pari cordialità e cominciarono a conversare perché erano entrambi intelligenti e di parola facile.
Vedendo che si faceva tardi, Gudrun disse a Gest: “Mio caro parente, sarei lieta che questa sera tu venissi da noi con tutti i tuoi accompagnatori. Tale è anche il desiderio di mio padre, sebbene abbia lasciato a me l’onore di formulare questo invito e di farti sapere che sarai ospite gradito ogni volta che tu percorra questo cammino.”
Gest ringraziò vivamente e disse che l’invito era molto generoso, ma che preferiva tuttavia proseguire secondo il piano prestabilito.
Allora Gudrun lo pregò di interpretare alcuni suoi sogni: “Ho fatto parecchi sogni durante l’inverno e quattro in particolare mi hanno molto inquietata, ma nessuno è stato in grado di interpretarli in modo soddisfacente per quanto io non abbia affatto chiesto di interpretarli in un senso che mi fosse favorevole.”
Gest rispose:” Raccontami i tuoi sogni. Può pur darsi che riusciamo a tirarne fuori qualcosa.”
Gudrun raccontò: “ Mi sembrava di stare all’aperto, presso un corso d’acqua, ed avevo in testa un diadema, ma non mi piaceva e volevo cambiarlo. Molti mi dicevano di non farlo, ma io non li ascoltavo e gettavo il diadema nel fiume.
A questo punto il sogno finì.”
"Nel mio secondo sogno” proseguì Gudrun” mi pareva di stare in riva ad un lago. Ad un certo punto mi trovai in mano un anello d’argento. Ero sicura che era mio e mi piaceva molto. Pensavo che fosse estremamente prezioso e volevo tenerlo il più a lungo possibile, ma, quando meno me lo aspettavo, l’anello mi scivolò di mano e cadde in acqua, senza che io riuscissi più a trovarlo.La perdita di questo anello mi turbò molto di più di quanto mi sarei aspettata per la perdita di un semplice anello. E qui mi svegliai.”
Gest osservò: “Era pur sempre un sogno.”
"Il terzo sogno” ricominciò Gudrun” è il seguente: Avevo in mano un anello d’oro, ne ero io la proprietaria e mi sembrava di essere stata ben compensata per la perdita che avevo subito prima. Mi venne da pensare che avrei goduto di questo anello più a lungo che del precedente, ma il piacere non era così intenso come avrei dovuto provarlo per il possesso di un anello d’oro anziché d’uno d’argento. Ad un certo punto ebbi l’impressione di scivolare e cercai di appoggiarmi a terra con le mani, ma l’anello d’oro urtò una pietra e si ruppe in due pezzi, dai quali mi parve che sgorgasse sangue.Provai allora qualcosa di più simile al dolore che non al semplice dispiacere per la perdita di un anello. Mi venne da pensare che l’anello potesse aver avuto un difetto di fusione, e quando guardai i pezzi mi sembrò di scoprire parecchie altre incrinature, eppure rimanevo convinta che avrei potuto conservare l’anello intatto, se ne avessi avuto maggior cura. E questa è la fine del terzo sogno.”
Gest osservò: “Quanti sogni!”
"Veniamo al quarto sogno” riprese Gudrun “Avevo in testa un elmo d’oro, ornato di pietre preziose, del quale sembravo essere la proprietaria. Mi pareva una cosa molto preziosa, eppure avevo l’impressione che fosse un po’ troppo pesante perché mi stancava e riuscivo appena a tener dritta la testa. Tuttavia non ne davo la colpa all’elmo e non intendevo deporlo. Ma l’elmo mi cadde di testa e precipitò nel fiordo e mi svegliai. E così ti ho raccontato tutti i miei sogni.”
Allora Gest disse:” Vedo bene il significato di questi sogni, ma la loro spiegazione ti sembrerà un po’ monotona perché dovrò interpretarli tutti più o meno allo stesso modo.” Ti sposerai quattro volte e temo che il primo matrimonio non sarà un matrimonio d’amore. Il pesante diadema che avevi in testa ed il fatto che non ti piacesse significano che non amerai molto il tuo primo marito. Togliere il diadema dalla testa e gettarlo in acqua significa che ti separerai da tuo marito. Per questo si dice “gettare a mare” quando qualcuno butta via qualcosa.
Nel secondo sogno ti pareva di avere in mano un anello d’argento. Ciò significa che il tuo secondo marito sarà ricco.Lo amerai molto, ma lo godrai per poco tempo. Non mi stupirei se morisse in un naufragio. Questo è tutto ciò che posso dirti del secondo sogno.
Nel terzo sogno portavi al dito un anello d’oro: è il tuo terzo marito. Però non sarà tanto migliore del secondo quanto l’oro è più prezioso dell’argento. Mi pare di intravedere che in quel periodo ci sarà un cambiamento di credenze religiose e tuo marito abbraccerà questa nuova fede che ci sembrerà molto migliore e più nobile dell’antica. Poi ti è sembrato che l’anello si spezzasse, in parte a causa della tua negligenza, e che i suoi pezzi versassero sangue:ciò significa che tuo marito sarà ucciso. Allora vedrai con maggior chiarezza i difetti che c’erano in quel matrimonio.
Nel quarto sogno avevi in testa un elmo d’oro, ornato di pietre preziose ma pesante da portare: è il tuo quarto marito, che sarà un uomo di molto prestigio, col quale però non avrai molto da discutere. Ti è sembrato che l’elmo cadesse nello Hvammsfjörd: ciò significa che tuo marito terminerà la sua vita sullo Hvammsfjörd. Questo è tutto ciò che ho da dire sull’ultimo sogno.”
Gudrun era diventata rossa d’emozione, mentre Gest interpretava i sogni, ma non lo interruppe finché egli non ebbe finito. Poi esclamò":” Sono sicura che mi avresti fornito delle previsioni più piacevoli, se il materiale che ti ho messo a disposizione te lo avesse consentito. Grazie comunque per aver interpretato i miei sogni. Avrò molte ragioni di essere turbata se tutto ciò che hai previsto si realizzerà.”
Gudrun invitò di nuovo Gest a trattenersi a casa di suo padre per il resto della giornata e gli disse che Osvif avrebbe avuto molte cose importanti da discutere con lui.
Rispose Gest:” Devo andare come avevo deciso, ma porta a tuo padre i miei saluti e digli, da parte mia, che verrà il tempo in cui saremo vicini ed avremo tutto il tempo di conversare con comodo, se ci sarà permesso.”
Poi Gudrun tornò a casa e Gest, proseguendo il suo viaggio, incontrò uno dei domestici di Olaf accanto al recinto dell’orto di Hjardarholt. Su ordine di Olaf, il servo lo invitò a Hjardarholt. Gest rispose che avrebbe visto volentieri Olaf, ma che intendeva pernottare a Tykkvaskog. Il servo tornò subito a casa e riferì il messaggio. Allora Olaf fece sellare il suo cavallo ed andò incontro a Gest con alcuni compagni. Si incontrarono presso il fiume Lja. Olaf salutò Gest cordiamente e lo invitò a casa sua con tutto il suo seguito. Gest lo ringraziò e rispose che sarebbe andato con lui per vedere la sua casa, ma che era deciso a passare la notte da Armod. Gest non si trattenne a lungo, ma visitò tutta la casa e la ammirò molto, osservando che per costruirla doveva essere stato speso un mucchio di soldi.
Olaf accompagnò Gest fino al fiume dei salmoni. I cugini, quel giorno, erano andati a fare il bagno. Il nuoto era una disciplina sportiva in cui i figli di Olaf eccellevano. C’erano con loro molti altri giovani provenienti dalle fattorie vicine.
Mentre il gruppo dei viaggiatori si avvicinava, Bolli e Kjartan uscirono dall’acqua e si erano ormai quasi completamente rivestiti quando Gest e Olaf giunsero accanto a loro. Gest guardò i giovani per un istante, e poi disse a Olaf quale di loro era Kjartan, quale era Bolli, poi, indicò con la punta della lancia gli altri figli di Olaf e designò per nome ciascuno di loro. C’erano anche molti altri giovani di bell’aspetto che erano usciti dall’acqua e che ora sedevano sulla riva del fiume accanto a Kjartan, ma Gest disse che non riscontrava in quei giovani alcuno dei tratti di Olaf.
Allora Olaf esclamò:"Non si può lodare troppo la tua saggezza, Gest. Tu sei in grado di riconoscere persone che non hai mai visto. Ora voglio chiederti quale fra questi giovani sarà il migliore.”Rispose Gest:” La mia risposta ti farà molto piacere: Kjartan sarà il migliore, finché vivrà.”Poi Gest spronò il cavallo e si allontanò.
Poco tempo dopo, Thord il corto, suo figlio, gli si accostò e gli chiese: “Perché piangi, padre mio?.”
Gest gli rispose:” Purtroppo non serve a niente parlarne, ma non posso nasconderti una cosa che accadrà fra molti anni. Temo che un giorno Bolli ucciderà Kjartan ed attirerà così su di sé la vendetta. Ed è triste pensare che questi bei giovani finiranno così male.”
Poi si recarono all’assemblea, che quell’anno si svolse senza avvenimenti degni di nota.
34
Gudrun sposa Thorvald
Thorvald, figlio di Halldor il sacerdote della valle di Garp, abitava a Gilsfjörd, nella predetta valle, ed era un uomo agiato, ma di poco carattere. Durante l’assemblea, egli chiese la mano di Gudrun,figlia di Osvif, che aveva allora quindici anni. La domanda non fu respinta, ma Osvif puntualizzò che le clausole del contratto matrimoniale avrebbero dovuto riflettere il diverso rango delle due famiglie. Thorvald si piegò subito a questa pretesa, spiegando che cercava una moglie e non un matrimonio vantaggioso. Così Gudrun fu fidanzata a Thorvald e le clausole del contratto matrimoniale furono imposte da Osvif, il quale stabilì che, non appena sposata, Gudrun dovesse avere la piena disponibilità del patrimonio familiare ed avesse diritto a metà dei beni del marito anche se il matrimonio non fosse durato a lungo. Thorvald si impegnava inoltre a comprarle gioielli e ornamenti in modo che nessuna donna di ricchezza comparabile potesse risultare più elegante di lei. Era tuttavia pattuito che queste spese non potessero essere detratte dalla massa patrimoniale.
Concluso il contratto, gli uomini lasciarono l’assemblea e tornarono a casa.
Gudrun non era stata richiesta del suo parere ed anzi si dimostrò molto seccata di ciò che era stato deciso, ma non ci fu nulla da fare.
Le nozze si svolsero nella valle di Garp due mesi dopo. Gudrun era assai poco innamorata di Thorvald e lo assillava di continuo con le sue richieste di comprarle gioielli. Non c’erano nella zona dei fiordi occidentali ornamenti così belli che Gudrun li ritenesse troppo preziosi per sé e faceva il broncio a Thorvald se questi non le comprava i gioielli più costosi.
Thord Ingunnarson divenne buon amico di Thorvald e di Gudrun ed era sempre in casa loro, cosicché cominciarono a circolare molte chiacchiere su una pretesa relazione fra Thord e Gudrun.
Un giorno Gudrun chiese a Thorvald di comprarle un ennesimo gioiello. Thorvald, irritato, le disse che avrebbe fatto meglio a moderarsi e le diede uno schiaffo.
Allora Gudrun esclamò: “Ora mi hai regalato ciò che noi donne desideriamo più di tutto, un bel colorito, e mi hai insegnato a non chiederti più nulla.”
Quella stessa sera Thord venne in visita e Gudrun gli raccontò la propria umiliazione, chiedendogli come potesse vendicarsi.
Thord sorrise e rispose :"Eccoti un buon consiglio. Cucigli una camicia scollata e, quando la indosserà, chiedi il divorzio accusandolo di effeminatezza.”
Gudrun non obiettò nulla a questo suggerimento e poi parlarono d’altro.
Quella stessa primavera Gudrun si separò da Thorvald e ritornò a Laugar. Si fece la divisione del patrimonio di Thorvald, che nel frattempo si era accresciuto, e Gudrun ne ebbe la metà. Il matrimonio era durato due anni.
Quella stessa primavera Ingunn vendette la sua proprietà nel fiordo di Krok, che da quell’epoca ha mantenuto il nome di Ingunnarstöd, e si trasferì ad est sul promontorio di Skalmar. Aveva sposato, come abbiamo già detto, Glum Geirason.
A quell’epoca Hallstein il sacerdote abitava ad Hallsteinnes ad ovest del fiordo di Thorska. Era un uomo facoltoso, ma poco amato dalla gente.
35
Il secondo matrimonio di Gudrun
Kotkel, originario delle isole Ebridi, si era stabilito da poco in Islanda con la moglie Grima e con i figli Hallbjörn dallo sguardo sfuggente e Stigandi. Erano tutti esperti di arti magiche e grandi stregoni. Hallstein il sacerdote li aveva presi sotto la sua protezione ed aveva affidato loro un appezzamento di terra presso Urd nel fiordo di Skalmar, sebbene la loro presenza non fosse gradita ai vicini.
Durante l’estate Gest si recò all’assemblea. Giunto per mare a Saurby, come faceva abitualmente, pernottò nella fattoria di Hol ed i proprietari gli prestarono, come di consueto, i cavalli per il viaggio. Thord Ingunnarson si unì a Gest nel cammino e giunsero così a Laugar, nella valle di Saeling. Anche Gudrun, la figlia di Osvif, si recava all’assemblea e così si ritrovarono tutti insieme.
Un giorno di bel tempo, mentre cavalcavano presso Blaskogaheidi, Gudrun domandò a Thord “È vero, Thord, che tua moglie Aud si veste sempre da uomo?.”
"Non me ne sono mai accorto” le rispose Thord.
"Sarà certo un pettegolezzo, se tu non l’hai mai vista in pantaloni. Ma allora perché la chiamano Aud, quella che porta le brache?"
“Non mi pare che le importi molto di questo nomignolo” replicò Thord.
“Le importerà di più d’ora in poi e se ne ricorderà a lungo” concluse Gudrun.
In seguito giunsero all’assemblea, dove non accadde nulla che fosse degno di nota. Thord visitava spesso la tenda di Gest e si tratteneva a parlare con Gudrun. Un giorno Thord chiese a Gudrun quale sanzione era prevista dalla legge per una donna che andasse sempre in giro vestita da uomo.
Gudrun rispose: “La stessa sanzione che si applica ad un uomo che vesta da donna: in entrambi i casi il coniuge può chiedere il divorzio.”
Allora Thord le chiese: “Che cosa mi consigli? È meglio che io la ripudî pubblicamente qui all’assemblea oppure è più prudente che lo faccia quando sarò ritornato nel mio distretto dove posso ottenere il sostegno di molti amici, poiché coloro che si sentiranno offesi da questa decisione sono orgogliosi e potenti?.”
Gudrun meditò un istante e poi dichiarò seccamente: “Solo i poltroni aspettano che si faccia sera.”
Thord balzò in piedi, corse alla Roccia della legge e, di fronte a testimoni, dichiarò di ripudiare sua moglie perché quest’ultima portava abiti mascolini.
I fratelli di Aud ne furono molto seccati, ma non reagirono e Thord tornò dall’assemblea con la famiglia di Osvif.
Quando Aud seppe di essere stata ripudiata si limitò a dire: “Sono lieta che se ne sia andato.”
In seguito Thord ritornò a Saurby, con una scorta di undici uomini, per la divisione dei beni e tutto si svolse senza problemi, perché Thord non sollevò obiezioni sulle modalità di divisione. Thord ricevette per sé parecchio bestiame, con cui tornò a Laugar.
Fatto questo, chiese formalmente la mano di Gudrun. Osvif e Gudrun furono subito d’accordo e la data delle nozze fu fissata per la decima settimana dell’estate a Laug. Fu una festa magnifica.
La sola ragione per cui Thorkel Hvelp e Knut non agirono in giudizio contro Thord Ingunnarson fu che non trovarono nessuno che li sostenesse.
L’estate successiva gli uomini di Hol pascolavano le loro greggi nella Valle di Hamm e Aud era con loro. Quelli di Laugar avevano i loro ovili nella Valle di Lamb, che termina ad est nelle montagne presso Saelingsdal. Aud chiese al ragazzo che pascolava le pecore quante volte gli capitasse di incontrare il pastore di quelli di Laugar. Il pastorello rispose che si incontravano sempre, come c’era da aspettarsi, perché solo un costone separava i due stazzi.
Allora Aud gli disse: “Oggi devi vedere il pastore di Laugar e domandargli chi è venuto qui all’ovile e chi è rimasto a casa, ma ricordati di parlare sempre con rispetto di Thord, come è tuo dovere.”
Il ragazzo promise di fare quel che gli era stato chiesto e la sera, al suo ritorno, Aud lo interrogò.
Il ragazzo raccontò:” Sono venuto a sapere notizie che ti faranno piacere. Thord e Gudrun sono ora molto distanti l’uno dall’altro, perché lei è qui all’alpeggio, mentre lui e Osvif sono rimasti soli a casa per fare delle riparazioni.”
"Sei stato bravo” gli disse Aud “ Fammi trovare due cavalli sellati quando gli altri andranno a dormire.”
Il ragazzo fece ciò che gli era stato ordinato e, poco prima del tramonto, Aud saltò a cavallo e si può giurare che era in pantaloni. Il ragazzo montava l’altro cavallo ed aveva difficoltà a tenerle dietro, tanto ella spronava il suo. Cavalcò verso sud attraverso la brughiera di Saelingsdal e non si fermò finché non giunse alla siepe dell’orto di Laugar. Là smontò e pregò il ragazzo di tenere per le redini i cavalli, mentre lei si dirigeva verso la porta della casa.
Si avvicinò alla porta e la trovò aperta. Entrò nella sala e si diresse verso la stanzetta in cui dormiva Thord. La porta della stanza era stata chiusa, ma non era stato tirato il chiavistello. Aud entrò nella stanza, in cui Thord giaceva supino, profondamente addormentato. Lo toccò per risvegliarlo ed egli si tirò su sul fianco quando si accorse che qualcuno era entrato nella stanza. Allora Aud estrasse il pugnale e tirò un gran colpo dall’alto verso il basso: la lama ferì profondamente il braccio destro, strisciò lungo il petto e quasi si conficcò nel bordo del letto. Poi Aud uscì di corsa, si precipitò verso i cavalli, saltò in groppa al suo cavallo e galoppò verso casa.
Thord cercò di alzarsi dopo essere stato ferito, ma non ci riuscì perché era indebolito dal molto sangue perduto. Osvif, che nel frattempo si era destato, gli chiese che cosa fosse successo e Thord gli rispose che era stato ferito. Osvif gli domandò se sapeva chi era stato, poi si alzò e gli bendò le ferite. Thord rispose che pensava che fosse stata Aud.
Allora Osvif propose di inseguirla: non poteva certo aver portato molti uomini con sé e sarebbe stato facile catturarla, ma Thord si oppose a quest’ idea, dicendo che Aud aveva semplicemente fatto ciò che doveva fare.
Aud giunse allo stazzo all’alba e i fratelli le domandarono dove fosse andata. Rispose che si era recata a Laugar e spiegò che cosa ci era andata a fare. Essi se ne rallegrarono, ma osservarono che non aveva probabilmente fatto abbastanza.
Thord dovette restare a letto per lungo tempo. Le ferite al petto guarirono perfettamente, ma egli non recuperò mai pienamente l’uso del braccio destro. L’inverno successivo trascorse senza novità.
La primavera seguente giunse da Skalmarnes Ingunn, madre di Thord, ed egli la ricevette con affetto. Ingunn disse che voleva stare sotto la protezione di Thord perché Kotkel e la sua famiglia le rendevano la vita impossibile con i loro furti e con le loro stregonerie e godevano dell’appoggio di Hallstein il sacerdote. Thord non perse tempo e disse che avrebbe fatto giustizia di quei ladri anche se Hallstein vi si fosse opposto. Saltò subito a cavallo con nove uomini e Ingunn li accompagnò .Si imbarcarono a Tjaldanes e navigarono verso Skalmarnes.
Thord fece caricare sulla nave tutte le cose che appartenevano alla madre, ma fu necessario raggruppare da tutti gli angoli del fiordo il bestiame che vi si trovava al pascolo. Sulla nave erano ora dodici in tutto, comprese Ingunn e un’altra donna.
Fatto ciò, Thord si presentò a casa di Kotkel con nove uomini. I figli di Kotkel erano assenti. Thord accusò Kotkel ,la moglie e i figli di furto e di stregoneria, reati per cui era previsto il bando dalla società civile, promise che li avrebbe denunciati dinanzi all’assemblea annuale e ritornò alla nave.
Hallbjörn e Stigandi ritornarono a casa quando Thord era appena salpato e Kotkel raccontò loro ciò che era accaduto. I due fratelli si irritarono molto e dissero che nessuno aveva mai manifestato tanta ostilità nei loro confronti. Allora Kotkel fece erigere un’ampia piattaforma rituale e tutta la famiglia vi salì sopra salmodiando potenti formule magiche.
D’improvviso il mare cominciò ad agitarsi. Thord e i suoi compagni, che stavano ancora navigando, si accorsero che una tempesta era stata suscitata contro di loro. La nave fu spinta verso ovest oltre il capo Skalmar. In quel frangente Thord si mostrò molto coraggioso ed esperto dell’arte di navigare. Coloro che stavano a riva videro che per alleggerire la nave egli faceva gettare in mare tutto il carico. Essi sperarono che riuscisse ad approdare, visto che aveva ormai superato la zona in cui gli scogli erano più insidiosi. Ma proprio allora un’enorme ondata si formò vicino alla riva, dove a memoria d’ uomo non s’erano mai visti simili cavalloni, e colpì la nave nella fiancata così violentemente che la rovesciò. Thord e tutti coloro che erano con lui annegarono, mentre la nave si infranse sugli scogli. La prora della nave fu ritrovata su un’isoletta che da allora fu chiamata Kjalarey, cioè l’Isola della prora. Lo scudo di Thord fu ritrovato su un’altra isoletta, che da allora si chiamò Skjaldarey, cioè l’Isola dello scudo. I corpi di Thord e dei suoi compagni furono presto rigettati dal mare sulla spiaggia dove fu loro eretto un tumulo su un promontorio che fu chiamato Haugsnes, vale a dire la Punta del tumulo.
36
Kotkel nella Valle dei salmoni
La notizia si sparse rapidamente e fu accolta con sdegno. Tutti ritenevano che delle persone che praticavano la magia nera come Kotkel e i suoi dovessero essere tolte di mezzo. Gudrun fu molto colpita dalla scomparsa di Thord. Era quasi al termine di una gravidanza. Il bambino che nacque poco dopo fu spruzzato d’acqua e chiamato Thord.
In quel tempo viveva a Helgafell Snorri il sacerdote, parente ed amico di Osvif, nel quale Gudrun e la sua famiglia avevano molta fiducia.
Snorri fu invitato a Laugar. Gudrun gli espose le proprie difficoltà e Snorri promise che le avrebbe fornito il suo sostegno quando ne fosse venuto il momento e per aiutare Gudrun si offrì di allevare suo figlio. Gudrun accettò e disse che si affidava alla sua saggezza. Il bambino fu poi conosciuto come Thord il gatto e fu padre di Stuf il poeta.
In seguito Gest Oddleifsson andò a trovare Hallstein il sacerdote e gli chiese di mandar via gli stregoni. Se non l’avesse fatto, presto o tardi egli li avrebbe uccisi.
Hallstein decise rapidamente e, chiamati Kotkel e i suoi, li invitò ad andarsene verso ovest e a non fermarsi prima di aver attraversato la brughiera che si stendeva al di là delle valli, se non volevano correre il rischio di essere uccisi.
Kotkel e i suoi partirono e i loro unici beni erano quattro cavalli, fra cui uno stallone nero, grande, bello ed allenato ai combattimenti di cavalli. Del loro viaggio non si sa nulla finché non giunsero a Kambsnes da Thorleik, figlio di Höskuld. Quest’ultimo voleva comprare i loro cavalli, perché aveva visto che erano animali eccellenti.
“Te li venderemo ad una condizione” gli rispose Kotkel “ In cambio dei cavalli dovrai trovarci una sistemazione qui nei dintorni.”
“Non è un prezzo piuttosto caro ?” replico’ Thorleik “ Fra l’altro ho sentito dire che avete avuto delle noie con la gente del paese.”
“Intendi dire con la gente di Laugar?” chiese Kotkel. Thorleik rispose di sì.
Kotkel allora gli spiegò: “Le cose con Gudrun e i suoi fratelli sono andate in modo un po’ diverso da come ti hanno raccontato. Ci hanno calunniati senza motivo e, per quanto riguarda i cavalli, puoi comprarli tranquillamente perché non sono rubati. Da tutto ciò che abbiamo sentito raccontare abbiamo capito che qui non correremo alcun pericolo se potremo godere della tua protezione.”
Thorleik allora si convinse, visto che i cavalli gli sembravano eccellenti e che Kotkel si difendeva con molta abilità.dalle accuse.
Così comprò i cavalli e diede a Kotkel una casa, un pezzo di terreno e qualche capo di bestiame a Leidolfstöd nella Valle dei salmoni.
Gli uomini di Laug vennero a saperlo ed i figli di Osvif volevano subito attaccare Kotkel e la sua famiglia, ma Osvif li trattenne con queste parole: “ Seguiamo il consiglio di Snorri il sacerdote e lasciamo questo compito ad altri perché presto i nuovi vicini avranno da lamentarsi delle stregonerie di Kotkel e Thorleik ne subirà anche lui le conseguenze, come merita. Molti di coloro che ora lo sostengono gli diverranno ostili. Ma se, trascorsi tre anni, nessun altro avrà cacciato via o ammazzato Kotkel e i suoi a causa di tutto ciò che nel frattempo gli avranno fatto soffrire, vi prometto che vi lascerò fare ciò che vorrete.”
Gudrun e i suoi fratelli obbedirono.
Kotkel e i suoi lavoravano poco, eppure durante l’inverno non mancavano né di cibo né di fieno per gli animali.
La loro presenza era sgradita, ma nessuno osava disturbarli per paura di Thorleik.
37
La morte di Kotkel
Un’estate, durante l’assemblea annuale, Thorleik era seduto nella sua tenda quando vide entrare un uomo di alta statura.
Questi lo salutò e Thorleik, ricambiato il saluto, gli domandò chi fosse e come si chiamasse. Quello rispose che si chiamava Eldgrim e che abitava sul fiordo di Borg, in una fattoria chiamata Eldgrimstad, situata nella valle che si inoltra ad ovest in mezzo alle montagne, fra Mul e Grisartung, e che è ora conosciuta come Grimsdal.
"Ho sentito parlare bene di te” disse Thorleik.
"Sono venuto a trovarti” disse Eldgrim” perché vorrei comprare da te quei cavalli di razza che Kotkel ti ha venduto l’anno scorso.”
Thorleik rispose:” Quei cavalli non sono in vendita.”
"Ti offro” insistette Eldgrim” non solo il prezzo che mi chiederai, ma in aggiunta altrettanti cavalli, cosicché la gente potrà dire che li ho pagati il doppio del loro valore.”
"Non sono un venditore ambulante” tagliò corto Thorleik” e non ti venderò i cavalli nemmeno se mi offrirai il triplo del loro valore.”
Eldgrim allora gli disse:” È proprio vero che sei orgoglioso e ostinato. Ma io farò in modo di avere i cavalli per un prezzo molto più basso di quello che ora ti ho offerto.”
Thorleik diventò paonazzo per la rabbia ed esclamò:” Dovrai affrontarmi molto da vicino ,Eldgrim, se vorrai portarmi via quei cavalli.”
Eldgrim lo sfidò": “ Ti sembra impossibile che io possa fartela. Eppure ti prometto che quest’estate verrò a dare un’occhiata ai cavalli … e poi si vedrà chi ne sarà il padrone.”
"Fa’ quello che dici, se ne sei capace” ribattè Thorleik “ ma non parlare a vanvera.”
Dopo questo scontro verbale parlarono d’altro. Coloro che li avevano sentiti osservarono che erano entrambi uomini abituati a mantenere le loro promesse.
L’assemblea terminò senza che si verificassero altri avvenimenti degni di nota.
Un mattino presto un garzone della fattoria di Hrut Herjolfsson era uscito ad ispezionare i pascoli della fattoria. Quando tornò, Hrut gli chiese se avesse qualcosa da riferire e quello rispose che non aveva visto nulla di particolare salvo un uomo a cavallo che si dirigeva verso le barene dove pascolavano i cavalli di Thorleik e che in seguito “l’uomo era smontato e si era messo a radunare i cavalli.”
Hrut chiese dove si trovavano i cavalli.
Il garzone rispose che stavano pascolando vicino ai loro pascoli abituali “ ma nei tuoi prati, proprio accanto alla siepe che recinta la fattoria.”
"Mio nipote Thorleik non si è mai curato di sapere dove pascolassero le sue bestie” osservò Hrut
"Proprio per questo mi sembra improbabile che abbia dato ordine di portarle via dai miei prati.”
Hrut si tirò su dal letto indossando una pelliccia grigia sopra la camicia e le mutande ed afferrò un’alabarda, intarsiata d’oro, che gli era stata donata dal re Harald Grafell. Uscì di casa e,a qualche distanza, vide un uomo che stava conducendo via i cavalli lungo la siepe. Gli si fece incontro e vide che si trattava di Eldgrim. Hrut lo salutò ed Eldgrim, dopo un momento di incertezza, ricambiò il saluto. Hrut gli domandò dove stesse portando i cavalli.
"Ti dirò la verità” rispose Eldgrim “ pur sapendo che sei un parente di Thorleik. Sono venuto a prendermi i cavalli e penso che non li rivedrà mai più. Ho semplicemente messo in atto ciò che gli avevo detto all’assemblea e sono venuto a prendermi i cavalli da solo e senza alcun aiuto.”
"Non mi sembra una grande impresa rubare i cavalli mentre il loro padrone sta dormendo” replicò Hrut “Se veramente vuoi far vedere chi sei, dovresti andare a trovare Thorleik prima di fuggire con i suoi cavalli.”
"Va’ tu ad avvisare Thorleik, se ne hai voglia. Vedi che sono uscito di casa ben armato, cosicché mi farebbe solo piacere incontrare Thorleik .” esclamò Eldgrim e brandì la picca che aveva in mano.Aveva anche un elmo in testa, una spada alla cintura, uno scudo al fianco ed era in cotta di maglia.
Hrut gli disse: “Vorrei provare a far qualcosa di diverso che andare fino a Kambsnes perché sono lento nel camminare. Ma non permetterò, se ne ho la possibilità, che Thorleik sia derubato, sebbene non ci sia fra me e lui molta simpatia.”
"Intendi dire che cercherai di riprendermi i cavalli?” chiese Eldgrim.
"Ti darò altri cavalli al posto di questi, anche se forse un po’ meno buoni, se tu rinuncerai a questi” disse Hrut.
"Tu parli molto bene” tagliò corto Eldgrim” ma ora che ho messo le mani sui cavalli di Thorleik nessuno me li riprenderà più né con promesse né con minacce.”
"Temo” concluse Hrut” che tu abbia fatto la scelta peggiore per entrambi.”
Eldgrim passò oltre Hrut e spronò il cavallo per galoppare via. Allora Hrut sollevò l’alabarda e la lanciò tra le scapole di Eldgrim con tanta forza che la cotta di maglia si spezzò e la punta dell’alabarda riemerse dal petto. Eldgrim cadde a terra morto, come c’era da aspettarsi. Hrut ne seppellì poi il cadavere. Il luogo in cui avvenne questo fatto è chiamato Tomba di Eldgrim e si trova a sud di Kambsnes.
Dopo di ciò Hrut cavalcò fino a Kambsnes per informare Thorleik di ciò che era successo. Thorleik si arrabbiò moltissimo e si ritenne profondamente offeso da quanto Hrut aveva fatto, mentre quest’ultimo era invece convinto di avergli reso un grande servizio. Thorleik dichiarò che Hrut aveva agito per vanagloria e che non doveva aspettarsi alcuna riconoscenza. Hrut rispose che pensasse quel che voleva ed i due si separarono profondamente irritati l’uno contro l’altro.
Hrut aveva ottant’anni quando uccise Eldgrim e la sua fama aumentò molto per questa impresa.
Ma Thorleik non stimò di più Hrut, nonostante questa impresa: pensava infatti che lui stesso avrebbe potuto prevalere su Eldgrim, se si fossero scontrati, vista la facilità con cui Eldgrim era stato fatto fuori.
Thorleik si recò allora dai suoi fittavoli Kotkel e Grima e chiese loro di far qualcosa che recasse danno a Hrut. Essi accettarono prontamente l’incarico e promisero che ben volentieri si sarebbero dati da fare.
Poi Thorleik tornò a casa.
Poco tempo dopo, Kotkel, Grima ed i loro figli, usciti di casa durante la notte, si avvicinarono di nascosto alla fattoria di Hrut e fecero un grande incantesimo. Coloro che stavano nella casa di Hrut cominciarono ad udire strani suoni di cui non riuscivano a spiegarsi l’origine, ma che erano dolci da ascoltare. Solo Hrut intuì che cosa stava accadendo e vietò a chiunque di uscire di casa quella notte . “Dobbiamo cercare di rimanere tutti svegli “disse “ e, se così faremo,vedrete che non ci accadrà nulla di male.”
Tuttavia, l’uno dopo l’altro furono colti dal sonno. Hrut vegliò più a lungo di tutti, ma, alla fine, si addormentò anche lui.
Hrut aveva un figlio di dodici anni, chiamato Kari, che era un ragazzo molto promettente e che egli amava molto.
Kari non riusciva a dormire perché l’incantesimo era diretto contro di lui. Diventava sempre più irrequieto, finché si alzò e uscì di casa. Seguendo i suoni magici si ritrovò dove l’incantesimo era più forte e cadde subito morto.
Hrut e i suoi familiari, al loro risveglio la mattina seguente, non trovarono più il ragazzo. Il cadavere fu scoperto poco dopo non lontano dalla porta di casa. Hrut soffrì’ moltissimo per questa perdita e fece erigere a Kari un tumulo.
Poi andò a trovare Olaf Höskuldsson e gli raccontò l’accaduto. Olaf fu sconvolto da questo fatto e dichiarò che era stata una grande sconsideratezza lasciare che gente perfida come Kotkel e i suoi abitassero nei paraggi. Aggiunse che anche Thorleik si era comportato male nei confronti di Hrut, sebbene fosse chiaro che i risultati della sua iniziativa erano andati ben oltre le sue intenzioni. Olaf concluse che occorreva uccidere subito Kotkel, la moglie e i figli e che"si era già aspettato troppo a farlo.”
Olaf e Hrut si misero in marcia con quindici uomini. Quando Kotkel e i suoi li videro avvicinarsi alla fattoria fuggirono verso la montagna, tra le rocce. Hallbjörn dallo sguardo sfuggente fu catturato per primo e gli fu gettato un sacco in testa. Alcuni uomini furono lasciati a sorvegliare il prigioniero, mentre altri continuavano l’inseguimento di Kotkel, Grima e Stigandi su in montagna. Kotkel e Grima furono raggiunti sul costone che separa la Valle del falco dalla Valle dei salmoni e furono lapidati sul posto. Furono seppelliti sotto un cumulo di pietre che si vede ancor oggi e che è chiamato Skrattavardi, cioè la Tomba dei diavoli.
Stigandi si gettò giù a rotta di collo per il pendio dalla parte della Valle del falco e qui lo persero di vista. Hrut e i suoi figli portarono Hallbjörn in riva al mare, lo fecero salire con loro su una barca e remarono verso il mare aperto. Giunti al largo gli tolsero il sacco dalla testa e gli legarono una pietra al collo. Hallbjörn guardò verso terra e il suo sguardo era terribile.
Poi disse: “ Non fu un giorno fortunato per la mia famiglia quando giungemmo a Kambsnes e incontrammo Thorleik.”ed aggiunse: “ Possa Thorleik non aver più pace d’ ora in avanti e sia sempre pieno di affanni chiunque erediti Kambsnes!.”
Questa maledizione doveva rivelarsi estremamente efficace.
Dopo di ciò lo annegarono e ritornarono a riva.
Poco dopo Hrut si recò di nuovo da Olaf, suo nipote, per dirgli che egli non considerava chiusa la lite con Thorleik e per pregarlo di fornirgli degli uomini con cui potesse attaccare la fattoria di Thorleik.
Olaf lo trattenne: “ Non mi sembra giusto che ci si faccia del male tra parenti. È vero che il comportamento di Thorleik ha procurato molte disgrazie, ma io preferirei cercare di comporre il vostro dissidio, visto che tu spesso hai saputo aspettare anche a lungo ciò che ti era dovuto.”
Rispose Hrut:” Non desidero alcun accordo. Il mio dissidio con Thorleik non può essere composto e, se dipendesse solo da me, non ci sarebbe più spazio a lungo per uno dei due nella Valle dei salmoni.”
Olaf ribattè:” Non puoi far nulla contro Thorleik senza il mio appoggio e, se ci proverai, ci riuscirai solo quando le valli diventeranno alte come le montagne.”
Hrut capì che era inutile insistere e se ne tornò a casa deluso e amareggiato.
Tutto ridiventò calmo, perlomeno in apparenza, e il resto dell’anno trascorse senza altre novità.
38
La cattura di Stigandi
Ora occorre parlare di Stigandi, che era diventato un fuorilegge e si era dato al brigantaggio.
Viveva nella Valle di Hund un uomo chiamato Thord, ricco, ma tenuto in poca considerazione. Durante l’estate accadde che le sue pecore, di cui si occupava una ragazza, cominciarono a dare meno latte. Si scoprì poi che la ragazza era venuta in possesso di molti oggetti di valore e si osservò che sovente spariva per molte ore, senza che nessuno sapesse dove era andata. Thord la interrogò con severità ed ella, spaventata, confessò che un uomo “ alto e bello” veniva spesso a trovarla.
Thord le domandò quando quell’uomo sarebbe di nuovo venuto a trovarla e la ragazza disse che sarebbe venuto presto.
Thord si recò allora da Olaf, gli raccontò che Stigandi doveva nascondersi non lontano e lo invitò a venire con i suoi uomini per catturarlo. Olaf non perse tempo e si recò subito nella Hundadal. Interrogò la pastorella e le domandò dove fosse il nascondiglio di Stigandi. La ragazza rispose di non saperlo. Olaf le propose una ricompensa se lo avesse aiutato a mettere le mani su Stigandi e la ragazza accettò.
Quello stesso giorno, mentre la ragazza stava pascolando le pecore, apparve Stigandi. Ella lo accolse con manifestazioni d’affetto e si offrì di spidocchiarlo. Stigandi le pose il capo in grembo e poco dopo si addormentò. Allora la ragazza scivolò cautamente da sotto la sua testa e corse incontro ad Olaf per avvertirlo della presenza di Stigandi. Olaf ed i suoi si avvicinarono a Stigandi e si misero d’accordo per fare in modo che egli non potesse, come suo fratello, lanciare il malocchio su qualcuno. Presero perciò un sacco e glielo infilarono in testa. Stigandi si risvegliò, ma non potè opporre alcuna resistenza perché era solo contro molti avversari. Però nel sacco c’era uno strappo e Stigandi potè vedere l’altro lato della valle. Era un bel pendio erboso. Improvvisamente giunse come un turbine e devastò il terreno in modo tale che da allora non vi è mai più cresciuta l’erba . Quel posto si chiama ancor oggi “Terra bruciata.”
Stigandi fu lapidato ed il suo corpo fu seppellito sotto un cumulo di pietre. Olaf mantenne la promessa fatta alla serva e la riscattò, portandola poi con sé a Hjardarholt.
Il corpo di Hallbjörn restituito dal mare poco tempo dopo la sua morte per annegamento fu sepolto a Knarrarnes, ma il suo spirito non trovò pace.
Un uomo chiamato Thorkel il calvo viveva a Thykkvaskog in una fattoria ereditata dal padre. Era coraggioso e di grande vigore fisico. Una sera una mucca non rientrò nella stalla e Thorkel andò a cercarla con il suo vaccaro. Il sole era già tramontato, ma splendeva la luna. I due si separarono per rastrellare meglio la zona. Dopo che Thorkel era rimasto solo gli parve di scorgere la mucca su una collinetta che gli stava di fronte. Ma quando giunse in cima alla collinetta non vi trovò la mucca, bensì il fantasma di Hallbjörn. Si gettarono l’uno contro l’altro ed Hallbjörn stava per avere la peggio, ma ad un certo punto, quando Thorkel meno se l’aspettava, si lasciò cadere a terra e sparì come assorbito dalla terra stessa. Thorkel tornò a casa. Il vaccaro nel frattempo aveva trovato la mucca ed era rientrato anche lui. Fu quella l’ultima volta che si sentì parlare di Hallbjörn.
In quel periodo morirono anche Thorbjörn il debole e Melkorka, che furono seppelliti nel medesimo tumulo nella Valle dei salmoni. Il figlio Lambi, uomo di grande valore nel maneggio delle armi, ereditò la fattoria ed un notevole patrimonio. Lambi godeva di maggior prestigio del padre grazie alla parentela della madre ed ai buoni rapporti che intratteneva con Olaf.
Passò così l’inverno successivo all’uccisione di Kotkel e, in primavera, Olaf e Thorleik si incontrarono. Olaf domandò al fratello se intendeva restare nella sua fattoria e Thorleik rispose affermativamente.
Allora Olaf cominciò’’:” Vorrei pregarti, fratello mio, di prendere un’importante decisione e di abbandonare quest’isola.Tu sarai stimato ovunque tu decida di andare. Mi pare che nostro zio Hrut si senta gravemente offeso dalle tue azioni e temo che non sia prudente lasciare che continuiate ad essere vicini. Hrut è un uomo potente; i suoi figli sono ragazzi decisi ed abituati a maneggiare le armi. Essendo parente di entrambi, mi troverei in gravi difficoltà se la vostra inimicizia dovesse portarvi a spargere sangue.”
Thorleik replicò":” Non mi ritengo incapace di difendermi contro Hrut e i suoi figli e non lascerei certamente il paese per questo motivo. Ma se a te sembra molto importante mantenere la pace tra la parentela e se pensi che altrimenti ti troveresti in grave disagio, allora seguirò il tuo consiglio perché devo confessare che non mi sono mai sentito tanto felice come quando stavo in altri paesi. Inoltre so che tu ti occuperai di mio figlio Bolli non meno di come ho sempre fatto io e Bolli è la persona che amo di più a questo mondo.”
Allora Olaf disse: “ Conformandoti al mio desiderio, tu fai certamente la scelta migliore e ti prometto che continuerò a prendermi cura di Bolli come ho sempre fatto e che gli vorrò bene proprio come se fosse mio figlio.”
I due fratelli si separarono con grandi manifestazioni d’affetto. Thorleik vendette la fattoria e con il denaro ricavato comprò una nave che era alla fonda a Dögudarnes, per potersi recare all’estero. E quando tutto fu pronto si imbarcò con la moglie e con alcuni servitori. La navigazione fu buona e nell’autunno giunsero in Norvegia. In seguito si diresse a sud, in Danimarca, perché in Norvegia non si trovava a suo agio. Molti dei suoi parenti ed amici erano morti, altri erano stati mandati in esilio. Si stabilì infine nel Gotland. Si racconta dai più che non giunse a tarda età, ma che finché visse fu molto stimato ed onorato. E con ciò abbiamo terminato di parlare di Thorleik.
39
Kjartan e Gudrun
Si parlò a lungo nel Breidafjörd della contesa tra Hrut e Thorleik e di come Hrut avesse sofferto per mano di Kotkel e dei suoi figli. Osvif chiese a Gudrun e ai suoi fratelli se pensassero ancora che avrebbero fatto meglio ad affrontare essi stessi dei farabutti come Kotkel e i suoi.
Rispose Gudrun: “ Nessuno può sbagliare, padre, con una guida come te.”
Olaf viveva nella sua fattoria, circondato da grande stima, con tutti i suoi figli e con suo nipote Bolli che aveva allevato presso di sé.
Il migliore dei figli di Olaf era Kjartan. Kjartan e Bolli si volevano un gran bene e Kjartan non andava da nessuna parte senza che Bolli gli andasse insieme. Kjartan andava spesso ai bagni di Saelingsdal, dove incontrava sempre Gudrun. Kjartan provava molto piacere a conversare con Gudrun che era intelligente e loquace. Era opinione generale che fra tutti i loro coetanei Kjartan e Gudrun fossero i più adatti l’uno all’altra. Anche tra Olaf e Osvif c’era una grande amicizia e spesso si scambiavano visite e l’amicizia era ancora rafforzata dall’affetto che stava nascendo tra i due giovani.
Una volta Olaf si confidò con Kjartan: “Non riesco a capire perché mi sento così inquieto ogni volta che tu ti rechi a Laugar e parli con Gudrun. È una donna piena di qualità e sarebbe per te un ottimo partito, ma ho il presentimento,anche se non voglio esprimere cattivi presagi, che la nostra famiglia non ricaverà gioia dai rapporti con la gente di Laugar.”
Kjartan rispose che non aveva intenzione di far nulla che contravvenisse alla volontà di suo padre, ma si dichiarò convinto che le cose sarebbero andate più felicemente di quanto pensava quest’ultimo.
Kjartan continuò a far visita a Gudrun ed era sempre accompagnato da Bolli. Così trascorse quell’anno.
40
Kjartan e Bolli in Norvegia
Asgeir Testacalda abitava in riva al lago di Asgeir nella valle di Vidi ed era figlio di Audun, detto “il bastone”, che fu il primo della sua famiglia a giungere in Islanda, dove si stabilì nella valle di Vidi. Suo fratello, Thorgrim il canuto, fu padre di Asmund e nonno di Grettir.
Asgeir ebbe cinque figli. Il primo fu Audun, padre di Asgeir, padre di Audun, che generò Egil, il quale sposò Ulfeida, figlia di Eyolf lo zoppo, e ne ebbe come figlio Eyolf, quello che fu ucciso durante l’assemblea. Il secondo fu Thorwald, la cui figlia Dalla sposò il vescovo Isleif e fu madre del vescovo Gissur. Il terzo fu Kalf. Erano tutti ottimi ragazzi.
Kalf Asgeirsson si dedicò al commercio e godeva di grande stima.
La prima figlia di Asgeir, di nome Thurid, sposò Thorkel Kuggi, figlio di Thord Gellir, e ne ebbe un figlio che fu chiamato Thorstein. L’altra figlia si chiamava Hrefna; era la ragazza più graziosa delle regioni settentrionali e molto amata da tutti.
Asgeir era una persona molto stimata e rispettata.
Un giorno - si racconta - Kjartan, figlio di Olaf, si recò a sud nel fiordo di Borg. Nulla si sa di questo viaggio se non che egli giunse a Borg, dove abitava suo zio materno Thorstein Egilsson. Era accompagnato da Bolli perché tale era l’affetto fra i cugini che nessuno dei due si sentiva contento se non potevano stare insieme. Thorstein accolse Kjartan con gran gioia e gli disse che sarebbe stato lieto di poterlo ospitare il più a lungo possibile. Così Kjartan si trattenne per un po’ di tempo a Borg.
Quell’estate era alla fonda nell’estuario del fiume Gufu una nave appartenente a Kalf Asgeirsson, il quale aveva trascorso l’inverno con Thorstein. Kjartan confidò a Thorstein che la principale ragione per cui era venuto a Borg era il desiderio di comprare la metà della nave di Kalf “ perché ho una gran voglia di viaggiare fuori d’Islanda” e gli domandò che cosa pensasse di Kalf.
Thorstein rispose che gli sembrava una brava persona. “Non mi stupisce” aggiunse”, caro nipote, che tu abbia desiderio di conoscere i paesi stranieri. In un modo o nell’altro il tuo viaggio sarà degno di ricordo.E sarà molto importante per la parentela vedere come tu ti comporterai in questa avventura.”
Kjartan rispose che non aveva alcun dubbio che il viaggio sarebbe stato un successo. Poi comprò da Kalf una quota pari alla metà della nave cosicché i due ne divennero comproprietari in parti eguali. Kjartan doveva imbarcarsi nella decima settimana d’estate. Lasciò quindi Borg, dopo aver ricevuto doni, e, salito a cavallo, ritornò a casa con Bolli.Quando Olaf seppe di questa decisione, dichiarò che gli sembrava che Kjartan avesse agito senza riflettere, ma precisò che non avrebbe comunque interferito.
Qualche tempo dopo Kjartan si recò a Laugar ed informò Gudrun dei suoi progetti di viaggio.
Gudrun osservò: “Hai proprio deciso in gran fretta” e fece altre considerazioni da cui Kjartan capì con certezza che non era contenta.
"Non irritarti per questo” le disse “Vedrai che farò qualcos’altro che ti piacerà.”
"Mantieni la promessa” replicò Gudrun” perché io sono in grado di indicarti immediatamente che cosa desidero.”
Kjartan la pregò di dirglielo subito.
"Voglio venir via con te quest’estate” disse Gudrun “ Così compenseremo la tua decisione inconsulta, perché io non mi trovo bene in Islanda.”
"Non è possibile” obiettò Kjartan” I tuoi fratelli non sono ancora sposati e tuo padre è anziano; nessuno si occuperebbe più di loro, se tu lasciassi l’Islanda. Aspetta piuttosto che io ritorni dal mio viaggio, fa tre anni.”
Gudrun non volle saperne e si separarono senza essersi messi d’accordo. Kjartan tornò a casa.
Durante l’estate Olaf si recò all’assemblea annuale. Kjartan lo accompagnò per una parte del cammino, ad est di Hjardarholt, fino alla Valle dei fiumi settentrionali, dove si separarono. Di lì Kjartan si diresse verso la nave in compagnia di suo cugino Bolli. e di alcuni altri uomini. Erano in totale dieci persone e tutti erano così affezionati a Kjartan che nessuno voleva lasciarlo. Accompagnato da questo gruppo di amici, Kjartan giunse alla nave e vi fu cortesemente accolto da Kalf Asgeirsson. Kjartan e Bolli avevano portato con sé parecchie merci, che furono caricate sulla nave.
Fatti i preparativi per la partenza, non appena cominciò a soffiare un vento favorevole spiegarono le vele e, dopo aver disceso il fiordo di Borg spinti da una leggera brezza, entrarono in mare aperto. Dopo una navigazione tranquilla approdarono in Norvegia, a nord di Trondheim., gettarono l’ancora presso Agdanes e, incontrata gente, si informarono delle ultime notizie. Seppero così che c’era stato in Norvegia un mutamento di governo: il conte Hakon era caduto ed al suo posto era subentrato il re Olaf Tryggvason, che aveva ridotto in suo potere tutto il paese e che stava imponendo al regno un cambio di religione, nonostante il malcontento e l’opposizione della gente.
Kjartan e i suoi entrarono con la loro nave nel porto di Trondheim.
Molti Islandesi degni di menzione si trovavano in quel momento in Norvegia e al molo del porto erano attraccate tre navi appartenenti ad islandesi: una era di Brand il generoso, figlio di Vermund Thorgrimarsson, l’altra di Hallfred, il poeta dal carattere difficile, la terza era di due fratelli, Björn e Thoral., figli di Skeggi, quello che abitava sul gran fiume ad est di Fljothlid. Tutti costoro avevano pensato di ritornare in Islanda al sopraggiungere dell’estate, ma il re non li aveva autorizzati a salpare perché si erano rifiutati di accettare la nuova fede che egli aveva proclamato.
Gli Islandesi diedero un caloroso benvenuto a Kjartan ed il più cordiale di tutti fu Brand, che era un suo grande amico.
Riunitisi in assemblea gli Islandesi decisero unanimemente di respingere la nuova fede che il re voleva loro imporre e tutti coloro che abbiamo prima nominato promisero di sostenersi reciprocamente in questo atteggiamento.
Kjartan e i suoi tirarono in secco la nave, la scaricarono e cominciarono a vendere le loro merci.
Il re Olaf, che si trovava allora nella città di Trondheim, fu informato dell’arrivo della nave e della presenza di uomini stimati e di nobile famiglia.
Un bel giorno d’autunno la gente usciva dalla città per andare a fare il bagno nel fiume Nid. Kjartan, vedendo ciò, propose ai suoi compagni di andare anche loro a farsi una nuotata . I compagni furono d’accordo.
C’era un uomo della città che superava tutti nel nuoto e Kjartan chiese a Bolli se non volesse sfidarlo. Bolli rispose che non credeva di potercela fare. “Che cosa ti succede?” si stupì Kjartan “ Ci proverò io, allora.”
Bolli rispose “Fa’ come credi meglio.”
Kjartan si tuffò nel fiume e, direttosi verso quell’uomo, che sembrava essere il miglior nuotatore, lo afferrò e lo tenne un bel momento sott’acqua prima di lasciarlo riemergere. Erano appena ritornati alla superficie quando l’uomo a sua volta afferrò Kjartan e lo trascinò sott’acqua per un momento che a Kjartan sembrò piuttosto lungo. Poi riemersero, ma non si scambiarono alcuna parola. Si immersero una terza volta e rimasero sott’acqua molto più a lungo di prima.
Kjartan cominciava a preoccuparsi di come sarebbe andato a finire questo gioco ed era inquieto perché gli pareva di non essersi mai trovato prima in una situazione altrettanto difficile. Alla fine riemersero e nuotarono verso riva.
Giunti a riva, il Norvegese gli domandò: “Chi sei?.”
Kjartan gli disse il suo nome.
"Sei un buon nuotatore” osservò il Norvegese” Sei altrettanto abile negli altri sport?.”
Kjartan fece una pausa e rispose:” Quando ero in Islanda dicevano che ero molto bravo anche negli altri sport. Ma non mi sembra che qui ciò abbia molta importanza.”
"Tutto dipende dal livello dei tuoi avversari"replicò il Norvegese Perché non mi domandi chi sono io?.”
"Non mi interessa” rispose Kjartan.
Il Norvegese disse allora:” Non sei solo sportivo, ma anche arrogante. Eppure, desidero che tu sappia chi sono io e con chi tu hai gareggiato nel nuoto. Sono il re Olaf Tryggvason.”
Kjartan non rispose e si allontanò. Indossava una tunica scarlatta, senza mantello. Il re, che si era quasi completalmente rivestito, lo richiamò e lo invitò a non andarsene così in fretta. Kjartan si voltò indietro lentamente.
Il re si tolse il suo bel mantello e lo diede a Kjartan dicendogli che non doveva tornare dai suoi compagni senza mantello. Kjartan ringraziò il re del dono, e, tornato dai suoi, mostrò loro il mantello. Essi non furono molto soddisfatti di ciò che era accaduto, perché ritenevano che Kjartan, accettando il dono, si fosse troppo impegnato nei confronti del re. Non accadde in seguito null’altro di notevole.
Durante l’autunno il tempo peggiorò e ci fu freddo e gelo. I pagani non si stupivano che il clima fosse così cattivo “È colpa delle novità portate dal re e di questa nuova fede che ha irritato gli dei": dicevano.
Gli Islandesi rimasero tutti insieme in città quell’autunno e Kjartan era uno dei loro capi. Quando il tempo migliorò un po’ una gran folla si radunò in città su ordine del re Olaf. Molti abitanti di Trondheim avevano accettato il cristianesimo, ma la maggioranza era ancora contraria alla nuova religione.
Un giorno il re tenne un’assemblea fuori città presso le isole e predicò la fede cristiana alla folla con un lungo ed eloquente discorso. La moltitudine reagì male e minacciò di ribellarsi al re. Questi li invitò allora a tener presente che aveva dovuto affrontare pericoli ben più gravi che quello di dover sedare una rivolta della popolazione di Trondheim. Sentendo ciò i cittadini si persero d’animo e riconobbero l’autorità del re; molti si fecero addirittura battezzare. E cosi’ terminò quell’assemblea.
Quella stessa sera il re mandò delle spie alla dimora degli Islandesi per ascoltare di nascosto i loro propositi. Quando questi uomini giunsero alla casa dove abitavano gli Islandesi sentirono nella sala un grande vocío.
Kjartan, che aveva preso la parola, stava chiedendo a Bolli: “ Saresti tu disposto, cugino, ad accettare la fede che viene propagandata dal re?.”
"Non sono propenso ad accettarla “rispose Bolli “perché non mi sembra molto convincente.”
"Non ti è sembrato “ riprese Kjartan “ che il re abbia proferito delle minacce contro chiunque osasse resistere al suo volere?.”
"Sì“ rispose Bolli” mi è parso che il re non intendesse lasciare alcun dubbio sul fatto che tratterà con molta durezza chiunque non gli obbedisca.”
"Finché potrò stare in piedi e tenere un’arma in mano non voglio essere il servo di nessuno” proclamò Kjartan.”Mi sembrerebbe indegno lasciarmi trascinar via come un agnello dall’ovile o come una volpe presa in trappola. Se uno deve morire, è una scelta molto più nobile fare prima qualcosa di cui rimanga a lungo il ricordo.”
Bolli domandò: “ Che cosa vuoi fare?.”
"Non te lo nascondo “ rispose Kjartan “ Penso di appiccare il fuoco alla residenza del re.”
"È certo un progetto audace” replicò Bolli” ma, secondo me, non ha alcuna possibilità di successo. Il re è un uomo molto fortunato e protetto dalla sorte ed inoltre è circondato giorno e notte da guardie armate, che lo sorvegliano con attenzione.”
A questo punto Kjartan osservò che anche i più coraggiosi potevano perdersi d’animo, ma Bolli replicò che non era sicuramente a lui che si poteva fare un simile appunto. Intervennero allora molti dei presenti per dire ai due che non aveva alcun senso litigare. Dopo che gli uomini del re ebbero ascoltato questi discorsi, ritornarono dal re e glieli riferirono.
Il mattino dopo il re indisse un’assemblea, alla quale convocò, fra gli altri, tutti gli Islandesi. Dichiarata aperta la riunione, il re ringraziò tutti coloro, tra i presenti, che intendevano obbedirgli e che avevano abbracciato la nuova fede, poi chiamò da parte gli Islandesi per parlare esclusivamente con loro e domandò loro se fossero pronti ad accettare il battesimo.Di fronte allo scarso entusiasmo degli interessati, il re dichiarò allora che stavano compiendo la scelta meno vantaggiosa e subito dopo chiese:” Chi di voi voleva bruciarmi nella mia residenza?.”
Rispose Kjartan:” Tu pensi probabilmente che colui che ha avuto quest’idea non abbia il coraggio di confessarla. Ti sbagli: guardami, sono stato io.”
"Ti vedo” osservò il re “ e vedo che non manchi d’orgoglio. Ma non è destino che tu possa gloriarti sul mio cadavere e tu mi hai fornito validi motivi per impedirti di tentare di bruciare vivi altri re che desiderino insegnarti la vera fede.Tuttavia, visto che non sono sicuro della serietà delle tue intenzioni e visto che hai ammesso virilmente quanto avevi detto, non ti condannerò a morte. Può anche darsi che tu accolga con maggiore convinzione la vera fede proprio perché con maggiore ardore ti sei opposto ad essa. Posso anche immaginare che tutto l’equipaggio della nave si convertirebbe il giorno in cui tu ti facessi battezzare di tua spontanea volontà. Mi sembra anche probabile che i tuoi parenti ed amici presteranno molta attenzione a ciò che tu gli racconterai quando ritornerai in Islanda. Ho l’impressione, Kjartan, che quando tu ripartirai dalla Norvegia professerai una religione migliore di quella in cui credevi quando ci sei arrivato.Va’ ora in pace, libero di recarti dove vuoi. Non ti costringerò a diventare cristiano perché il Cristo ha detto che non desidera che nessuno sia obbligato a seguirlo con la forza.”
Le parole del re ricevettero ampia approvazione, soprattutto da parte dei cristiani presenti, mentre i pagani lasciarono a Kjartan la libertà di rispondere come meglio credesse.
Kjartan rispose in questo modo:” Ti ringraziamo, o re, di averci lasciati liberi. Perdonandoci le nostre gravi colpe nei tuoi confronti e trattandoci con benevolenza proprio nel momento in cui ci avevi in tuo pieno potere, tu hai scelto il metodo migliore per indurci alla conversione. Ma la mia adesione alla nuova fede qui in Norvegia si limiterà al fatto che non renderò omaggio a Thor l’anno prossimo quando ritornerò in Islanda.”
Il re sorrise e osservò:” Si vede dal tuo comportamento che hai più fiducia nella tua forza e nelle tue armi che non in Thor e in Odino.”
Così fu sciolta l’assemblea.
Più tardi, parecchi cortigiani insistettero presso il re affinché costringesse Kjartan ed i suoi a convertirsi, osservando che non era prudente per lui tenere intorno a sé tanti pagani, ma il re rispose con irritazione che gli sembrava che molti cristiani si comportassero in modo meno onesto e leale di Kjartan e dei suoi compagni ed aggiunse che era disposto ad aspettare anche a lungo la loro conversione.
Giunto l’inverno il re fece intraprendere numerosi lavori: fece ampliare la città e vi fece costruire una chiesa, che fu consacrata nel periodo natalizio.
Allora Kjartan disse che voleva avvicinarsi a questa chiesa per vedere quali fossero le cerimonie che celebravano i cristiani. Molti furono d’accordo e dissero che era un’ottima idea. Così un gruppo composto da Kjartan e da Bolli, dai loro compagni e da molti altri Islandesi tra cui il poeta Hallfred si recò a curiosare nei pressi della chiesa. Il re stava tenendo ai fedeli un lungo ed eloquente sermone ed i cristiani ascoltavano con attenzione ed approvazione le sue parole.
Tornati a casa, Kjartan e i suoi amici cominciarono a discutere sull’impressione che aveva fatto loro il re colla sua predica in quella festa che per i cristiani era la seconda festività più solenne dell’anno, perché “il re ha detto, come abbiamo sentito tutti, che in questa notte è nato colui nel quale noi dovremo credere d’ora in poi se accettiamo la fede che egli ci propone.”
Kjartan così parlò:” Fin dalla prima volta che ho incontrato il re ho intuito che era un uomo di straordinarie qualità e questa prima impressione è stata confermata ogni volta che l’ho visto agire in pubblico. Mai, tuttavia, egli mi ha così colpito come questa sera e sono ormai fermamente convinto che sia essenziale per il nostro bene riconoscere come vero Dio colui che ci viene proposto come tale dal re. Il suo desiderio di convertirmi non può a questo punto superare il mio ardore di ricevere il battesimo e la sola cosa che mi trattiene dal recarmi subito da lui per essere battezzato è il fatto che è ormai sera e che il re starà cenando, oltre al fatto che ci vorrà un giorno intero per battezzarci tutti.”
Bolli accolse bene queste parole e disse che avrebbe seguito l’esempio di Kjartan.
La conversazione tra Kjartan e i suoi compagni fu riferita al re prima ancora che la cena fosse terminata, perché egli aveva degli informatori in ciascuna delle case in cui erano alloggiati i pagani. Il re ne fu straordinariamente contento e osservò: “Kjartan ha provato l’esattezza del proverbio secondo cui i giorni festivi sono i più fortunati.”
Il giorno dopo, di primo mattino, mentre il re si recava in chiesa, Kjartan gli si fece incontro per strada con numerosi compagni, lo salutò con grande cortesia e lo informò che aveva qualcosa di molto importante da comunicargli. Il re rispose gentilmente al saluto, disse a Kjartan che era al corrente del suo desiderio ed aggiunse: “ Vedrai che sarà subito soddisfatto.”
Kjartan lo sollecitò a far portare subito dell’acqua e precisò che ce ne sarebbe voluta molta. Il re, sorridendo rispose:"Va bene, Kjartan, non litigheremo certo per questo, anche se è stato difficile indurti a questa decisione.”
Poi Kjartan e Bolli furono battezzati, e con loro tutto il loro equipaggio, nonché numerosi altri Islandesi. Era il giorno dopo Natale, prima della messa. Poi il re invitò Kjartan e suo cugino Bolli al pranzo di Natale. I più affermano che fu proprio quel giorno che Kjartan, dopo aver rivestito la tunica bianca dei battezzati, giurò fedeltà al re, così come fece anche Bolli. Solo Hallfred non fu battezzato quel giorno, perché egli pretese che il re stesso gli fungesse da padrino ed il re disse che sarebbe stato disponibile il giorno successivo.
Kjartan e Bolli rimasero con il re Olaf per tutto il resto dell’inverno. Il re stimava Kjartan più di qualsiasi altro per il suo lignaggio e per il suo valore e si racconta che questi era così amato che nessuno lo invidiava per la sua posizione alla corte. Tutti erano concordi nel ritenere che nessun uomo pari a Kjartan fosse mai giunto dall’Islanda.
Bolli era anche lui un uomo di valore ed era molto stimato dalla gente per bene.
Trascorse così l’inverno e, giunta la primavera, coloro che intendevano compiere viaggi cominciarono a prepararsi.
41
Ostaggi in Norvegia
Kalf Asgeirsson si recò da Kjartan per domandargli che cosa intendesse fare durante l’estate.
Kjartan rispose: “Vorrei salpare per l’Inghilterra, visto che quel paese è diventato uno dei centri commerciali più interessanti per i cristiani, ma prima di prendere una decisione a questo riguardo vorrei parlarne con il re che non mi è sembrato molto ben disposto a lasciarmi partire quando ne abbiamo discusso in primavera.”
Kalf allora se ne andò per conto suo e Kjartan chiese udienza al re, che lo accolse amichevolmente. Dopo averlo affettuosamente salutato, il re gli chiese quali fossero i progetti suoi e dei suoi compagni. Kjartan gli spiegò quali fossero le loro intenzioni e gli chiese di autorizzarlo a compiere il viaggio.
Il re rispose: “ Ti lascerò partire solo se tu, quest’estate, ti recherai in Islanda e cercherai di convertire gli Islandesi al cristianesimo con la persuasione o con la forza. Ma se ciò ti pare troppo rischioso, non ti permetterò di salpare per altre destinazioni perché mi sembri più adatto a servire i principi che a fare il mercante.”
Kjartan preferì restare con il re, piuttosto che recarsi in Islanda a predicare la fede cattolica. Dichiarò infatti che non voleva entrare in conflitto con i suoi parenti ed amici ed aggiunse :"È assai probabile che mio padre e gli altri notabili apparentati con la mia famiglia si conformino più facilmente alla tua volontà se vedranno che tu mi trattieni qui come ostaggio pur trattandomi con grande onore.”
"È un consiglio nobile e accorto” osservò il re.
Il re fece dono a Kjartan di un completo di abiti nuovi di colore scarlatto, che gli andavano molto bene, perché si diceva che il re Olaf e Kjartan avessero le stesse misure.
Olaf inviò in Islanda il suo cappellano Thangbrand, il quale, giunto con la nave ad Alftafjörd, trascorse l’inverno ospite di Hall di Sida, presso il fiume Thvatt, dove promosse la nuova religione ora con bei discorsi ora con crudeli iniziative.
Fece infatti uccidere due dei più accaniti oppositori della nuova fede. In primavera Hall si convertì e fu battezzato la vigilia di Pasqua con tutta la sua famiglia. Anche Gissur il bianco, Halti Skeggjason e molti altri notabili si fecero battezzare. Ma la maggioranza degli isolani non volle convertirsi e presto sorse una profonda ostilità fra cristiani e pagani.
Alcuni notabili organizzarono una congiura per uccidere Thangbrand e coloro che lo sostenevano. Di fronte a questa minaccia Thangbrand ritornò in Norvegia e, chiesta udienza al re, gli raccontò gli avvenimenti della sua missione e si disse convinto che il cristianesimo non avrebbe mai preso piede in Islanda. Il re si infuriò terribilmente e dichiarò che molti Islandesi avrebbero subito le conseguenze della sua ira se non fossero tornati spontaneamente a più miti consigli.
Quella stessa estate l’Althing condannò Hjalti Skeggjason all’esilio in seguito ad un’accusa di bestemmia mossa contro di lui da Runolf Ulfsson, uno dei maggiori notabili islandesi, che abitava ad Eyjafell nella regione detta delle Valli.
Durante l’estate Gissur lasciò l’Islanda insieme con Hjalti ed i due si diressero in Norvegia, dove chiesero subito udienza al re.
Il re li accolse cordialmente e li lodò per il loro comportamento, poi li invitò a restare con lui ed essi accettarono.
Nel frattempo Sverting, figlio di Runolf delle Valli, il quale aveva trascorso l’inverno in Norvegia ed intendeva salpare per l’Islanda durante l’estate, aveva fatto equipaggiare e mettere in acqua la sua nave ed attendeva il vento propizio. Il re gli negò l’autorizzazione a salpare, perché aveva ordinato che nessuna nave facesse rotta per l’Islanda quell’estate.
Sverting si recò dal re per discutere con lui e convincerlo a lasciarlo partire e disse che era molto importante per lui che la nave non fosse scaricata.
Il re gli rispose con irritazione:” A me sta bene invece che il figlio di un idolatra sia costretto a stare là dove non vuole.”
Così Sverting non potè salpare.
L’inverno trascorse senza novità degne di nota.
L’estate successiva il re mandò in Islanda Gissur il bianco e Hjalti Skeggjason con la missione di predicare di nuovo il cristianesimo e trattenne in Norvegia come ostaggi quattro islandesi: Kjartan, figlio di Olaf, Halldor, figlio di Gudmund il ricco, Kolbein, figlio di Thord, il sacerdote di Frey, e Sverting, figlio di Runolf delle Valli.
Bolli, invece, partì con Gissur e Hjalti.
Prima della partenza, Bolli andò a trovare suo cugino Kjartan e gli disse: “Anche se sono ormai pronto a partire, ti aspetterei volentieri ancora un anno se pensassi che l’anno prossimo tu potrai andartene di qui. Tuttavia, da un lato mi sembra che il re non abbia nessuna intenzione di lasciarti partire e, dall’altro, mi pare che tu ti dia poco pensiero dei piaceri che può offrirti l’Islanda mentre stai qui a corteggiare Ingibjörg, la sorella del re.”
Ingjbjörg si trovava in quel periodo alla corte del re Olaf ed era una delle fanciulle più graziose di tutta la Norvegia.
Kjartan rispose:” Non c’è bisogno che tu parli di queste cose. quando sarai ritornato in Islanda. Porta invece i miei saluti ai parenti ed agli amici”.
42
Il ritorno di Bolli
Con queste parole Kjartan e Bolli si separarono.
Gissur e Hjalti, salpati dalla Norvegia, giunsero dopo una buona navigazione alle isole Vestmann, in tempo per partecipare all’assemblea annuale. Perciò passarono dalle isole alla terraferma, dove ebbero una serie di incontri e di colloqui con i loro parenti ed amici. In seguito si recarono all’assemblea e ,in quella sede, predicarono al popolo la fede cristiana con lunghi ed eloquenti discorsi. Tutto il popolo islandese si convertì allora al cristianesimo.
Conclusasi l’assemblea, Bolli ritornò a Hjardarholt con suo zio Olaf,che lo aveva accolto con grande affetto. Dopo aver trascorso un breve periodo a casa dello zio, Bolli fece una gita a Laugar, dove fu ricevuto con cordialità. Gudrun si informò accuratamente dei suoi viaggi e poi gli chiese notizie di Kjartan.
Bolli rispose volentieri a tutte le domande di Gudrun. Disse che non c’era nulla di speciale da raccontare dei suoi viaggi, ma che, per quanto riguardava Kjartan,” ci sono eccellenti notizie di lui, visto che si trova presso la corte del re Olaf ed è stimato da costui più di qualsiasi altro, cosicché non sarei sorpreso se non lo si vedesse, qui in Islanda, neppure l’anno prossimo.”
Gudrun domandò allora se qualcos’altro lo trattenesse in Norvegia oltre l’amicizia del re. A questo punto Bolli le raccontò le voci che correvano su una relazione di Kjartan con Ingibjörg, la sorella del re, ed aggiunse che, a suo parere, il re avrebbe preferito dare in moglie la sorella a Kjartan piuttosto che lasciarlo partire.
Gudrun osservò che era una bella notizia “ perché solo una buona moglie manca alla perfezione di Kjartan"e, lasciato cadere il discorso, si allontanò in fretta dopo essere diventata tutta rossa in volto. Ma le altre persone presenti dubitarono molto che ciò che aveva detto corrispondesse ai suoi veri sentimenti.
Bolli trascorse l’estate a Hjardarholt. I suoi viaggi lo avevano reso famoso e tutta la parentela era molto orgogliosa del suo valore. Bolli aveva inoltre portato con sé dall’estero molte ricchezze. Spesso si recava a Laugar e conversava a lungo con Gudrun.
Una volta Bolli domandò a Gudrun che cosa avrebbe risposto se l’avesse chiesta in moglie.
Gudrun rispose in fretta:” Il problema non si pone nemmeno, Bolli. Non sposerò nessun altro uomo finché saprò che Kjartan è vivo.”
Bolli replicò:” Se intendi aspettare il ritorno di Kjartan, allora temo che dovrai restare nubile ancora parecchi anni. Avrebbe potuto affidarmi un messaggio per te, se veramente tu gli fossi stata a cuore.”
Si scambiarono ancora alcune parole, ma ciascuno rimase della propria opinione. Poi Bolli tornò a casa.
43
Il matrimonio di Bolli con Gudrun
Qualche tempo dopo Bolli, conversando con suo zio Olaf, gli disse: “Caro zio, sto cominciando a pensare che sarebbe bello sistemarmi e prendere moglie. Mi sembra di avere ormai raggiunto la piena maturità. Mi piacerebbe a questo fine avere il tuo completo appoggio, con le parole e con i fatti, perché qui sei grandemente stimato da tutti.”
Olaf gli rispose: “Non vi è quasi nessuna donna che non riterrebbe di fare un ottimo matrimonio sposando te. Ma sospetto che tu non mi avresti parlato di ciò se non avessi già scelto.”
Bolli replicò: “Non andrò a cercar moglie fuori dalla nostra regione, visto che già qui nei dintorni abbiamo ottime possibilità di scelta. Intendo chiedere in sposa Gudrun, la figlia di Osvif. È una donna che gode di ottima reputazione.”
Olaf osservò: “Questo è un problema di cui non vorrei proprio occuparmi. Tu sai bene quanto me, Bolli, che si è molto parlato di un amore tra Kjartan e Gudrun. Però, se tu sei veramente innamorato, io non mi opporrò alle tue intenzioni, purché tu riesca a metterti d’accordo con Osvif. Ma, soprattutto, hai avuto occasione di parlarne con Gudrun?”
Bolli rispose che aveva potuto parlargliene una sola volta e che Gudrun non aveva dimostrato molto interesse, ma aggiunse: “Penso che, su questo punto, l’ultima parola spetterà a Osvif.”
Olaf lo autorizzò allora a fare come credesse meglio.
Passato un po’ di tempo, Bolli si mise in cammino con i figli di Olaf, Halldor e Steinthor, e con altri compagni, dodici in tutto. Si diressero, a cavallo, verso Laugar, dove Osvif e i suoi figli li accolsero con cortesia. Bolli, ottenuto un colloquio privato con Osvif, gli chiese la mano di sua figlia Gudrun.
Osvif gli rispose: “Come tu sai, Bolli, Gudrun è vedova e non è quindi più sottoposta alla mia tutela. Ma io insisterò in tuo favore presso di lei.”
Osvif si recò poi da sua figlia Gudrun e la informò che era giunto in visita Bolli Thorleiksson “il quale ti ha chiesto in sposa. Tocca a te decidere, ma io posso fin d’ora indicarti che cosa penso: non respingerei Bolli se fossi io a decidere del tuo matrimonio.”
“Sei troppo precipitoso, padre” replicò Gudrun “Bolli mi ha già accennato una volta delle sue intenzioni ed io ho tentato di dissuaderlo. Sappi che non ho cambiato idea.”
Osvif osservò “Molti direbbero che tu parli più con orgoglio che con saggezza quando rifiuti un uomo come Bolli. Ricordati però che io continuerò a consigliarvi, figli miei, in tutte le cose in cui riesco ancora a vedere più lontano di voi.”
Visto l’atteggiamento assai fermo assunto da Osvif, Gudrun non respinse formalmente la proposta, nonostante tutta la sua riluttanza ad accettarla. Anche i suoi fratelli insistevano molto perché ritenevano assai conveniente una parentela con Bolli. Il risultato finale fu che si giunse al fidanzamento e che ci si accordò per celebrare le nozze al solstizio d’inverno.
Bolli ritornò a Hjardarholt e riferì a Olaf quanto era stato convenuto. Olaf non ne fu per nulla entusiasta.
Bolli si trattenne a casa finché fu giunto il momento di recarsi alle nozze.Invitò anche Olaf, che accettò l’invito sebbene di controvoglia. Il matrimonio si svolse a Laugar con grande sfarzo. Bolli rimase a Laugar durante tutto l’inverno, ma Gudrun non si dimostrò particolarmente calorosa nei suoi confronti.
Giunta l’estate ripresero le comunicazioni marittime e così si diffuse in Norvegia la notizia che tutta l’ Islanda si era convertita al cristianesimo. Il re Olaf ne fu straordinariamente contento e restituì la libertà di movimento a tutti coloro che aveva trattenuto in ostaggio, autorizzandoli a partire per l’Islanda o per qualsiasi altro paese desiderassero.
Kjartan, esprimendosi come portavoce di tutti gli ostaggi, ringraziò calorosamente il re e gli comunicò che era loro intenzione recarsi in Islanda.
Olaf rispose:” Non revocherò la mia decisione, Kjartan, ma desidero precisare che essa era destinata più agli altri che a te, perché io ti ho sempre considerato più un ospite che un ostaggio. Sarei lieto se tu decidessi di non tornare in Islanda, sebbene tu abbia colà una vasta ed importante parentela, visto che potresti ottenere in Norvegia cariche ben più prestigiose di quelle a cui potrai mai ambire in Islanda.”
Replicò Kjartan: “Possa il Signore ricompensarvi per tutti gli onori che mi avete concesso da quando sono giunto nel vostro regno. Ma spero che lascerete anche a me la libertà di partire così come la lasciate agli altri miei compatrioti che avete trattenuto qui per un certo tempo.”
Il re acconsentì, ma volle aggiungere che gli sarebbe stato difficile trovare, al di fuori della cerchia dei grandi signori, un uomo comparabile a Kjartan.
L’estate precedente era giunto in Norvegia dall’Inghilterra con la nave di cui era comproprietario Kjartan e con molte merci Kalf Asgeirsson, che aveva svernato nel paese. Dopo che Kjartan ebbe ottenuto il permesso di partire per l’Islanda, i due si prepararono a salpare.
Quando la nave fu pronta a salpare Kjartan si recò in visita da Ingibjörg, la sorella del re. Ella lo accolse con cortesia, lo fece sedere accanto a sé e cominciò a conversare con lui. Kjartan la informò che si accingeva a partire per l’Islanda.
Allora ella gli disse: “Ho il sospetto che tu abbia deciso di tua propria iniziativa di lasciare la Norvegia per l’Islanda anche se lasci credere che siano stati altri a convincerti.”
Dopo di ciò la conversazione fu molto breve. Ingjbiörg prese uno scrigno che aveva accanto a sé e ne tirò fuori un diadema bianco, ricamato in oro, che diede a Kjartan dicendogli che sarebbe stata un bel regalo per Gudrun, la figlia di Osvif, ed aggiungendo: “Voglio che tu glielo offra come regalo di nozze, affinché le donne d’Islanda capiscano chi era la ragazza che tu corteggiavi in Norvegia.”
Il diadema era contenuto in una borsa di velluto ed era un oggetto di grande pregio.
"Non ti accompagnerò al porto” disse Ingibjörg “Fa’ buon viaggio. Addio.”
Kjartan si alzò e l’abbracciò. È opinione comune che essi si lasciassero con grande tristezza.
Kjartan si recò poi a salutare il re e ad informarlo della sua imminente partenza. Olaf ed una grande folla lo accompagnarono fino alla nave, che era ormeggiata presso il molo con la passerella ancora a terra.
Allora il re esclamò :” Eccoti una spada, Kartjan, che io desidero offrirti come dono d’addio. Tienila sempre cinta al tuo fianco perché sono convinto che nessuno riuscirà mai a colpirti finché l’avrai con te.”
Era un oggetto di gran pregio e riccamente ornato.
Kjartan ringraziò il re con belle parole per tutti gli onori e i privilegi che gli aveva concesso durante il suo soggiorno in Norvegia.
Il re lo esortò ancora a rimanere fedele alla nuova religione che aveva abbracciato.
Dopo di ciò si separarono con profonde manifestazioni d’affetto e Kjartan salì sulla nave.
Il re lo guardò montare a bordo e mormorò:” Un duro destino attende Kjartan e la sua stirpe, ma nessuno può sfuggire alla propria sorte.”
44
Il ritorno di Kjartan
Kjartan e Kalf salparono verso. il largo. La navigazione si svolse senza problemi e la nave raggiunse rapidamente l’estuario del Fiume Bianco nel fiordo di Borg. La notizia dell’arrivo di Kjartan si sparse in un baleno. Suo padre Olaf e gli altri parenti, venuti a conoscenza del suo ritorno, se ne rallegrarono grandemente. Olaf, montato subito a cavallo, si diresse dalle Valli verso il fiordo di Borg. L’incontro del padre con il figlio fu pieno di gioia. Olaf si dichiarò pronto ad ospitare insieme a Kjartan tutti i compagni che avesse voluto portare con sé. Kjartan lo ringraziò e disse che gli faceva enorme piacere stare presso suo padre. In seguito Olaf ritornò a Hjardarholt, mentre Kjartan trascorse l’estate occupandosi della nave e del suo carico di mercanzie. Udì parlare del matrimonio di Gudrun e non lasciò trasparire alcun segno d’emozione, sebbene molti si fossero preoccupati di come avrebbe reagito a tale avvenimento.
Thurid, la sorella di Kjartan, giunse in visita alla nave con suo marito Gudmund Sölmundarsson e fu accolta da Kjartan con cortesia. Anche Asgeir Testacalda venne a trovare il figlio Kalf, accompagnato da sua figlia Hrefna., che era una fanciulla deliziosa.
Kjartan invitò la sorella a scegliere, fra le merci, la cosa che preferisse e Kalf fece lo stesso con Hrefna. Aprì una grande cesta e disse alle donne di guardare le merci che v’erano dentro.
Ad un certo punto si levò un’improvvisa raffica di vento e Kjartan e Kalf corsero ad assicurare gli ormeggi. Quando ebbero finito ritornarono alle capanne che fungevano da magazzini. Kalf entrò per primo. Thurid e Hrefna avevano già tirato fuori dalla cesta quasi tutti gli oggetti che vi si trovavano. A quel punto Hrefna estrasse il diadema e cominciò a srotolarlo. Le due donne si lasciarono sfuggire un grido d’ammirazione:era splendido. Hrefna disse che voleva provarlo. Thurid trovò che era una buona idea e così Hrefna si mise in capo il diadema. Kalf la vide e le disse di togliersi subito il diadema perché c’era stato un errore:quello era l’unico oggetto che non fosse di proprietà comune, sua e di Kjartan.
Mentre stava dicendo questo entrò Kjartan e, avendolo sentito, lo interruppe subito dicendo che la cosa non aveva importanza. Hrefna rimase perciò seduta tenendo in capo il diadema.
Kjartan la osservò attentamente ed esclamò: “Questo diadema ti sta a meraviglia, Hrefna. Mi sembra che la cosa più desiderabile per me sarebbe di possedere insieme il gioiello e la fanciulla che lo porta.”
Rispose Hrefna: “Dicono che tu non abbia fretta di sposarti, ma è certo che nessuna donna rifiuterebbe una tua proposta.”
Kjartan replicò che non gli importava molto sposare una donna oppure un’altra, ma che non era disposto ad un lungo corteggiamento. Ed aggiunse: “Come questo diadema si adatta bene a te, così mi pare che tu saresti ben adatta a me come moglie.”
Hrefna si tolse il diadema e lo restituì a Kjartan, che lo rimise nella cesta.
Gudmund e Thurid invitarono Kjartan a soggiornare presso di loro e la loro famiglia, nel nord, durante l’inverno.
Kjartan promise che avrebbe reso loro visita. Kalf Asgeirsson partì per il nord con suo padre e lui e Kjartan sciolsero la loro società, ripartendosi gli utili in un’atmosfera di concordia e di amicizia.
Poi Kjartan lasciò la nave e cavalcò verso ovest, in direzione delle Valli, con undici compagni. Giunto a Hjardarholt fu accolto da tutti con grande affetto. Durante l’autunno fece scaricare dalla nave e trasportare ad ovest le merci che gli erano rimaste Trascorse l’ inverno a Hjardarholt con i suoi compagni.
Olaf e Osvif conservavano la vecchia abitudine di incontrarsi durante l’autunno. Un anno era il primo che invitava il secondo a casa sua, l’anno successivo viceversa. Quell’anno l’incontro doveva svolgersi a Laugar, dove Osvif avrebbe ospitato Olaf e la gente di Hjardarholt.
In quell’occasione Gudrun rimproverò a Bolli di non averle detto l’intera verità sul ritorno di Kjartan. Bolli si difese dicendo di averle raccontato ciò che credeva essere la verità. Gudrun non ebbe molto da replicare a questo riguardo, ma apparve evidente che era di cattivo umore e la maggior parte della gente era convinta che ella fosse ancora innamoratissima di Kjartan, sebbene cercasse di nascondere i propri sentimenti.
Trascorse il tempo e giunse il momento della festa d’autunno a Laugar. Olaf si preparò alla partenza e pregò Kjartan di accompagnarlo. Kjartan rispose che qualcuno doveva pur rimanere a casa ed occuparsi della fattoria, ma Olaf gli fece presente che non era bene essere scortesi con i propri parenti. “Ricordati Kjartan che nessuno ti è mai stato più caro di tuo cugino Bolli” gli disse “ e che io desidero che tu venga con me. Vedrai che, voi cugini, vi riconcilierete subito non appena vi incontrerete.”
Kjartan fece come suo padre gli aveva chiesto. Tirò fuori l’abito di colore scarlatto di cui gli aveva fatto dono il re Olaf in occasione della sua partenza e si abbigliò lussuosamente. Cinse al fianco la spada regalatagli dal re. Aveva in capo un elmo dorato, portava uno scudo rosso sul quale spiccava, sbalzata in oro, la Santa Croce e teneva in mano una lancia dalla cuspide aurea. Tutti i suoi compagni indossavano abiti di vivaci colori. Erano in tutto venti uomini. Uscirono dunque da Hjardarholt e cavalcarono fino a Laugar, dove una gran folla già li attendeva.
45
Il matrimonio di Kjartan
Bolli ed i figli di Osvif si fecero incontro ad Olaf ed ai suoi accompagnatori e diedero loro il benvenuto. Bolli si avvicinò a Kjartan e lo abbracciò e Kjartan non si sottrasse all‘abbraccio. Poi gli ospiti furono fatti entrare in casa e Bolli era pieno di cortesie per loro. Olaf ne fu molto contento, ma Kjartan rimase piuttosto freddo.
La festa si svolse bene.
Bolli possedeva alcuni cavalli che erano considerati di grandissimo pregio. Lo stallone era bello ed imponente e non era mai stato sconfitto in alcuna lotta. Era di color bianco, con le orecchie rosse ed una stella rossa sulla fronte.C’erano anche tre giumente che avevano lo stesso colore dello stallone. Bolli voleva regalarli tutti a Kjartan, ma questi rispose che non era interessato ai cavalli e rifiutò il dono, nonostante le insistenze di Olaf che lo pregava di accettarlo perché “è un magnifico regalo.”
Dopo questo rifiuto, gli ospiti si congedarono in un’atmosfera abbastanza fredda e ritornarono a Hjardarholt, dove non accadde in seguito nulla che fosse degno di nota.
Festeggiato il Natale, Kjartan e i suoi undici compagni si prepararono a partire per un viaggio nelle regioni settentrionali. Cavalcarono in quella direzione finché giunsero al Capo di Asbjorn nella Valle di Vidi, dove Kjartan fu accolto con grande calore ed affetto. La casa era imponente. Hall, figlio di Gudmund, aveva allora vent’anni e voleva molto bene ai suoi parenti della Valle dei salmoni. È stato unanimemente tramandato che non c’era uomo più valente in tutti i fiordi del Nord.
Hall accolse suo zio Kjartan con grande affetto. Furono subito organizzati giochi e gare sportive e la gente affluiva ad Asbjarnarnes da tutte le località dei dintorni, dalle zone ad ovest del Midfjörd, dal Vatnsnes e dalla Vatnsdal e persino dalla lontana Langadal. Si raccolse così una grande folla e tutti osservavano come Kjartan eccellesse per qualità fra tutti gli altri.
Cominciarono le gare, che erano dirette da Hall. Questi invitò Kjartan a partecipare dicendogli: “Ci piacerebbe, caro zio, che tu ci mostrassi le tue doti sportive.”
Kjartan rispose: “Non ho fatto molto allenamento in questi ultimi tempi, perché alla corte del re Olaf dovevamo occuparci di altre cose, ma, per questa volta, non voglio rifiutare il tuo invito.”
Kjartan si preparò quindi alla competizione e, nelle gare di lotta, gli furono opposti gli uomini che erano considerati i più forti lottatori. Gli incontri durarono tutto il giorno, ma nessuno riuscì a superare Kjartan, che si dimostrò il più robusto e il più agile di tutti.
La sera, quando terminarono le gare, Hall Gudmundsson si alzò e disse: “Mio padre desidera invitare tutti coloro che hanno compiuto un lungo cammino per venire fin qui a trascorrere la notte in casa nostra per continuare le gare domani mattina.”
L’invito fu ritenuto molto generoso e fu accolto da un fragoroso applauso.
Anche Kalf Asgeirsson, grande amico di Kjartan e dei suoi, partecipava alla festa. Era accompagnato dalla sorella Hrefna, che aveva indossato per l’occasione i suoi abiti più lussuosi. In totale oltre 120 persone trascorsero la notte nella fattoria.
Il mattino seguente i giochi ricominciarono, ma Kjartan questa volta si sedette e fece da spettatore. Sua sorella Thurid gli si avvicinò e gli disse:” Mi hanno detto, fratello, che tu hai condotto una vita assai ritirata durante l’inverno e la gente mormora che tu sei ancora innamorato di Gudrun. Pensano questo perché hanno visto che i tuoi rapporti con tuo cugino Bolli si sono molto raffreddati, nonostante l’affetto che c’era sempre stato fra voi. Faresti bene a non pensarci più e a non portare rancore a tuo cugino perché ha fatto un buon matrimonio. Mi pare che sarebbe bene per te sposarti, come avevi accennato la scorsa estate, e, anche se Hrefna non è proprio alla tua altezza, pensa che una donna come la vorresti tu non riuscirai a trovarla in tutta l’ Islanda. Suo padre Asgeir è un uomo stimato e di nobile famiglia. Inoltre può offrire alle figlie una ricca dote, tant’è vero che la sorella di Hrefna è riuscita a fare un buon matrimonio Tu stesso mi hai detto che Kalf Asgeirsson è un uomo di grandi qualità. Il loro tenore di vita è molto elevato. Sarei lieta che tu parlassi con Hrefna. Vedrai - ne sono convinta - che non è solo bella, ma anche intelligente.”
Kjartan accolse bene la proposta e disse che la sorella aveva parlato in modo ragionevole. Fu quindi organizzato un incontro con Hrefna e i due conversarono insieme per tutta la giornata. La sera Thurid domandò a Kjartan che impressione gli avesse fatto Hrefna. Egli rispose che ne era stato favorevolmente impressionato e che, per quanto gli era stato possibile vedere, la ragazza gli era sembrata eccellente sotto tutti gli aspetti.
Il giorno dopo furono inviati messaggeri ad Asgeir per invitarlo a venire ad Asbjarnarnes. Quando Asgeir giunse, Kjartan andò subito al sodo e gli chiese formalmente la mano di sua figlia Hrefna. Asgeir diede subito il suo consenso, perché era un uomo accorto e si rendeva ben conto di quanto fosse vantaggiosa per lui questa proposta di matrimonio.
Anche Kalf fu entusiasta della proposta: “Non baderò a spese perché sia una splendida cerimonia.”
Hrefna, da parte sua, non rifiutò e pregò il padre di decidere per lei. Il contratto matrimoniale fu definito in tutti i suoi dettagli e confermato dai testimoni.
Kjartan volle che le nozze avessero luogo a Hjardarholt. Poiché Asgeir e Kalf non sollevarono alcuna obiezione, fu deciso che il matrimonio si celebrasse a Hjardarholt nella quinta settimana d’estate.
Fatto questo, Kjartan ritornò a casa, carico di doni. Olaf fu molto contento di ciò che era avvenuto perché Kjartan era ora assai più sereno di quanto non fosse prima della sua partenza da casa.
Kjartan mangiò di magro durante la Quaresima e fu, a quanto si dice, il primo a praticare l’astinenza quaresimale in Islanda. La gente era così stupita nel sentire che Kjartan si asteneva per un così lungo periodo dal consumare carne che veniva da lontano per osservare questo fenomeno. Sotto questo aspetto, come sotto tutti gli altri aspetti, Kjartan primeggiava sugli altri.
Celebrata la Pasqua, Kjartan e Olaf fecero grandi preparativi Il giorno prefissato giunsero dal nord Asgeir e Kalf, Gudmund e Hall ed i loro seguiti: in tutto sessanta uomini. Molti altri ospiti, invitati da Kjartan, erano già presenti.
Fu una gran festa che durò un’ intera settimana.
Kjartan donò a Hrefna il diadema come regalo di nozze e ciò provocò una grande eccitazione perché nessuno in Islanda aveva mai visto né posseduto un tale gioiello. Stando alle testimonianze di persone bene informate otto once di filo d’oro erano state impiegate per ricamare il diadema.
Kjartan si mostrò estremamente cordiale durante la festa, conversò con ciascuno dei convitati e raccontò a tutti la storia dei suoi viaggi. Molti si stupirono di tutte le cose interessanti che aveva da raccontare; non per nulla aveva militato a lungo sotto quel grande condottiero che era stato il re Olaf Tryggvason.
Quando la festa terminò Kjartan offrì bei doni a Gudmund, a Hall e agli altri notabili. Kjartan e suo padre trassero grande reputazione da questa festa. Kjartan e Hrefna si amavano molto.